L’inversione di ciclo dell’occupazione Siamo passati rapidamente dagli allarmi sugli elevati tassi di disoccupazione al record di occupati, mentre il sistema produttivo lamenta sempre più frequentemente la carenza di manodopera e di figure professionali. La fase espansiva dell’occupazione, avviata già nel 2021, si è consolidata nel primo semestre di quest’anno. Tra il 2021 e il 2022 gli occupati sono aumentati del 2,4% e nei primi sei mesi dell’anno la crescita rispetto allo stesso periodo del 2022 è stata del 2,0%. Sono 23.449.000 gli occupati al primo semestre: il dato più elevato di sempre. Tuttavia, rispetto ai primi tre mesi di quest’anno, si sono ridotte le ore lavorate in tutti i settori produttivi: -3,0% nell’agricoltura, -1,1% nell’industria, -1,9% nelle costruzioni, -0,5% se si considera l’intera economia. L’Italia rimane comunque all’ultimo posto nell’Unione europea per tasso di occupazione: il 60,1%, aumentato di 2 punti percentuali tra il 2020 e il 2022, ma ancora al di sotto del dato medio europeo (69,8%) di quasi 10 punti. Se nel nostro Paese si raggiungesse il dato medio europeo, avremmo circa 3,6 milioni di occupati in più. L’industria ricettiva alla prova dei flussi turistici post-Covid La spesa complessiva dei viaggiatori stranieri in Italia è aumentata dai 21,3 miliardi di euro del 2021 ai 44,3 miliardi del 2022 (+108,1%), quella specificamente per le vacanze è salita da 10,4 a 26,6 miliardi di euro (+155,9%), quella del turismo per motivi culturali e verso le città d’arte è lievitata da 3,3 a 12,4 miliardi di euro (+274,9%). A fonte di questi imponenti flussi turistici, è avvenuta una ricomposizione dell’industria ricettiva italiana. Nel giro di dieci anni, tra il 2012 e il 2022, il numero dei posti letto disponibili nelle strutture di ospitalità è aumentato complessivamente del 9,2%, fino a superare i 5,2 milioni. Si osserva una espansione significativa della ricettività nelle strutture a 5 stelle e 5 stelle di lusso (+45,2%), e in misura più contenuta in quelle a 4 stelle (+13,9%). Gli esercizi extra-alberghieri registrano una variazione positiva del 17,8%. In particolare, l’incremento del numero dei posti letto negli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale è stato del 52,9%. Un fenomeno che riguarda soprattutto i centri storici delle città d’arte, tenuto conto che il 45,8% dei viaggiatori stranieri venuti in Italia per le vacanze nel 2022 lo ha fatto per ragioni culturali o per visitare appunto una città d’arte. La rivincita dei territori e le città porose Nei primi otto mesi di quest’anno il valore delle esportazioni italiane ha già superato i 400 miliardi di euro, segnando un incremento del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2022. A fine anno potrebbe essere superato il livello dello scorso anno (615 miliardi di euro). Più della metà del valore dell’export è realizzato all’interno dell’Unione europea (216 miliardi di euro nei primi otto mesi), ma l’incremento delle esportazioni dirette verso i Paesi extra-Ue nel periodo considerato è superiore alla media: +5,2%. Nei confronti degli Stati Uniti l’incremento è del 5,6%, il valore esportato in Cina è cresciuto del 30,0%, per i Paesi Opec l’aumento è del 10,2%. In questa fase non si è ridimensionato il protagonismo dei territori e delle città nell’economia dei flussi, dunque. Tuttavia, il patto faustiano tra le città e il turismo (e i suoi ritorni economici) ha assunto ormai un profilo critico. Nel 2022 gli esercizi alberghieri ed extra-alberghieri hanno registrato 25,8 milioni di arrivi, di cui 9,5 milioni da parte di viaggiatori nazionali e 16,3 milioni da parte di viaggiatori esteri. Roma ne ha accolti oltre 7 milioni, Milano e Venezia più di 4 milioni ciascuna. Il totale dei pernottamenti che si riferiscono ai maggiori dieci comuni ha raggiunto nel 2022 i 72 milioni, in progressivo avvicinamento agli 82 milioni registrati nel 2019, prima della pandemia. In termini di pressione sul perimetro delle dieci città, è come se ci si confrontasse, nel caso degli arrivi, con una popolazione insistente pari a tre volte la popolazione residente e, nel caso delle presenze, con una popolazione insistente pari a otto volte quella residente. Città porose, dunque, senza però la capacità di esprimere reali processi di innovazione urbanistica. Con il rischio di diventare frequentemente teatro di fenomeni di inselvatichimento e degrado. Fermenti e inquietudini sociali: l’onda lunga delle rivendicazioni dei diritti civili Le famiglie in Italia sono complessivamente 25,3 milioni. Quelle tradizionali, composte da una coppia, con o senza figli, sono il 52,4% del totale (erano il 60,0% nel 2009). Il 32,2% delle famiglie (8,1 milioni) è formato da una coppia con figli (nel 2009 la percentuale era del 39,0%). Il numero dei matrimoni si riduce (ne erano stati celebrati 246.613 nel 2008, solo 180.416 nel 2021) e oggi 1,6 milioni di famiglie (l’11,4% del totale) sono costiLa Rivista Primo Piano La Rivista · Dicembre 2023 31
RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ1NjI=