La Rivista

pense in denaro al favoreggiamento di interessi economici esteri (nel caso del paese arabo del Qatar) o in cambio del silenzio sulla violazione dei diritti umani – nell’inchiesta che ha coinvolto anche il Marocco. Inasprimento della contrapposizione ideologica Nello stesso tempo, invece, potrebbero spingere alla partecipazione gli appelli che scaturiscono dall’inasprirsi di una contrapposizione ideologica che sempre più coinvolge anche l’Europa, come quelli formulati in ultimo nel corso del Congresso dei Socialisti europei a Roma, intitolato “L’Europa che vogliamo”. Nel suo intervento in quella sede, il lussemburghese Nicolas Schimt, attuale commissario europeo per l’occupazione, gli affari sociali e l’integrazione, e votato all’unanimità dal Congresso per la guida della prossima Commissione europea, ha sottolineato i pericoli che attualmente corre il progetto europeo e il carattere non irreversibile della democrazia, neppure nei Paesi che ne sono Stati membri – il riferimento esplicito chiama in causa il premier ungherese Viktor Orban e il suo aperto sostegno alla “democrazia illiberale”. “Dobbiamo mobilitarci, spiegare ai cittadini che l’Ue non è qualcosa di lontano da loro. E – ha aggiunto Schimt – combattere l’estrema destra che ha un solo programma: distruggere quel che è stato costruito”. Anche il presidente dei Socialisti, Stefan Löfven ha sottolineato che quella di giugno è l'elezione europea più importante dal 1979 e che “le alternative sono chiare: o un’Europa ostaggio dell’estremismo di destra o a guida socialista”. Pochi giorni dopo si apriva a Bucarest il Congresso del Partito popolare europeo, che aveva già annunciato la ricandidatura di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione UE e a cui i Socialisti chiedono una presa di distanza più decisa rispetto alle posizioni dell’estrema destra. La risposta è rimasta però circoscritta all’approvazione da parte del Congresso del nuovo manifesto del partito in vista delle elezioni di giugno, e che risulta più orientato alla costruzione di un’Europa della Difesa e della Sicurezza. Tra le proposte che vi sono contenute vi è infatti quella di sostituire l’Alto Rappresentante per la Politica estera Ue con un “ministro degli Esteri europeo” e di istituire un “Consiglio europeo della Sicurezza” che, oltre ai leader degli Stati membri, includa anche quelli di Regno Unito, Islanda e Norvegia. Per la gestione delle migrazioni, il Ppe ribadisce il respingimento alla frontiera e il rimpatrio dei migranti irregolari, mentre prospetta la possibilità di trattenere o trasferire i richiedenti asilo in paesi terzi “sicuri”, invece di ammetterli sul territorio degli Stati membri, affermando il principio secondo cui chi ha diritto alla protezione internazionale non ha però il diritto di scegliere il paese in cui andare. Infine, vi è inclusa la richiesta di rivedere alcuni aspetti del Green Deal europeo, in relazione alle proteste degli agricoltori che si sono succedute nelle scorse settimane, e per salvaguardare la competitività dell’economia europea. La Rivista Europee Il Congresso del Partito popolare europeo ha annunciato la ricandidatura di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione UE Il lussemburghese Nicolas Schimt è il candidato dei socialisti europei per la guida della prossima Commissione europea La Rivista · Marzo 2024 17

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