strada dell’Arco Basso, a due passi dal Castello Normanno-Svevo. Certo, non è a Bari Vecchia che si percepisce l’importanza economica della città, terza nell’intero Meridione e baricentro commerciale del basso Adriatico (la Fiera del Levante è seconda solo a Milano fra le fiere campionarie italiane). La ricchezza storica della città si fa evidente piuttosto spostandosi verso sud nella rete ortogonale del quartiere Murattiano, o percorrendo il lungomare costeggiato per chilometri da edifici che alternano il Liberty di inizio Novecento alla retorica e all’imponenza dei grandi palazzi pubblici di età fascista, qui declinata tuttavia in toni di grande eleganza. La presenza di un barese – Araldo di Crollalanza – per sette anni ai vertici del ministero dei lavori pubblici in età mussoliniana non è passata senza lasciare un segno profondo nella qualità urbanistica e architettonica della città. Se Parigi avesse il mare… “Se Parigi avesse il mare sarebbe una piccola Bari”, ripetono sorridendo i baresi, scherzando ma neanche poi tanto. Il parallelo non è soltanto figurato: due secoli fa toccò addirittura al cognato di Napoleone, Gioacchino Murat, edificare la città sugli assi ortogonali dei lunghi viali modellati sui boulevard parigini. Detto questo, gli edifici che ancora oggi suscitano “oohh” di meraviglia fra i visitatori del centro di Bari sono esempi più recenti di architettura commerciale dei primi del Novecento. Come palazzo Mincuzzi, che sorge fra i negozi d’alta gamma di via Sparano (pronunciato con l’accento sulla seconda “a”): un intrico di elementi decorativi classici e neoclassici sormontati da un lanternino e una grande sfera di metallo dorato. Forse ai limiti del kitsch, ma di grande effetto, è il palazzo Fizzarotti di corso Vittorio Emanuele, singolare esempio di architettura eclettica, che con le forme gotiche della facciata stratificate su residui stilistici diversi sedimentati nel corso dei decenni, sembra trapiantata pari pari da una calle veneziana. A segnare a nord l’inizio della passeggiata sul lungomare è il Teatro Margherita, le cui forme liberty tinteggiate di rosa per decenni hanno atteso il ritorno alle antiche glorie forse segnato dal recente restauro, che lo ha riportato in vita come sede di mostre d’arte e fotografia. A sud, chiude il percorso quella che è diventata la spiaggia preferita dai baresi, e che prende il nome dallo spuntino tradizionalmente consumato al mare, “Pane e pomodoro”. E a proposito di mare: credo che poche altre città di mare professino un culto così appassionato per il suo principale prodotto, il pesce. In tutte le sue declinazioni ma con un’adorazione particolare per il crudo: cozze, cannolicchi, fasolari, ricci di mare, gamberi e gamberoni, scampi, seppioline, calamaretti. Da mangiare appena pescati, conditi al massimo con una spruzzata di pepe e limone. Il tempio principale di questa religioBari lungomare di Crollalanza al tramonto La Basilica di San Nicola ha una storia dal sapore levantino, che sembrerebbe perfettamente in linea con l’anima imprenditoriale della città La Rivista Il Belpaese La Rivista · Dicembre 2023 38
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