Leroy conia il nome poi adottato dal nascente movimento artistico, Impressionismo, traendo ispirazione proprio dal titolo del quadro di Monet. E questa “etichetta” rimane. Dopo un certo periodo gli artisti accettano di chiamarsi impressionisti, e come tali entrano a far parte della storia dell’arte. Ecco un estratto dell’articolo di Leroy che si appunta sull’”impressione”: “Ma è raschiatura di tavolozza distribuita uniformemente su di una tela sporca. Non c’è capo né coda, né alto né basso, né davanti né didietro”. “Forse no... ma c’è l’impressione”. “Be’, è un’impressione ben strana! Oh! e... questo?” “Un Orto, di Sisley. Guardi quell’alberello a destra: è allegro; ma l’impressione...” “Ma mi lasci in pace con l’impressione!” [...] Ebbi l’imprudenza di lasciarlo troppo a lungo davanti al Boulevard des Capucines dello stesso pittore [Monet]. “Ha ha!” sghignazzò mefistofelicamente “eccone uno ben riuscito... Qui c’è dell’impressione, se ben me ne intendo... Soltanto, mi dica, che cosa rappresentano quelle innumerevoli linguette nere, là in basso?” “Ma come” risposi “sono gente a passeggio”. “Allora io assomiglierei a loro quando vado a spasso sul Boulevard des Capucines?... Morte e maledizione! Ma lei mi sta prendendo in giro!” “Le assicuro, signor Vincent...” “Ma quelle macchie sono quelle degli imbianchini che dipingono il finto marmo: pif paf, plic plac! Vai con Dio! È inaudito, è spaventoso! Mi verrà un colpo di sicuro!” (...) Il vecchio Vincent delirava. (…). “Prenda invece la Morisot! Questa signorina non si diverte a riprodurre una folla di particolari oziosi. Quando deve dipingere una mano, fa tante pennellate quante sono le dita ed è fatta. Gli sciocchi che cercano il pelo nell’uovo in una mano non capiscono niente dell’arte impressiva, e il grande Manet li caccerebbe dalla sua repubblica”. (…) Sentii che una catastrofe era imminente, e toccò a Monet dargli il colpo di grazia. “Ah, eccolo, eccolo!” gridò, davanti al n. 98 “lo riconosco, il preferito di papà Vincent! Che cosa rappresenta questa tela? Guardi il cata- • Da dicembre 2023 al 12 maggio 2024, a Palazzo Zabarella, Padova, si accendono i riflettori sul modernismo francese con la mostra Da Monet a Matisse. French Moderns, 1850–1950 che presenta 59 opere provenienti dalla straordinaria collezione europea del Brooklyn Museum. • Dal 24 febbraio al 30 giugno 2024: De Nittis, pittore della vita moderna. Per la prima volta Palazzo Reale celebra in una monografica il talento di Giuseppe De Nittis esponendo circa 90 dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere. • Paul Cézanne e Auguste Renoir – Dalle collezioni del Musée d’Orsay e dell’Orangerie è in programma a Palazzo Reale dal 19 marzo al 30 giugno 2024. Cuore della mostra sono 38 opere riunite dal celebre mercante Paul Guillaume e dalla moglie Domenica dopo la sua morte: una panoramica in grado di rappresentare gran parte della carriera dei due artisti, dagli anni Settanta dell’Ottocento fino alla loro scomparsa. • Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901), è uno tra i protagonisti più rappresentativi di quella Parigi di fine secolo e la mostra nell’incantevole cornice di Palazzo Roverella, Rovigo, dal 23 febbraio 2024 al 30 giugno 2024, è a lui dedicata. 60 opere dell’artista, su più di 200 opere complessive, evocano la vivacità della scena artistica parigina. La Rivista · Marzo 2024 67
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