La Rivista

Jazz, che si svolge ogni due anni e al quale partecipano 28 jazz club svizzeri e dieci gruppi jazz di tutte le regioni linguistiche. Altrisuoni esiste ormai da trent’anni. Che cosa ricorda? Trent’anni di lavoro sono molti e quindi si può immaginare quanto sia difficile individuare qualcosa di specifico. Prima del mio impiego presso la RSI nel 2011, mi ero occupato delle prime 180 produzioni di Altrisuoni – che sono davvero numerose. Ci sono stati musicisti fondamentali come il pianista Fredy Lüscher, che purtroppo è scomparso prematuramente nel 2006. Fredy parlava molto bene l’italiano ed era per noi soprattutto nei primi anni una chiave di accesso alla musica della Svizzera interna. Ricordo che per noi era necessario costruire un catalogo; il contributo di Fredy era quindi molto importante. Il nostro lavoro come etichetta era quello di scoprire nuovi suoni e di collaborare con musicisti di varia provenienza. Qualche artista di spicco? Senza dubbio, ci sono alcune produzioni che ricordo particolarmente, ad esempio quella con il batterista Pierre Favre di Le Locle e il tubista francese Michel Godard. Questo disco era veramente “altri suoni”! Poi mi viene in mente tutta una serie di dischi in cui alcuni musicisti francesi come Franck Tortiller e Jean-Christophe Cholet hanno collaborato con musicisti svizzeri come Heiri Känzig oppure Claudio Pontiggia. All’epoca, i compiti di un’etichetta erano ben circoscritti. La vendita di musica si basava principalmente sui compact disc. Negli anni Novanta e Duemila i cd avevano un senso ed erano acquistati nei negozi. Le nostre produzioni erano distribuite per tramite dei partner specializzati in ogni Paese, anche in Giappone! Il lavoro funzionava così: noi come etichetta ci occupavamo delle registrazioni e del mastering. Poi usciva il cd che veniva messo in catalogo. I nostri distributori acquisivano le produzioni e le portavano ovunque. Il comportamento di consumo della musica è cambiato in modo massiccio, soprattutto nell’ultimo decennio. In che cosa consiste oggi il lavoro di un’etichetta? Il processo di distribuzione è completamente cambiato. Le produzioni vengono ora proposte sulle piattaforme digitali, spesso rese disponibili direttamente dal produttore. In questo contesto un’etichetta deve offrire una vasta gamma di servizi, dalla registrazione al marketing fino al booking... Non ritengo che ciò sia una cosa negativa, ma piuttosto una realtà da rispettare e che un’etichetta deve accettare. Sono convinto che etichette come Altrisuoni rimarranno indispensabili anche in futuro per la promozione di “altri suoni”. Stefano Franchini (a sinistra) e Christian Gilardi – foto scattata in occasione dell’edizione 2005 del festival “A qualcuno piace… Jazz!” che si è tenuto all’Osteria Unione di Riva San Vitale A proposito di Altrisuoni L’etichetta discografica svizzera indipendente Altrisuoni è stata fondata a Lugano nel 1993 da Christian Gilardi, Romano Nardelli e Stefano Franchini con l’obiettivo di produrre e commercializzare musica jazz svizzera e internazionale. Altrisuoni ha collaborato con importanti artisti svizzeri, ma anche con musicisti di calibro internazionale come Mike Westbrook, Lewis Porter, Simon Spang-Hanssen, Jean-Christophe Cholet, Franck Tortiller, John Aram, Bertrand Lajudie e Gilles Torrent. Attualmente il suo catalogo conta più di 450 album pubblicati. Nel 2015 l’etichetta è stata acquisita da PBR Record Ltd, una società di produzione e distribuzione discografica con sede a Yvorne nel Canton Vaud, diretta da Bruno Pepe. Da allora, l’etichetta è gestita in collaborazione con il produttore esecutivo Dimitri Loringett, già manager e comproprietario dell’etichetta dal 2005 al 2013. www.altrisuoni.com La Rivista · Settembre 2023 85

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