gli shock registrati negli anni passati sono stati di “offerta”. C’è infatti lo shock della domanda che colpisce consumi e investimenti, principali componenti della domanda stessa, ma ci sono anche quelli di “offerta”. Sono quelli che colpiscono la produzione. La politica monetaria ha effetti ed è efficace sul lato della domanda, perché sia i consumi che gli investimenti rispondono all’evoluzione dei tassi d’interesse. Quando ci sono invece traumi dell’offerta sull’incentivo a produrre, la politica monetaria ha minore capacità di impatto. Così deve intervenire la politica fiscale. Quando il prezzo del petrolio è aumentato gli anni scorsi per effetto dell’aggressione russa all’Ucraina, la politica monetaria poteva fare ben poco. Il petrolio è infatti un bene il cui prezzo si determina sui mercati internazionali e non risponde alla politica monetaria dell’Europa. È un prezzo del bene fissato da un cartello di produttori, l’Opec e da alcuni Paesi che - al suo interno - hanno notevole influenza. In quella fase sono intervenuti i Governi per sussidiare i consumi di energia, cercando così di dilazionare e spalmare nel tempo l’effetto di aumento nella speranza che ciò avesse effetti permanenti sulla capacità produttiva. Così la politica fiscale è intervenuta per incentivare il passaggio dall’utilizzo dell’energia fossile a quelle alternative come il solare, l’eolico e parte del programma PNRR italiano è incentrato su questo specifico punto. Questo non significa che la politica fiscale comporterà deficit maggiori perché si tratta di interventi anticiclici, più espansivi quando l’economia è in fase di rallentamento e meno generosi quando l’economia tende a crescere. Poca finanza per le imprese Andrea Viola, esperto del settore, ha sollecitato una questione del sistema bancario. Negli ultimi anni, grazie alla politica monetaria dell’UE, gli istituti hanno assistito ad una crescita del loro margine d’interesse e dei profitti, ma per il mondo delle imprese si è verificata una decrescita del credito, specie per le imprese di piccole dimensioni. Poiché esse hanno come fonte principale il credito bancario, come possono le banche esser chiamate ad agire in tale contesto per favorirne il supporto ed aiutarle a crescere dimensionalmente? Il sistema bancario – ha commentato Panetta - ha registrato profitti molto rilevanti per due motivi essenziali. Il primo è dovuto alla politica monetaria per risollevare la domanda in Europa. La BCE è in effetti intervenuta con una grande offerta di liquidità. Successivamente c’è stato l’emergere dell’inflazione e si sono alzati i tassi in modo molto rapido. Questa congiunzione tra tanta liquidità e tassi in crescita ha determinato un aumento dei tassi sui prestiti assieme ad una stabilità per quelli sui depositi, perché le banche non avevano bisogno di competere tra di loro per ottenere raccolta sul mercato dei depositi che sono rimasti a livelli molto bassi. Quindi il risultato è un effetto della politica monetaria. Il secondo motivo è che abbiamo avuto inizialmente una recessione e poi una ripresa con due fasi di profitti, perché i Governi sono intervenuti a sussidiare il lavoro ed a sostenere le aziende. In Italia abbiamo avuto gli interventi della Cassa integrazione e guadagni. Quindi insolvenze non ce ne sono state molte. È stato fatto questo per motivi di politica economica, ma l’effetto è che le banche hanno evidenziato molti profitti. Ora, il credito alle imprese si sta riducendo. Questo è soprattutto un effetto di domanda. Le imprese oggi hanno molti profitti, gli investimenti stanno crescendo meno rispetto al passato e comunque hanno meno bisogno di credito. Non c’è dubbio però che i Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta durante il suo intervento al Meeting di Rimini La Rivista · Settembre 2024 8
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