La Rivista

E la situazione dell’Italia? Direi che forse il tema più interessante, secondo me, è il fatto che sta andando bene la relazione con la Commissione europea come dimostra anche l’ultimo evento che c’è stato, quando Bruxelles ha praticamente approvato le ultime revisioni della tranche del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), un fattore molto importante per l’Italia. Perché è vero che il processo rimane lento. Certo, è stato rivisto, però ha trovato una buona sponda in Europa, in un andamento molto complesso che procede tuttora e resterà un tema assai rilevante per l’economia del Paese. Poi, al di là di qualsiasi considerazione politica, stiamo vivendo una fase di maggiore stabilità rispetto al passato e a quella che è sempre stata la caratteristica peculiare dei governi locali. Quindi forse anche questo fatto la sta aiutando e ciò favorisce la stabilità ed i rating favorevoli delle Agenzie internazionali. Insomma: questo non è un momento negativo e di difficoltà. Anche la gestione delle dinamiche fiscali è sempre fatta in maniera abbastanza attenta e circospetta, nonostante il fatto che il Paese abbia una prospettiva di deficit e debito elevato (che per altro non riguarda solo l’Italia). Si tratta infatti di una situazione abbastanza globale, però sempre nell’ambito di un controllo attento nei conti. E anche questo rappresenta un fattore molto apprezzato dai mercati. Recentemente Cristina Lagarde, la presidente della Banca Centrale Europea, ha commentato che potrebbero esserci delle discussioni su una fine anticipata dei rientri del Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme). Questo commento ha creato un po’ di volatilità, anche se si tratta ormai di attività marginali per la BCE. Però, resta una flessibilità in questi acquisti che, pur se sono relativi, hanno aiutato a mantenere gli spread bassi. D’altra parte, permangono altri strumenti come il TPI (Transmission Protection Instrument). Il TPI, per esempio, serve appunto ad evitare che ad un aumento dei tassi di interesse segua un'espansione eccessiva degli spread. Comunque, si tratta più che altro di fattori psicologici per calmierare la speculazione soprattutto sui Paesi un po’ più fragili. E questo potrebbe anche essere letto nel senso di una spinta a non adottare ulteriori rialzi dei tassi come scenario prevalente, ciò che aiuta a rafforzare l’idea che non ci saranno altri incrementi dei tassi. Gli effetti del PNRR saranno sensibili o marginali? Sicuramente saranno sensibili. Magari non si percepiranno a brevissimo termine, però non possono essere secondari, perché 200 miliardi di euro di investimento per un Paese che comunque ha un livello di debito tra i più elevati al mondo, è un tema molto importante e speriamo che si riescano a introdurre anche quegli interventi strutturali in ambito sociale che potrebbero aiutare a risolvere alcuni nodi, come La Rivista · Dicembre 2023 7

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