La Rivista

La Rivista Musica e spettacoli Giulio Mariani, conosciuto come Jude & Frank, era un avvocato prima di diventare DJ. L'artista romano è attivo nella scena della house music da diversi anni e ha collaborato anche con Jovanotti per il Jova Beach Party. La Rivista ha avuto l'opportunità di dialogare con lui durante il Festival Stars of Sounds a Morat, lo scorso mese di luglio. "AMO GLI ELEMENTI ETNICI" Intevista: Luca D'Alessandro | Foto: Oscar Spataro Giulio Mariani, il marchio "Jude & Frank" è stato creato da due persone. In altre parole: inizialmente eravate in due. Il progetto Jude & Frank è iniziato come un duo. Tuttavia, nel 2016, mentre io lavoravo come avvocato e il mio collega Franco Primiero, in arte Frank, era impiegato in un'azienda, ho deciso di continuare la carriera da DJ, mentre lui ha preferito non lasciare il suo lavoro. Per mantenere il marchio ho scelto di proseguire con il nome Jude & Frank. Il significato del nome del progetto, quindi, deriva dai vostri nomi. Sì. Non ho mai cambiato il nome perché Jude & Frank era già abbastanza conosciuto nella scena della house music. Negli ultimi anni è diventato un vero e proprio brand. Com'è cambiato il tuo modo di lavorare nel corso degli anni? C'è stato uno sviluppo significativo. La cosa più importante per me è stata la costanza: costanza nel lavoro, nel produrre musica, nel fare serate e festival in giro per il mondo. Tutto è iniziato nel 2016 e continua ancora oggi. La costanza è l'elemento fondamentale del progetto. Non ho mai cambiato sonorità; sono rimasto fedele a ciò che mi piace. Non produco mai musica solo per il mercato e ne sono contento. Quest'anno è stato particolarmente importante per la mia crescita, poiché ho chiuso accordi per tour in Sud e Nord America, che sono molto significativi per me. Prevedendo i tuoi tour oltre Atlantico, devi apportare delle modifiche per adattarti a un pubblico diverso? In realtà, il Sud America è proprio il mio pubblico. Per la prima volta, ho iniziato a costruire un rapporto più continuativo con questi paesi. Quindi, oggi mi sento molto a mio agio in quelle zone, che negli anni passati ho frequentato un po' meno, concentrandomi principalmente sull'Europa. Tornando al concetto di brand, significa che il marchio rappresenta un flusso molto ritmico e, in un certo senso, tribale. Groovy è la parola giusta. Amo gli elementi etnici, il groove e il movimento tribale. Questa è una costante nei miei brani. Da avvocato a produttore: quali sono state le motivazioni dietro questa scelta? Ho iniziato come DJ a Roma e poi ho cominciato a sperimentare con strumenti di produzione, come sequencer e computer, per evolvermi come artista. Ce l'ho fatta. Il momento decisivo è arrivato quando la mia canzone La Luna – probabilmente il mio maggior successo – è diventata mainstream a livello globale. Questo successo mi ha dato l'opportunità di dedicarmi completamente alla musica. Così, ho deciso di lasciare il mio lavoro da avvocato, dicendo al mio capo: "Vado in Brasile tra una settimana." E da quel momento è iniziata la mia avventura. La rimpiangi? Per niente! L'intelligenza artificiale sta subentrando in molti campi. In che modo influisce sul tuo lavoro? Per il momento, sto iniziando a notare un impatto significativo dell'intelligenza artificiale nel mio lavoro. La Rivista · Settembre 2024 80

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