La Rivista

La Rivista Elefante invisibile* E lo sarebbe stato ancor di più se avesse centrato la porta avversaria, anziché mandare il pallone sopra la traversa. Penso altresì a come deve essersi sentito lui, Baggio, in quanto essere umano che subiva l’immensa pressione di dover compiere con il suo piede il fatidico gesto che avrebbe consacrato il suo trionfo come giocatore e offerto un’esaltante gioia a decine di milioni di tifosi. Invece, si è ritrovato a testimoniare che noi umani siamo fallibili e che, quando si rischia, l’errore è sempre in agguato. In seguito, stando a quanto ho letto in un giornale, l’eroe mancato ha affermato “I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli”. È vero, ci vuole molto coraggio a prendersi certe responsabilità! Bravo Baggio! Quando si ripetono sempre gli stessi errori Ci sono casi in cui le persone ripetono ostinatamente i medesimi errori malgrado questi si rivelino catastrofici. È la situazione ad esempio di Gianna che rimane sempre affascinata da uomini immaturi, eterni fanciulli sognatori incapaci di assumersi le responsabilità che la vita comporta. Ha alle spalle due divorzi, giacché nella vita quotidiana, quando la passione si attenua, diventa difficile non poter contare su un partner vero con cui condividere la cura dei figli nati nel frattempo e i molteplici doveri inerenti al sostentamento della famiglia. Eppure, eccola di nuovo innamorata di un’artista squattrinato! Oppure è il caso di Antonio che accumula frustrazioni su frustrazioni nella vita professionale poiché di fronte ai suoi capi si mostra sempre servilmente compiacente e permeato da un senso di profonda inadeguatezza, alla stregua del famoso ragioniere Ugo Fantozzi creato da Paolo Villaggio. Freud ha definito tali comportamenti con un concetto entrato ormai nel vocabolario corrente, quello di coazione a ripetere. Ovvero tendenza a reiterare inconsciamente scelte e strategie di azione che si rivelano poi errori fallimentari. Nel campo delle relazioni interpersonali altri autori hanno ben descritto il meccanismo che sta dietro al termine diventato ormai di uso comune, quello di escalation, una scintilla che scatena un incendio. È quanto succede nel caso dei confitti che si eternizzano. Senza scomodare la Grande Storia, che pullula di esempi di come i potenti non imparino dagli errori del passato (ma è vero che per accedere a responsabilità di governo non è necessario dimostrare di conoscere la Storia), prendo un banale esempio tratto da vicende quotidiane. Ecco le possibil sequenze con le quali si crea un circolo vizioso che peggiora il conflitto invece di sanarlo. Tempo uno: Nella famiglia Leoni c’è un nuovo problema: il figlio quattordicenne Angelo ha portato a casa una pagella disastrosa. Si tratta di un risultato inaspettato, in quanto il giovanotto faceva credere che tutto andasse per il meglio. In un primo momento, papà e mamma ne parlano con calma chiedendosi come affrontare la situazione: punizioni? Lezioni private? Altro? Concludono: ne parliamo domani. Tempo due: Ovviamente la notte dormono male. La giornata seguente è molto pesante a causa dei rispettivi impegni di lavoro e, soprattutto, dei pensieri cupi concernenti Angelo, chiuso per parte sua in una sorta di mutismo ostile. Rientrano a casa la sera innervositi e facilmente irritabili. A cena l’atmosfera è pesante, e dopo un po’ Angelo se ne va in camera sua. La mamma dice di averne parlato con delle sue colleghe: sai, mi hanno detto che oggigiorno ciò succede perché i ragazzi passano troppo tempo sui social, in particolare quando sono dai nonni, in genere incapaci di sorvegliare l’uso che gli adolescenti fanno dei loro computer e telefonini. Il papà: ci risiamo, figurati se non davi la colpa ai miei genitori… che fanno del loro meglio per darci una mano come possono. La mamma: quando si tratta dei tuoi genitori non si può ragionare, dico solo che forse è il caso che lui passi più tempo a casa invece che dai nonni, dove fa tutto quello che vuole. E poi sei tu piuttosto che non hai pazienza con tuo figlio e dovresti fare più cose con lui, come fa tuo fratello con i suoi ragazzi! Tempo tre, quattro, ecc. La disputa tra genitori continua spostandosi sempre più sul piano delle frecciate e critiche personali. Infatti, non si parla più in modo costruttivo di come risolvere il problema dei brutti voti, ma è un continuo rinfacciarsi le reciproche manchevolezze, nonché le colpe delle generazioni precedenti… Ognuno si sente solo e incompreso dall’altro. In sostanza, a partire dal tempo 2., hanno ripetuto sempre lo stesso errore: alimentare un confronto aggressivo basato su reciproche accuse, invece di considerare l’altro un partner con cui cooperare. Spero per loro che prima o poi qualcuno li aiuti a uscire dalla gabbia che si cono costruiti replicando sempre lo stesso errore. La Rivista · Settembre 2024 49

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