La Rivista

L’Hôtellerie Suisse alla conquista del Bel Paese Dagli inizi del XVI fino a metà del XIX secolo, l’Italia fu tra le mete preferite dell’emigrazione svizzera. Prima furono i soldati mercenari che a migliaia scesero verso la vicina penisola al servizio di re, di principi, della Serenissima Repubblica di Venezia e del Papa; poi furono masse di operai e artigiani e anche di maestri artisti ticinesi, ma non solo, che abbellirono le varie città e soprattutto Roma di superbe opere. Al loro seguito arrivarono poi anche i banchieri e gli industriali tessili che impiantarono le loro fabbriche a Napoli e a Salerno. Le imprese elvetiche rappresentarono il primo serio tentativo di industrializzazione del Meridione d'Italia. Negozianti e banchieri elvetici controllavano, sin dagli ultimi decenni del XVIII secolo, quasi tutti i settori commerciali e finanziari del Regno di Napoli e di Sicilia. Dopo l’Unità d’Italia, l’interesse degli svizzeri si spostò verso tutto il nuovo Regno, le loro industrie e i loro commerci cominciarono ad espandersi anche nella parte centrale e settentrionale del Bel Paese, con cospicui investimenti in molti settori: bancario, tessile, metalmeccanico, dolciario, della ceramica, della birra, del caffè, dell’editoria e della grafica e persino della paglia. Furono loro, infatti, a produrre e a lanciare su vasta scala la moda della paglietta fiorentina, cioè di cappelli di paglia anche per le donne, decorando la cupola della versione femminile con un nastro colorato. L’invenzione del paesaggio Un settore poco sviluppato fino all’Unità d’Italia fu, invece, quello alberghiero anche se non mancavano del tutto alcuni piccoli insediamenti sparsi in diverse regioni centro-settentrionali e segnatamente in Lombardia, dove esistevano locande e alberghi gestiti da ticinesi soprattutto provenienti dalla regione di Locarno. Si trattava comunque di strutture di piccole dimensioni riservate ai pochi viaggiatori di allora. I grandi alberghieri svizzeri fecero, infatti, la loro comparsa in Italia solo nella seconda metà dell’Ottocento. Il loro sviluppo era andato di pari passo con quello dell’industria tessile che, a differenza di quella orologiera limitata alle regioni orientali del paese, si era diffusa su tutto il territorio elvetico. A partire dalla seconda metà del Settecento, gli svizzeri scoprendo, o meglio, inventando il paesaggio, con la complicità di La Nouvelle Héloïse di Jean-Jacques Rousseau (17121778), diedero prima origine al turismo sentimentale e poi, con Horace-Bénédict de Saussure (1740-1799), a quello scientifico generalizzato poi sotto il nome di alpinismo. La storia d’amore di La Nouvelle Héloïse, ambientata nei pressi di Clarens richiamò molte persone a visitare quei luoghi del Lago di Ginevra. Tanti altri furono attratti dai di Tindaro Gatani Nel corso della seconda metà dell’Ottocento, seguendo le orme di mercenari, di banchieri, di artigiani, di operai e di industriali tessili loro connazionali, anche gli albergatori svizzeri scesero in massa nella vicina Penisola, promuovendone il turismo e lo sviluppo economico. Si parlò allora di colonizzazione elvetica del settore alberghiero italiano, ma, come per quello tessile, se colonizzazione ci fu «ciò avvenne nell'unica maniera per loro possibile… in modo discreto, silenzioso, come un passo felpato» (Lorenzo Zichichi, Il colonialismo felpato, Sellerio editore Palermo, 1988). La Rivista Il Belpaese La Rivista · Dicembre 2023 41

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