I dati sin qui indicati sono al netto degli eventi sportivi, occorre infatti precisare che la Svizzera è sede di grandi organizzazioni dello sport (tra le quali FIFA ed UEFA), che con le loro manifestazioni internazionali creano un indotto economico. E il PIL elvetico al lordo degli eventi sportivi è visto dalla SECO in aumento dell’1,6% nel 2024 (stima invariata) e dell’1,2% nel 2025 (-0,1 punti rispetto alle previsioni di giugno). La SECO ha reso note anche le sue previsioni per le maggiori aree economiche mondiali. Per gli Stati Uniti prevede una crescita del 2,6% quest’anno e dell’1,8% il prossimo, per l’Eurozona rispettivamente 0,7% e 1,5% (con la Germania a 0,1%% e 1,1%, dunque in uscita dalla recessione), per il Regno Unito 1,1% e 1,4%, per il Giappone -0,2% e 0,9%, per la Cina 4,8% e 4,4%. Il quadro che ne esce è per il 2024 di miglioramento rispetto al 2023 per Stati Uniti, Eurozona, Germania, Regno Unito. Per il Giappone c’è invece una previsione di non crescita quest’anno, con una ripresa il prossimo. Per la Cina la previsione è di un rallentamento sia quest’anno sia il prossimo, dopo il rimbalzo del 2023. Guardando all’insieme di queste cifre, si può vedere come la Svizzera nel complesso si stia ancora una volta difendendo bene. Il calo dell’inflazione È sempre utile osservare anche ciò che accade sul versante del rincaro. Nell’agosto di quest’anno il tasso elvetico di inflazione su base annua si è fermato all’1,1%, una percentuale che è molto inferiore al picco del 3,5% dell’agosto 2022 e che è ben dentro la fascia 0%-2%, che rappresenta l’obiettivo della Banca nazionale svizzera (BNS) in media annua (l’obiettivo è dunque per l’anno intero e non solo per una parte di questo). In parallelo all’allentarsi dell’inflazione, la BNS ha attuato tagli al tasso di interesse guida sul franco. Sul fronte dell’inflazione la SECO nel suo aggiornamento di settembre prevede nel 2024 una media annua dell’1,2% (la previsione precedente era 1,4%) e nel 2025 dello 0,7% (stima precedente 1,1%). Il rincaro potrebbe quindi scendere più di quanto prima previsto. Occorre ricordare che a limitare l’inflazione elvetica contribuisce anche la forza del franco - qui c’è la faccia positiva della valuta forte - che rende di fatto meno care le importazioni. Nelle principali aree economiche l’inflazione anche è calata nel corso del 2024, ma il livello resta in molti casi più alto di quello elvetico. Prendendo i dati disponibili sino a settembre, si può vedere come negli Stati Uniti l’inflazione su base annua in agosto fosse del 2,5% (indice CPI). Nell’Eurozona nello stesso mese era del 2,2%. Nel Regno Unito l’inflazione in agosto è stata pure del 2,2% (indice CPI). In Giappone in luglio è stata del 2,8%. In Cina il rincaro in agosto è stato dello 0,6%. Se si toglie appunto l’economia cinese, che ha equilibri diversi rispetto a quelli delle economie che sono pienamente di mercato, tutte le altre aree maggiori hanno un’inflazione superiore a quella elvetica, nonostante i progressi registrati ovunque nella battaglia contro il rincaro alto. La classica linea anti inflazione, applicata con rigore dalla Svizzera in questa come in altre fasi, ha permesso di contenere i danni alle latitudini elvetiche durante l’ondata di rincari che si è verificata nel 2022 ed in parte nel 2023. I posti di lavoro Per la SECO a frenare il ritmo dell’economia svizzera, che peraltro appunto sta tenendo meglio di altre, sono il passo non veloce dell’economia mondiale, l’andamento non ideale degli investimenti, alcuni ostacoli per le esportazioni, dovuti sia al quadro globale sia all’apprezzamento del franco (anche se poi nel complesso è previsto comunque un aumento dell’export elvetico nel 2024 e nel 2025). Quest’ultimo fattore è in un certo senso l’altra faccia, quella non positiva, della forza della valuta. D’altro canto, la tenuta dell’economia elvetica e dunque l’assenza di recessione sono determinate soprattutto dal buon livello dei consumi e da una situazione nel complesso ancora soddisfacente per il mercato del lavoro. Questi ultimi due elementi hanno un legame, infatti è anche la disoccupazione non elevata a contribuire alla tenuta dei consumi. Con una crescita economica buona ma moderata, è inevitabile che la disoccupazione non sia più ai minimi, tuttavia, il quadro elvetico degli impieghi rimane apprezzabile. In agosto il tasso svizzero di senza lavoro si è attestato al 2,4%. La media annua della disoccupazione elvetica secondo la SECO è stata nel 2023 del 2% e dovrebbe essere del 2,4% quest’anno e del 2,6% il prossimo. Nonostante questo aumento in corso, i livelli restano contenuti rispetto a quelli della gran parte degli altri Paesi sviluppati. Anche qui facciamo alcuni esempi. Nell’agosto di quest’anno il tasso di disoccupazione era del 4,2% negli Stati Uniti e del 5,3% in Cina. In luglio era del 6,4% nell’Eurozona, del 4,1% nel Regno Unito, del 2,7% in Giappone. Da un lato occorre La Rivista · Settembre 2024 12
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