La Rivista

Giangi Cretti Direttore gcretti@ccis.ch La Rivista Editoriale magari a comprendere che ciò che è veramente è importante è riscoprirsi Numeri UNO: non per sé stessi, per gli altri. Ecco che, parlare di Numeri UNO, significa soprattutto parlare di donne e uomini che, in ambiti diversi, seguendo traiettorie professionali differenti, si sono distinti, contribuendo, a vario titolo, a rinsaldare, non foss’altro con la semplice forza dell’esempio, relazioni positive e, direttamente e indirettamente, a far crescere e consolidare il rispetto reciproco fra l’Italia e la Svizzera. Donne e uomini che rappresentano le tessere che compongono il variegato e straordinariamente ricco mosaico delle esperienze che caratterizzano il vissuto di storie, che hanno in comune il fatto di essere maturate in un percorso di migrazione, di spostamenti non solo geografici, che oggi ancora, seppur con modalità e opportunità nuove, al pari di ieri, sono dettati dalla volontà e dal bisogno di migliorare le proprie condizioni di vita. Donne e uomini protagonisti di quelle che siamo soliti definire storie di successo. Non importa quanto eclatanti. Ciascuna ha il pregio di poter dimostrare come sia possibile, pur nell’eventuale disparità delle condizioni di partenza, raggiungere traguardi all’inizio solamente vagheggiati. Presupposto di risultati, materiali e immateriali che, non immediatamente e non sempre con piena consapevolezza collettiva, si riverberano positivamente su un’intera comunità. Non è solo un modo per sottolineare primati o prestazioni eccezionali: quelli, quando ci sono, hanno, intrinseca per loro natura, la forza di mettersi in evidenza motu proprio, raccogliendo, com’è giusto che sia, il meritato plauso generale. Neppure basta, per quanto legittimo e implicito nella ragione stessa del premio, limitarsi a rendere omaggio ai premiati. Maggiormente interessa segnalare il modo in cui a determinati risultati ci si è arrivati. Attraverso quali traiettorie, descrivendo quali parabole, seguendo quali percorsi, realizzando quali speranze, stimolati da quali ambizioni, inseguendo quali traguardi. È percorrendo queste piste che, per quanto possibile, l’intento è quello di condividere le loro esperienze, gettando uno sguardo, curioso e permeabile alla forza delle visioni, su ambiti di cui in realtà abbiamo una conoscenza ancor meno che superficiale. Ritrovandoci inappagati e pertanto stimolati ad andare oltre la genericità. Il Premio è giunto alla quarta edizione e, sulla scorta di quelle passate, posso dire di non essere più sorpreso di sorprendermi. Anche questa volta ne esco arricchito. Così non fosse, dovrei ammettere, e non lo faccio, di non aver imparato nulla. Aver incontrato, e dialogato con, i premiati per l’edizione 2023 del premio**, al pari dell’esperienza goduta nelle precedenti edizioni, si è confermato un’opportunità, figlia e al contempo madre di un privilegio: quello di poter, rifuggendo dal pettegolezzo, andare oltre la superficiale connotazione, solitamente circoscritta dalla, se non addirittura confinata alla, funzione. Generalmente, personalità, che, a vario titolo e per differenti meriti, siamo soliti ritenere pubbliche, sono considerate e definite per quello che fanno, per gli incarichi che ricoprono. Prendersi il tempo, spesso rubato, fra un impegno e l’altro, talvolta fra un decollo e un atterraggio, chiedendo loro di ripercorrere, con, e per, noi, (magari un poco anche per loro) le tappe che le hanno portate a divenire ciò che oggi sono, consente di accendere, per quanto tenue, un bagliore e illuminare, al di là delle funzioni e degli incarichi, le persone. Poterlo fare, con rapide incursioni nelle loro storie individuali - straordinarie certo, ma pur sempre arredamento, per quanto esclusivo, di stanze di vita quotidiana - comporta un duplice pregio: contribuisce a relativizzare (contestualizzare?) e induce in… riflessione. **Le sintesi di questi incontri, al pari di quelle relative ai premiati delle edizioni precedenti, sono pubblicati in un volume che è sfogliabile sul sito www.inumeriuno.ch Inumeri UNO: potenzialmente ciascuno, a modo suo, lo è o potrebbe esserlo. Stante questo assunto, a qual pro istituire un premio che, implicitamente, parrebbe segnalare, va da sé in positivo, la differenza? Innanzitutto, perché la consapevolezza del primato è spesso sommersa. Poi, perché, una volta emersa, deve essere fatta conoscere: per condividere conoscenza e riconoscenza. Inoltre, perché, contribuire alla diffusione di buoni esempi, è da stimolo alla virtuosa emulazione. Fuor di vaghezza, generata dalla generalizzazione, nel caso specifico: nel 2019 la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, con il patrocino dell’Ambasciata d’Italia a Berna, ha deciso di istituire un premio per far conoscere e riconoscere le esperienze di chi, in pensieri parole e soprattutto opere, si è distinto per favorire, a vari livelli e negli ambiti più disparati, le relazioni fra Italia e Svizzera. Un premio che assume ancor maggior significato in questo particolare momento storico, in cui, complice una narrazione troppo spesso addomesticata, sembrano far difetto figure di affidabile riferimento, sottolineando come la diversità sia foriera di ricchezza e solo pretestuosamente possa essere (mal)intesa come una minaccia. Un premio simbolico. Onorifico, con un’ambizione dichiarata: valorizzare esperienze ritenute meritevoli, in grado di trasmettere un messaggio di positività: espressione rappresentativa di un territorio, come quello della Confederazione, piccolo ma composito, nel quale convivono religioni, culture lingue e aspirazioni, che sappiamo diverse, ma accomunate da un percorso di crescita affermatosi nel tempo. Un premio che non ha passaporto. Anche se, doverosamente lo si deve confessare, pone l’accento su esperienze improntate dall’italianità, che, in un contesto internazionale, proiettano un’immagine positiva del nostro Paese e della nostra cultura. Che raccontano storie di persone. Che hanno il pregio di non esaurirsi nella vacua autoreferenzialità. Che, fors’anche solo idealmente, incrociano e talvolta intercettano le storie di ciascuno di noi, aiutandoci

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