Il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo Ma come si sta muovendo, concretamente il servizio pubblico dei media? La SSR Svizzera italiana CORSI ne ha parlato con Reto Ceschi, responsabile dell’Informazione alla RSI, Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (l’intervista completa su www.ssr-corsi.ch). “Siamo confrontati con l’IA da tempo, ma nell’ultimo anno c’è stata un’accelerazione della sua diffusione, alla quale dobbiamo rispondere, anche a livello aziendale – spiega Ceschi – Lo abbiamo fatto dotandoci di una carta che rappresenta una sorta di bussola per orientare il lavoro. È strutturata in diversi punti: trasparenza (ci impegniamo a dichiarare sempre se un contenuto è prodotto da o con l’IA), etica professionale (valgono le stesse regole anche per quanto prodotto con il supporto dell’IA), protezione dei dati e diritti d’autore. Questa carta viene costantemente aggiornata. Dato che lo sviluppo in questo settore è molto rapido, occorre dotarsi di regole interne”. “Una potenziale alleata, ma attenzione ai rischi” Ceschi riconosce che i giornalisti di solito hanno un approccio critico e talvolta anche un po’ conservatore nei confronti delle novità. Ritiene legittima la preoccupazione che la macchina possa sostituirsi alle persone. “Ma non sarà l’IA ad uccidere il giornalismo, se sapremo utilizzarla in modo attento e consapevole. È potenzialmente un’alleata, ma ci vuole grande attenzione ai rischi. Alla RSI creiamo occasioni di formazione per i nostri giornalisti su questi temi, soprattutto per non cascare nelle trappole. Lo scopo finale dell’utilizzazione di questi strumenti deve essere quello di migliorare la qualità dell’informazione, non di risparmiare tempo e persone”. Concretamente, come e quanto è presente l’IA nell’informazione RSI? “Già da tempo tutti noi la utilizziamo, soprattutto per le traduzioni e per le relazioni con il pubblico sul digitale. Per quanto riguarda le applicazioni nell’informazione, l’IA può essere vista sia come un’opportunità che come una minaccia. Io la considero uno strumento di potenziamento del giornalismo, per esempio nel lavoro di raccolta, gestione e analisi di dati. La macchina è in grado di svolgere questi compiti in pochi istanti, lasciando molto più tempo per fare il lavoro giornalistico di approfondimento, analisi e inchiesta. Ma questo tempo dobbiamo utilizzarlo bene”. Ma un giornalismo basato su informazioni raccolte e filtrate da software e algoritmi è più o meno al sicuro da rischi di disinformazione e propaganda? Ovvero, è più oggettivo un umano o un software? “L’IA – risponde Ceschi – è una creatrice di fake news, ma è anche uno strumento per smascherare i contenuti e le informazioni false, grazie all’analisi dei metadati e delle immagini. È un potenziale da non sottovalutare. Si pensi per esempio alla valanga di foto e video provenienti dai conflitti in corso nel mondo, non tutte sono autentiche. Ma spesso solo una macchina utilizzata bene è in grado di individuare i falsi”. La macchina potrebbe sostituire le persone anche alla RSI? Secondo Ceschi la macchina non sostituirà i giornalisti in redazione alla RSI, almeno per quanto riguarda il tema della scrittura automatica. “Per esempio, non è pensabile un notiziario RSI creato da una macchina. Ci sono criteri di selezione e gerarchizzazione delle notizie che sono appannaggio dei giornalisti. La conoscenza della realtà e del territorio sono ancora centrali. Inoltre, il giornalista che non potrà mai essere sostituito è quello che lavora sul campo, quello che si alza dalla sedia, esce e va a raccogliere storie, testimonianze”. L’IA – conclude il responsabile dell’Informazione RSI – può aiutare a prepararsi, fornendo in poco tempo tante informazioni su un tema che non si conosce a fondo. “Ma sia chiaro, non intendiamo utilizzare robot al posto dei nostri giornalisti”. La Rivista Società La Rivista · Dicembre 2023 63
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