se si trattava di discutere il bilancio di una cooperativa o gli appalti di un Comune allora si appassionava e dava il meglio di sé». Matteotti era, insomma, «una sorta di Socrate che aiutava i braccianti e i contadini poveri a diventare classe dirigente… Diventare amministratori di una cooperativa, consiglieri comunali, dirigenti di una lega e, quindi, acquisire le competenze per andare dal padrone e confrontarsi alla pari, ottenere dei risultati». Dalla ricostruzione fatta da Alberto Aghemo, Presidente della Fondazione Matteotti, sappiamo che egli era giunto a Zurigo reduce da un viaggio che lo aveva visto partecipare, il 20 aprile 1924, a Bruges al congresso del partito operaio belga e, quindi, a Londra per quattro giorni (22-26 aprile), durante i quali incontro numerosi dirigenti del Partito laburista e delle Trade Unions, ai quali aveva riferito sulla situazione italiana e sulla minaccia del totalitarismo fascista. Dopo Londra era stato a Parigi, da dove proseguì per Modane, nel dipartimento della Savoia francese, e, quindi, per Zurigo, dove «aveva un suo fermoposta… per la corrispondenza piu riservata». Giacomo Matteotti era l’avversario politico maggiormente temuto da Mussolini, perché era di una dirittura morale esemplare e di un’intelligenza eccezionale, al disopra di qualsiasi altro oppositore del nascente regime. Per questo si era trovato spesso isolato da alcuni settori dello stesso schieramento popolare e liberale, che fino al 1° luglio, insieme ai nazionalisti avevano sostenuto il governo fascista. Anche alcuni compagni socialisti, dopo che Matteotti aveva fondato il Partito Socialista Unitario (PSU), lo avevano isolato, ignorando spesso le sue prese di posizioni e le sue aspre critiche al duce. Senza dire poi dei comunisti, che, addirittura, come vedremo, lo odiavano. Giacomo Matteotti, per l’attuale presidente del consiglio nazionale del Partito Socialista Italiano, Riccardo Nencini, era rimasto, dunque, Solo, come recita il titolo di un suo recente romanzo storico (Milano 2021). «Piacere! Dumini, nove omicidi!» «Matteotti — scrive Nencini — è stato il primo vero antagonista di Mussolini, ed è stato il fantasma che ha aleggiato sul fascismo per tutta la durata della dittatura». Isolato, come detto, nello stesso schieramento di sinistra, Matteotti aveva cercato alleanze con alcuni alti esponenti liberali e del centro democratico, mantenendo stretti rapporti anche con don Luigi Sturzo (1871-1959), che, nel 1919, aveva fondato il Partito Popolare Italiano, del quale fu segretario politico fino al 1923. «Lo incontrò nel febbraio 1922, alla caduta del governo Bonomi, e alla vigilia dell’insediamento del fragile governo Facta. “I due capiscono che forse e l’ultima occasione per salvare la democrazia. Ma la progressiva emarginazione di Sturzo fra i Popolari, fino all’esilio, contribuirà a rendere piu solo Matteotti”». La goccia, che fece traboccare il L’Avanti! di venerdì 13 giugno 1924, con il titolo a tutta pagina: L’angosciosa attesa sulla sorte dell’on. Matteotti rapito martedì in pieno giorno a Roma. IL POPOLO di sabato 15 giugno, con il titolo a tutta pagina: L’on. Matteotti vittima di un orrendo delitto politico. La Rivista · Marzo 2024 46
RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ1NjI=