percentuale, del valore aggiunto rispetto al periodo immediatamente antecedente la pandemia; le migliori performance, invece, si rilevano per Liguria (+9,3% tra il 2019 e il 2022), Basilicata (+8,9%), Lombardia e Campania (+7,3% per entrambe). La dinamica occupazionale appare, al contrario, molto variegata e non evidenzia particolari caratterizzazioni rispetto alle ripartizioni territoriali: le contrazioni più accentuate si registrano in Trentino-Alto Adige (-4,8 tra il 2019 e il 2022%), Umbria (-2,9%) e Sicilia (-2,3%); gli incrementi più consistenti nel numero di posti di lavoro rispetto al 2019 emergono in Liguria (+3,9%), Campania (3,4%) e Puglia (3,1%). Sia in termini di valore aggiunto sia di occupazione emerge una chiara differenziazione tra il Nord Italia e il Mezzogiorno. La grande area metropolitana di Milano è al primo posto nelle graduatorie provinciali per incidenza di ricchezza e occupazione prodotte, con il 9,4 e il 9,8%. Roma è seconda per valore aggiunto (8,4%) e terza per occupazione (7,9%) e, di contro, Arezzo è terza per valore aggiunto (7,9%) e seconda per occupazione (8,7%). Decodificare il presente per affrontare le sfide future “La forza della nostra economia e del made in Italy”, sostiene Ermete Realacci, presidente di Symbola, “deve molto, in tutti i campi, alla cultura e alla bellezza. Più che in altri Paesi. Cultura e creatività oltre ad arricchire la nostra identità e alimentare la domanda di Italia nel mondo, possono aiutarci ad affrontare insieme, senza paura, le difficili sfide che abbiamo davanti. A partire dalla crisi climatica. L’Italia, forte dei 272 miliardi di valore aggiunto legati alla cultura, può essere protagonista del nuovo ‘Bauhaus’, fortemente voluto dalla Commissione Europea che nasce per rinsaldare i legami tra il mondo della cultura e della creatività e i mondi della produzione, della scienza e della tecnologia orientandoli alla transizione ecologica indicata dal Next Generation EU. Se l’Italia produce valore e lavoro puntando sulla cultura e sulla bellezza, favorisce un’economia più a misura d’uomo e, anche per questo, più competitiva e più capace di futuro come sostiene il Manifesto di Assisi”. Dal canto suo, il presidente di Unioncamere Prete evidenzia come “il sistema produttivo culturale e creativo si configuri sempre più come un conglomerato di attività capace di attivare in misura consistente il resto dell’economia”. Aggiungendo che “questo sistema costituisce un elemento cardine di attrattività per i visitatori in arrivo nel nostro Paese: la spesa complessiva sostenuta da turisti con consumi culturali - ovvero che hanno speso in spettacoli teatrali, concerti, folklore, visite guidate, musei, mostre, ecc. - ha sfiorato i 35 miliardi di euro nel 2022, pari al 44,9% della spesa turistica complessiva”. Se, come si evince dal rapporto, la forza del made in Italy deve molto alla cultura e alla bellezza, cultura e creatività, oltre ad arricchire la nostra identità e alimentare la domanda di Italia nel mondo, possono oggi aiutarci a decodificare il presente e a esplorare idee radicali per affrontare le difficili sfide che abbiamo davanti, da quella ambientale in poi. Dal tredicesimo rapporto emerge una filiera in ripresa rispetto al periodo pre-pandemia anche grazie alle sue capacità di rinnovamento. La compenetrazione tra digitale e mondo della cultura e della creatività favorisce un maggior protagonismo delle nuove generazioni, nella fruizione e nella produzione di contenuti, a vantaggio di un’offerta più attrattiva verso nuovi pubblici. Sia in termini di valore aggiunto sia di occupazione emerge una chiara differenziazione tra il Nord Italia e il Mezzogiorno. La grande area metropolitana di Milano è al primo posto nelle graduatorie provinciali per incidenza di ricchezza e occupazione prodotte, con il 9,4 e il 9,8%. La Rivista · Marzo 2024 44
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