dalle nevi, dagli alberi, prati, colline, campi, fiori. Maurice Guillemot ha detto: “Son atelier, c’est la nature”.4 Ogni cosa colpisce non soltanto gli occhi del pittore, ma il suo intero corpo e tutti i suoi sensi, lo sfiora, avvolge, impregna dell’umidità all’alba, del forte vento marino, del calore meridiano, dei profumi e dei ronzii che salgono dal giardino, del chiaroscuro dei boschi. Per dipingere la natura Monet non ha solo bisogno di vederla con gli occhi, ma di viverla, di sentirla, ha bisogno di una totale immersione fisica. È così dal 1859, da quando su consiglio di Boudin inizia a dipingere il mare di Le Havre e sente che il destino di pittore è segnato, fino agli anni finali quando crea a Giverny il paradisiaco giardino con il laghetto, il ponte giapponese e le ninfeee. Cézanne, legato da una fraterna amicizia a Pisarro, inizia a dipingere dalla natura già dal 1857, su consiglio di Corot5 e rimane sempre influenzato nella sua visione dal fatto di essere nato ad Aix-en-Provence e cresciuto sotto il sole del sud. La sua avversione per la città e la delusione per il mancato successo lo incoraggiano a tornare ad una vita più isolata in Provenza. Le condizioni stabili del tempo, la luce più chiara e l’atmosfera più pura gli forniscono migliori presupposti per perseguire i suoi ideali nel dipingere dalla natura. Dipinge lentamente e con cura, usando spesso la spatola o pennellate di colore separate. Immortala così più volte la Montagne Saint Victoire e si dedica alle nature morte. “Con una mela voglio stupire Parigi!” dice con orgoglio6, sapendo che anche con soggetti umili si può fare della grande pittura. Indispensabili gli incontri nei caffè parigini Berthe Morisot viene introdotta nel prestigioso atelier di Jean-Baptiste Camille Corot, con il quale comincia a dipingere en plein air. Proprio grazie alle nuove frequentazioni artistiche, conosce Édouard Manet e tra loro è chimica a prima vista. Édouard ritrae Berthe in molti suoi dipinti e, nonostante le voci di una presunta relazione amorosa tra i due, lei sposa il fratello, Eugène Manet. Nel 1873, a 32 anni, è la sola donna ad unirsi al nascente movimento impressionista e alla mostra da Nadar presenta nove sue opere, tra acquerelli, pastelli e olii. Le è difficile dipingere all’aperto, poiché all’epoca è disdicevole che una donna si dedichi alla pittura. La peculiarità delle sue opere sono dunque i soggetti femminili, ritratti nei momenti più intimi e familiari, solitamente preclusi ai pittori uomini. Il suo sguardo non è mai superficiale, ma attento ai tratti psicologici dei suoi modelli. 7 Auguste Renoir è il pittore della bellezza e della felicità che racconta come una favola in immagini. Le sue superfici cromatiche sono generalmente molto più leggere dei densi impasti usati dagli altri impressionisti. Il pittore aggiunge solitamente ai suoi colori un miscuglio di olio di Paul Cezanne, Natura morta, tendaggi brocca e cesto di frutta, 1893 La Rivista Cultura La Rivista · Marzo 2024 64
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