pure da non sottovalutare, perché un’inflazione bassa è un fattore che dà maggiori certezze sul piano sia dei consumi sia degli investimenti e che quindi aiuta nel tempo la crescita economica. La forza del franco contribuisce al contenimento dell’inflazione elvetica. Questo è il vantaggio della moneta forte, che si contrappone allo svantaggio che pure questa ha. Se da una parte avere un super franco crea in effetti alcuni ostacoli in più alle esportazioni svizzere, che con questo effetto valutario sono di fatto più care (ecco lo svantaggio), dall’altra parte la forza moneta rende meno care le importazioni e dà un contributo di rilievo alla stabilità dei prezzi. La Banca nazionale svizzera tende a frenare il franco per evitare che l’export elvetico abbia troppi ostacoli, ciò si può comprendere, d’altro canto occorre considerare anche il vantaggio sull’import. Questione di equilibri. Conti pubblici La Svizzera è messa bene anche sul versante dei conti pubblici. Il suo indebitamento pubblico rimane tra i più bassi. Secondo le stime dell’ottobre scorso dell’FMI, l’Eurozona ha un rapporto debito pubblico/PIL dell’88% per il 2024, che potrebbe salire di poco, all’89%, nel 2029. Gli Stati Uniti sono messi ben peggio, rispettivamente al 121% ed al 131%. La Cina è al 90% per il 2024, ma era al 60% cinque anni prima e potrebbe essere al 111% nel 2029. Con il suo 62% per il 2024, che potrebbe diventare 57% nel 2029, la Germania contribuisce parecchio al contenimento del debito nell’Eurozona; ma anche l’Olanda è tra i Paesi dell’area che frenano l’indebitamento, con il 44% del 2024 che potrebbe salire, ma solo sino al 49%, nel 2029. Il contributo positivo viene anche, nell’Unione Europea, dalla Danimarca, con i suoi 28% nel 2024 e 27% nel 2029, e dalla Svezia, con i suoi 36% e 31% rispettivamente. Italia e Francia, tra gli altri, rimangono invece a livelli elevati di indebitamento pubblico. Tra i Paesi, prevalentemente del Nord Europa, che danno il loro contributo positivo fuori dall’UE c’è la Norvegia, che ha un 42% per il 2024 e un 40% previsto per il 2029. E all’esterno dell’Unione europea sul versante positivo c’è da molto tempo anche la Svizzera, che con le sue norme sul freno all’indebitamento pubblico sta riuscendo ancora una volta a contenere molto il debito. La Confederazione elvetica secondo l’FMI era al 39% nel 2019, al 31% nel 2024 e potrebbe essere al 27% nel 2029. Rigore Nel mondo ci sono molte posizioni critiche nei confronti del rigore nei conti pubblici. Molti affermano che i Paesi che lo praticano hanno una crescita economica inferiore rispetto a quelli che sono più flessibili sul bilancio. Se si adotta un’ottica di lungo periodo, non è così. Nel lungo termine, infatti, i Paesi rigorosi possono contare su una crescita economica più solida (magari con picchi non così alti ma al tempo stesso con cadute decisamente minori). È importante poter indirizzare risorse alla crescita economica e non al pagamento di ingenti interessi sul debito. La Svizzera è una delle maggiori dimostrazioni di questa realtà, con il suo basso indebitamento e la sua buona crescita economica media. Quanto alla Germania, altro Paese del rigore, le sue attuali difficoltà economiche vengono dopo molti anni di crescita solida, in cui pure c’era il freno al debito. Ne deriva dunque che le sue battute d’arresto non sono dovute principalmente a quest’ultimo, bensì soprattutto a fattori geopolitici esterni, in particolare alla forte riduzione delle relazioni con la Russia ed al contemporaneo ridimensionamento di quelle con la Cina. La Rivista Elvetiche L’indebitamento pubblico svizzero rimane tra i più bassi in assoluto La Rivista · Ottobre-Dicembre 2024 13
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