Amadeo Peter Giannini «l’italiano che fondò la Bank of America» Italiani mala gente? Come in tanti Paesi europei, gli italiani erano l’anello più debole della vasta catena di immigrati giunti negli States. Erano le penose condizioni a fare della nostra emigrazione un fenomeno di gente allo sbando, di emigranti “a casaccio”. Le pagine più vergognose dei primi 50 anni della nostra emigrazione sono state la compra-vendita di bambini da occupare in pesanti e umili lavori e la tratta delle nostre ragazze attirate, con l’inganno e la finta promessa di un onesto lavoro, a seguire loschi individui e organizzazioni a delinquere, che le segregavano nei postriboli di mezzo mondo. Sempre nei decenni a cavallo tra l’Otto e il Novecento l’esodo dall’Italia era di centinaia di migliaia di espatri l’anno. Solo nel 1913, l'anno record della nostra emigrazione furono 872.598 gli italiani che lasciarono la patria in cerca di lavoro. Negli USA i nostri immigrati erano, come altrove, non solo oggetto di scherno, ma anche di continui soprusi e persino di orribili linciaggi. A New Orleans, 18 nostri connazionali, 14 siciliani e 4 di altre regioni, assolti dalle accuse loro contestate, la mattina del 14 marzo 1891, furono prelevati con la forza dal locale penitenziario da una folla inferocita di circa 6.000 persone ed impiccati agli alberi del viale principale della città. Nel 1899 a Tallulah (Mississippi), cinque siciliani, tutti di Cefalù, assolti dopo un regolare processo, furono impiccati agli alberi nella piazza principale della città. Come nei diversi Paesi europei, gli immigrati italiani, nonostante la loro dedizione al lavoro, erano accusati ingiustamente dei reati commessi spesso da altri gruppi anche locali e quindi isolati e costretti a vivere nelle zone più povere e squallide delle città di immigrazione. Questione molto dibattuta negli USA nei decenni a cavallo tra il XIX e il XX secolo era anche quella se «gli Italiani fossero da considerare bianchi?. La risposta di un tribunale dell’Alabama fu “No”» e per questo fu assolto un nero che aveva fatto l’amore con un’italiana consenziente, proprio perché, non essendo una donna di razza bianca, il fatto non costituiva reato. Per decenni agli italiani negli USA fu cucita addosso l’etichetta di malfattori, di mafiosi, di truffatori, anche, se in realtà, si trattava di pochissimi e sporadici casi. Come fu quello di Charles Ponzi: l’emigrante italiano che inventò la truffa (quasi) perfetta, che, con «lo schema», che porta appunto il suo nome, mise su un modello economico di vendita truffaldino, promettendo forti guadagni alle vittime, a patto che questi reclutassero nuovi investitori, a loro volta vittime della truffa, una specie di Catena di Sant’Antonio, ingannevole e fraudolenta, per frodare gli sprovveduti con il loro stesso consenso (Vedi, Tindaro Gatani, «La Rivista», n. 3, marzo 2018). di Tindaro Gatani La Rivista Cultura La forte emigrazione italiana dei decenni a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento interessò anche gli Stati Uniti d’America: tra gli anni Ottanta dell'Ottocento e la Prima Guerra mondiale. Furono circa 5 milioni i nostri connazionali, soprattutto originari delle regioni meridionali, che, salpando dai porti di Genova, di Napoli e di Palermo, approdarono, in massima parte, a New York. La Rivista · Settembre 2024 50
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