zoni. Perché, credetemi, l’atmosfera io la conoscevo bene; e l’ho dipinta tante volte. Conosco tutti i colori, tutti i segreti dell’aria e del cielo nella loro intima natura. Oh il cielo! Ne ho dipinti di quadri! Cieli, soltanto cieli, e belle nubi. […] È con il loro cielo che mi raffiguro i paesi ove sono vissuto: Napoli, Parigi, Londra. Li ho amati tutti. Amo la vita, amo la pittura. Amo tutto ciò che ho dipinto”3. Parigi Nel 1867, all’età di 21 anni, De Nittis va a Parigi e l’anno seguente vi si stabilisce. Nel 1869 sposa la francese Léontine Lucile Gruvelle (lei ha due anni più di lui) e vanno a vivere in un appartamento a Montmartre, nella stessa via dove abiterà anche Vincent Van Gogh. Dai numerosi amici sono chiamati Peppino e Titine, come fanno anche loro stessi nelle affettuose lettere che si scrivono. Negli alti e bassi rimangono sempre una coppia molto unita. Lui ricorderà che lei gli era “stata compagna, amica, modella e moglie”4, sottolineando quante volte l’avesse dipinta, in tutte le situazioni e circostanze possibili. Insieme riescono a coronare, con determinazione e un’invidiabile energia vitale, un sogno che porterà il pittore alla celebrità e che farà delle loro dimore, prima l’appartamento di Avenue du Bois de Boulogne e poi il villino di rue Viète, tra i più vivaci e ambiti punti di incontro della cultura e della mondanità parigine. Sono memorabili le loro serate, apprezzate da tutti per l’atmosfera informale, la vivacità della conversazione, la buona musica e il cibo davvero squisito, cucinato dal padrone di casa, tra cui la “grande piattata di maccheroni”5. Oltre agli amici di sempre, come i due fratelli Goncourt, Desboutin, Daudet, Manet, Degas, Caillebotte, Claretie, passano da loro personaggi come Oscar Wilde, Zola, Dumas figlio, Burty, Forain, Legros, Stevens, Tissot, la principessa Mathilde Bonaparte, Gustave Doré, Huysmans, Leconte de Lisle, Maupassant6. E naturalmente, gli italiani di passaggio a Parigi, tutti lì, in allegria. La disinvoltura e l’abilità di Léontine come padrona di casa sono decisive per il successo dei sabati a casa De Nittis. Del resto, lei sembra nata per assecondare le ambizioni di un marito sempre preoccupato di dover “plaire à tout le monde”7. Ritorno a Napoli Allo scoppio della guerra franco-prussiana nel 1870, De Nittis abbandona precipitosamente la città in fiamme, passando da Londra, prima di raggiungere Napoli e Barletta. Il 1872 è un anno memorabile, trascorso quasi interamente, come già il 1871, a Napoli in coincidenza con una spettacolare ripresa dell’attività eruttiva del Vesuvio che De Nittis immortala su tela in una sequenza quasi cinematografica. Le tele rappresentano originali, anomali e eccellenti vedute, e sono un riferimento all’astrazione delle raffigurazioni del monte Fuji del grande Hokusai, a cui già si sono ispirati gli impressionisti francesi. Abita a Portici insieme a Léontine, di nuovo incinta – dopo la perdita l’anno prima di una bambina appena partorita –, di Jacques, che nascerà il 16 luglio a Resina. Tenuto a battesimo dall’amico Gustave Caillebotte, sarà l’amatissimo “piccolo Lolo”, il “caro piccolo Lolloton”, ricordato in tante lettere. Ritrova così la pace in una casa «con un giardino pieno di aranci, limoni, cactus, nespoli del Giappone, tutto fiorito di violaciocche, di mirti e di rose canine. E tutt’intorno un silenzio dolcissimo»8. Il “pittore della vita moderna” a confronto con gli Impressionisti Nel 1874 a Parigi, accetta l’invito dell’amico Degas ad esporre alla prima mostra degli Impressionisti inaugurata il 15 aprile del 1874 presso lo studio di Nadar in Boulevard des Capucines, motivando così la sua scelta in una lettera a Cecioni: La Rivista Cultura De Nittis, Pranzo a Posillipo La Rivista · Settembre 2024 60
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