La Rivista

GIUSEPPE DE NITTIS: un impressionista dimenticato di Anna Canonica-Sawina La fortuna espositiva di Giuseppe De Nittis (Barletta 1846 – Parigi 1884) transitata dapprima attraverso i Salon parigini, la prima mostra degli Impressionisti nel 1874 e le grandi Esposizioni Universali, ha consacrato l’artista come uno dei maggiori protagonisti della pittura della seconda metà dell’Ottocento europeo. Dopo un periodo di oblio, fu la Biennale di Venezia del 1914 a rivalutarne il talento in una magnifica retrospettiva seguita, in anni più recenti, da altri appuntamenti fondamentali come la rassegna Giuseppe De Nittis. La modernité élégante allestita a Parigi al Petit Palais nel 2010-11, nel 2013 la monografica a lui dedicata a Padova da Palazzo Zabarella e nel 2024, dal 24 febbraio al 30 giugno, un’importante monografica a Palazzo Reale a Milano. Quest’ultima è stata il grande punto di svolta per la riscoperta dell’artista dimenticato. La mostra ha presentato circa 90 dipinti, tra olii e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private italiane e straniere e ha consacrato la statura internazionale di un artista che è stato, insieme a Giovanni Boldini, il più grande degli italiani a Parigi, dove è riuscito a reggere il confronto con Manet, Degas e gli Impressionisti, con cui ha condiviso, pur nella diversità del linguaggio pittorico, l’aspirazione a rivoluzionare l’idea stessa della pittura. Straordinaria capacità di osservazione Come gli Impressionisti, De Nittis ha privilegiato il paesaggio, il ritratto e soprattutto la rappresentazione della vita moderna, osservata lungo le strade affollate delle due grandi capitali europee dell’arte e della mondanità: Parigi e Londra. In uno straordinario repertorio di pittura en plein air, l’artista ha saputo rappresentare i luoghi e i riti privilegiati della vita cittadina di allora nel breve arco temporale della sua vicenda artistica conclusasi prematuramente con la scomparsa a soli 38 anni di età. Come ha scritto Fernando Mazzocca: “L’unicità della sua pittura, che si confronta con quella degli Impressionisti e non ne esce ridimensionata, sta proprio nella straordinaria capacità di osservazione che gli ha consentito di rendere, come pochi altri, l’inafferrabile dinamicità della città moderna, caratterizzata dall’ “imprevisto, il mutevole, ciò che è fuga”, fermandolo nell’ attimo, come i fotografi, senza irrigidirlo. (…) Dopo aver individuato un motivo da rappresentare, si recava ogni giorno ad osservare, da quel rifugio riparato dal movimento caotico della città, il suo soggetto, dipingendolo con una velocità sorprendente che costituisce la freschezza e l’incanto irripetibile della sua pittura, quello che il finestrino di una carrozza inquadra per un momento. L’ uso della carrozza, prima noleggiata e poi addirittura acquistata, non fece che aumentare la curiosità nei suoi confronti, come confermano le testimonianze di molti cronisti del tempo, colpiti da questo modo davvero unico di lavorare. Il punto di vista rialzato che caratterizza gran parte delle sue La Rivista Cultura Sarò pittore! E se sono riuscito a infondere nella mia pittura un po’ di quella mia ardente passione per la natura, di quel mio profondo amore per lei, ebbene soltanto questo conta. Conosco tutti i segreti dell’aria e del cielo nella loro intima natura… La natura, io le sono così vicino! L’amo! Mi ha insegnato tutto: amore e generosità. Amo la vita, amo la natura (Giuseppe De Nittis) La Rivista · Settembre 2024 58

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