La Rivista

La Rivista Musica e spettacoli CChristian Gilardi, parliamo del nome: “Altrisuoni” inteso come “suoni diversi dagli altri”? In realtà il nome era stato scelto da me, assieme ai miei colleghi Franchini e Nardelli. Avevamo pensato a un’etichetta indipendente soprattutto dai circuiti mainstream che potesse rappresentare una vasta offerta di musicisti legati al jazz con un occhio di riguardo alla Svizzera. Agli inizi, come casa di edizioni musicali avevamo come obiettivo di realizzare musiche per documentari e film, ma ben presto, con la successiva creazione della label vera e propria ci siamo avvicinati alla scena della musica improvvisata. L’obiettivo era quindi di focalizzarsi solo sulla scena Svizzera? Non solo. Anzi, ci sono stati casi in cui abbiamo prodotto dischi con musicisti europei e spesso abbiamo Christian Gilardi, responsabile dell’Offerta musicale classica e jazz presso la Radiotelevisione svizzera (RSI), assieme a Stefano Franchini e Romano Nardelli è stato uno dei fondatori dell’etichetta discografica ticinese Altrisuoni, che quest’anno festeggia il suo 30° anniversario. In quest’intervista Gilardi ripercorre gli anni della fondazione e il ruolo che un’etichetta assume nei nostri giorni. trovato interessanti collaborazioni tra svizzeri, italiani e francesi. Senza dubbio, il nostro interesse principale era la scena musicale svizzera, in particolar modo quella della Svizzera italiana e delle regioni tedesche e francesi. Ad esempio, abbiamo notato che in Svizzera tedesca il jazz americano non era predominante. Era più frequente la musica improvvisata, non limitata al jazz. Questo fenomeno ci ha molto interessato come etichetta e abbiamo cercato di registrarne le espressioni su supporti sonori, che all’epoca erano i cd. Tuttavia, oggi questi supporti non sono più così diffusi. Ha fatto accenno alla scena musicale della Svizzera tedesca. Secondo lei, all’epoca si sentiva la necessità di dover aprire il sipario anche sul jazz proveniente dal sud delle Alpi? Non direi. Per noi era importante favorire lo scambio tra tutte le regioni linguistiche svizzere. Ricordo che alcuni anni dopo la fondazione dell’etichetta, precisamente nel 1996 e nel 1997, organizzavamo in Ticino un festival dal titolo A qualcuno piace… Jazz! con il quale cercavamo di superare uno dei grossi problemi del nostro Paese: ovvero, che le regioni linguistiche tendono a considerare unicamente la loro musica. Mentre gli svizzeri francesi suonavano a Ginevra e Losanna, gli svizzeri tedeschi puntavano su Zurigo, Basilea e Berna. C’era poca comunicazione. Con il nostro festival abbiamo cercato di rompere il ghiaccio e creare una piattaforma di scambio. Infatti, grazie al nostro impegno, molti musicisti provenienti da altri cantoni hanno avuto, per la prima volta, l’opportunità di proporre i loro progetti anche in Svizzera italiana. In cambio – anche se in percentuale minore – i musicisti della Svizzera italiana, in seguito, hanno avuto l’occasione di mostrare la loro realtà oltre il Gottardo. Dal 2009 il festival di Altrisuoni ha lasciato il posto al festival Suisse Diagonales ”UN’ETICHETTA DEVE OFFRIRE DI TUTTO” Intervista: Luca D’Alessandro - Foto: Altrisuoni La Rivista · Settembre 2023 84

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