La Rivista

con la maestra, ma lui non ha esitato a difendersi con tono sicuro: “L’ho raccolto per terra” (di fronte a tanta disinvoltura all’educatrice è persino scappato un sorriso). Per Pierino (e anche per le persone che si prendono cura di lui) il vero problema non è tanto la singola bugia, quanto piuttosto l’effetto di autoinganno che si instaura nella sua giovane psiche immatura permeata di forme di pensiero magico: in effetti, reiterando più volte con un certo successo la negazione dell’evidenza finirà per convincersi che le sue versioni dei fatti sono quelle vere. La prova per lui è che il mondo circostante è spesso disposto a berle, nonché a sorridere dinnanzi a tanta spavalderia. … all’adolescenza e all’età adulta L’adolescenza, con le sue asperità e fragilità, è terreno assai fertile per la negazione. È un periodo di grande vulnerabilità identitaria e di grande scarto tra la propria immagine ideale (essere come tale rapper o tale influencer) e quella reale (con il suo corredo di brufoli, di turbamenti amorosi, di sentimenti di inadeguatezza). Mirko, ad esempio, racconta un sacco frottole agli amici sui suoi successi tennistici, facendosi passare per un futuro rivale di Jannik Sinner, mentre in realtà non ha mai partecipato neanche a un torneo parrocchiale. Passa in effetti un tempo esagerato davanti allo schermo a mettere in rete storie di suoi successi, corredate di montaggi fotografici che mostrano uno sfondo di coppe che vorrebbe far credere di aver guadagnato. Ormai per lui è diventato troppo doloroso ammettere che è tutta una finzione. Meglio rifugiarsi nella negazione della realtà, tingendosi ad un certo punto persino i capelli di rosso... Giulia dal canto suo è innamorata cotta di un compagno di classe con il quale ha avuto un piccolo flirt un anno prima. Il problema è che il suo adorato Romeo ormai fa coppia fissa con la vamp del gruppo e non la degna neanche di uno sguardo. Per sfuggire a una realtà che la rende molto infelice, non ha trovato altro rimedio che negare l’evidenza di essere ormai fuori dal gioco, e convincersi che presto lui ritornerà tra le sue braccia. E da adulti cosa succede? Il riflesso di negare le cose scomode non ci abbandonerà mai. Capiterà infatti di negare l’impatto sconvolgente di un divorzio affermando di aver capito che è preferibile vivere da single. Oppure di dichiarare “non me ne importa un fico secco che lui sia stato promosso di grado ed io no”, quando chiaramente l’invidia ci rode e non ci fa dormire la notte. Negazione come strategia di adattamento a eventi drammatici Una tipologia particolare di negazione è quella che si verifica quando il soggetto è confrontato a esperienze traumatiche o luttuose. In questi casi è del tutto normale che la prima reazione sia spesso caratterizzata da incredulità e da un rifiuto totale o parziale della realtà, e delle sue implicazioni. In tali circostanze la negazione è considerata dagli specialisti come una tappa necessaria, in quanto premessa adattativa del percorso di elaborazione del “lutto” legato a perdite dolorose quali la scomparsa di un essere caro, un abbandono, un licenziamento, l’annuncio di un grave problema di salute. Si tratta di situazioni in cui la perdita può risultare così insopportabile da indurre la persona a comportarsi inizialmente come se nulla fosse accaduto. Questo stato temporaneo L’attualità ci offre molteplici esempi di persone che praticano forme di negazionismo nei confronti di realtà storiche o scientifiche La Rivista · Marzo 2024 39

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