gravio del costo del denaro. Un simile scenario potrebbe così portare a un aumento dei crediti a rischio e in default previsti in crescita nel prossimo futuro, al di sopra dei livelli pre-Covid. Nei primi sei mesi del 2023 le nascite di nuove imprese continuano ad essere in flessione (del 2,3% su base annua), con una contrazione particolarmente significativa delle Srl semplificate (-7,9%) e nel settore edilizio (-8,0%). Le piccole e medie imprese che ad oggi sono considerate rischiose, rappresentano il 7,1% del totale, un dato che segna un incremento del 6,8% rispetto a fine 2022. L’analisi citata è stata svolta su 164 mila PMI, di cui 134 mila imprese di piccole dimensioni e 29,5 mila imprese di medie dimensioni. La crescita nel biennio 2023-2024 si attesterà, secondo l’analisi del Cerved, rispettivamente allo 0,7% e allo 0,8%, con un lieve incremento nel 2025 (+1%, mentre le stime OECD di novembre sono all’1,2%). Le previsioni rivelano dunque dinamiche di crescita più in linea con il potenziale fisiologico del Paese, dopo due anni di sviluppi straordinari seguiti allo shock pandemico. I consumi privati continuano a crescere nonostante l’aumento dei tassi grazie anche al calo della disoccupazione, passando dal +1,1% del 2023 al +1,4% del 2025, nonostante la forte crescita dei prezzi abbia spesso eroso il potere d’acquisto dei salari. L’export (+4,4% nel 2023, +2,0% nel 2024 e +2,9% nel 2025) continua invece a essere un elemento di forza, favorito da un tasso di cambio favorevole alle imprese italiane. L’effetto dell’aumento dei tassi avrà infine un impatto negativo sugli investimenti privati, come già riscontrato a partire dal 2023 (-1,3%). Tuttavia quelli pubblici, di traino dopo l’approvazione del PNRR, potranno stabilizzarne il livello complessivo, mantenendo positivo il livello dei consumi e dell’occupazione. La Rivista · Dicembre 2023 9
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