i trulli della Valle d’Itria aggiungono un tocco fiabesco agli itinerari dei vacanzieri. Chiese e cattedrali romaniche offrono gioia pura a chi cerca nutrimento spirituale in oasi di bellezza sedimentata nei secoli. E il mare, naturalmente, è uno dei fattori determinanti per l’ambito riconoscimento. Effetto Lolita…Lobosco Tuttavia, Bari, il capoluogo della regione, da sempre figura solo di rado nella lista delle preferenze di chi sceglie la Puglia per trascorrere una vacanza o un weekend. Anche se sarebbe il caso di dire che è stato così in passato. Perché da qualche anno tanti viaggiatori italiani alla scoperta del fascino della Puglia a Bari si fermano eccome. Magari solo per un giorno o due. Potenza dell’immaginario collettivo veicolato dalla TV. Il segreto non è un segreto per nessuno, da queste parti. Ed ha un nome: Lolita Lobosco. Gli amici baresi sono unanimi: da quando le storie giallo-rosa della fortunata serie creata dalla scrittrice Gabriella Genisi sono diventati una serie TV di Rai Uno, prodotta da Luca Zingaretti, la città un tempo snobbata è diventata una delle mete preferite dal turismo nazionale. Con tanto di tour guidati sui luoghi frequentati dalla vicequestora interpretata da Luisa Ranieri. Primo fra tutti, il centro storico: che qui, per tutti, è “Bari Vecchia”. Piccolo indispensabile excursus storico. A Bari io ci sono nato; sono cresciuto a pochi chilometri da qui, prima di trasferirmi altrove, una quarantina d’anni fa. A Bari ci andavo da bambino con i miei a fare shopping (ma allora non si diceva così), tra l’elegante via Sparano, ancora oggi baricentro commerciale della città, e il più popolare Corso Cavour (che nella parlata popolare è “corsocàvur”). Ci andavo ai tempi del liceo a rovistare fra i dischi e gli strumenti musicali del negozio Ricordi; o a spasso con la fidanzatina di allora quando bigiavamo la scuola. Ma a Bari Vecchia, a quei tempi, non ci siamo mai entrati. Non ci si andava, perché addentrarsi fra i vicoli del centro storico voleva dire con ottima probabilità garantirsi uno scippo. Le signore delle orecchiette Non che in altre zone della città si girasse molto più tranquilli. Ricordo ancora una pistola (a pallini, per fortuna) puntatami addosso nei giardini di piazza Umberto I da due ragazzini che volevano portarmi via l’orologio (riuscii a non cedere, chissà come). E ancora adesso ci sono strade dove pare sia consigliabile andare solo in caso di necessità. Invece Bari Vecchia, ormai da anni, ha cambiato completamente aspetto. Tutti i percorsi turistici cittadini partono da lì: il quartiere è diventato il baricentro della movida notturna, si è riempito di locali, ristoranti e negozietti di souvenir, i due grandi edifici religiosi – la Cattedrale di San Sabino e la Basilica di San Nicola – attirano folle di visitatori, i profumi dello street food locale – panzerotti, “sgagliozze” di polenta, focaccia, cartocci di fritto di pesce – invadono il quartiere. E sono ormai entrate nella leggenda le “signore delle orecchiette”, che ai loro banchetti allestiti sulle soglie delle abitazioni affacciate sui vicoli preparano il più celebre dei formati di pasta locale, insegnando il caratteristico colpo di pollice ai passanti invitati a provare in prima persona. Un tempo le si incontrava solo di domenica; l’impennata del turismo ha trasformato le artigiane pastaie in una presenza fissa per le strade di Bari Vecchia, e in particolare nella Sono entrate nella leggenda le “signore delle orecchiette”, con i loro banchetti allestiti sulle soglie delle abitazioni affacciate sui vicoli di Bari Vecchia La Rivista · Dicembre 2023 37
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