La Rivista

La Rivista · Settembre 2023 75 ra di Asolo, diede vita nel castello che ancora porta il suo nome a una fastosa corte rinascimentale di “artisti, letterati e poeti” che impresse alla città un’impronta indelebile. Merita dunque un viaggio questo borgo incantevole incastonato in un pae saggio che – nei casi, purtroppo non frequentissimi, cui è stato preservato da un’urbanizzazione poco lungimirante – possiamo ancora ritrovare nei dipinti del Giorgione e di Cima dal Conegliano e che ispirò i geni del Palladio e del Canova (la Gipsoteca a Possagno dista appena un quarto d’ora di strada, percorrendo la quale ci si può fermare ad ammirare la splendida Villa Barbaro a Maser). Un importante doppio anniversario Asolo quest’anno ha festeggiato un importante doppio anniversario, la quarantesima edizione e i 50 anni dall’origine dell’ Asolo il Festival Internazionale del Film sull’Arte e di Biografie d’Artista. Si tratta nientemeno che del primo festival cinematografico dedicato al rapporto tra cinema e arti visive: mezzo secolo fa nasceva infatti, anche in seguito alle contestazioni sessantottine, per iniziativa di Flavia Paulon, critica e saggista attiva presso la Mostra del Cinema di Venezia dal 1932 al 1987 “con l’incarico particolare di curare i rapporti con i produttori italiani ed esteri e di collaborare alle ricerche e alle selezioni dei film”. Da allora la rassegna, patrocinata dall’UNESCO, avrebbe fatto scuola. Nella cittadina veneta sono state presentate oltre 8000 pellicole da ben 80 nazioni e hanno calcato il palco del teatro Eleonora Duse, sito nella rocca del X secolo che fu residenza di Caterina Cornaro, nomi del calibro di Andrej Tarkovskij, la cui pellicola Andrej Rublëv vinse il primo Gran Premio Asolo, e poi Alain Resnais, Jean Rouch, Alberto Sordi, Luciano Emmer, Giorgio Treves, Gaetano Pesce e Ingrid Bergam, cui venne assegnato nel 1977 il primo Premio Eleonora Duse. Dopo un’interruzione negli anni Novanta, nel 2001 la kermesse ha ripreso le attività con il nome di AsoloArtFilmFestival su iniziativa del promotore culturale e tenore Attilio Zamperoni e riprese a guadagnare eco internazionale sotto diverse rinomate direzioni artistiche invitando e premiando fra gli altri Mario Martone, Nicole Romine, Liu Zchenchen, e le attrici Ottavia Piccolo e Golshifteh Farahani, insignite del Premio Eleonora Duse. Restare umani La storica edizione di quest’anno era dedicata al tema Restare umani e fra gli eventi più attesi c’è stata una lectio magistralis di Federico Faggin, cui è andato il Gran Premio Asolo International e il Premio della Città di Asolo; difficile pensare a una scelta più azzeccata e lungimirante per riflettere su un tema tanto attuale. Il celebre inventore del microprocessore (nel 1971!) e del touchscreen insiste infatti da decenni, in controtendenza alla maggior parte dei suoi colleghi, sulla necessità di riconoscere l’irriducibilità dell’intelligenza umana anche rispetto alla cosiddetta intelligenza artificiale. E prosegue, anche a seguito di una sua esperienza personale di carattere quasi mistico, l’esplorazione di orizzonti schiusi ad esempio da un testo ormai classico ma ancora rivoluzionario quale il Tao della fisica di Fritjof Capra. Manipolare dati più velocemente di noi non significa comprenderli, ha spiegato lo scienziato di origine vicentina, ricordando altresì che l’industria oggi andrebbe ripensata (memori della lezione, ad esempio, di Adriano Olivetti) non solo in termini di profitto ma anche di bene comune. Faggin oggi dirige una fondazione che porta il suo nome e quello della moglie Elvia (che, come lui stesso ricorda, si è battuta affinché il suo contributo alla Silicon Valley non venisse insabbiato) che promuove lo studio della coscienza intesa come sistema quantistico anziché secondo la fisica classica. “L’intelligenza artificiale – avverte – è il nostro futuro, ma dev’essere utilizzato con intelligenza naturale, non dando al computer la capacità di prendere decisioni che devono essere basate sulla comprensione” – la quale non è, né mai sarà a suo parere, prerogativa di macchine e robot per quanto intelligenti li vogliamo considerare. Ben 500 proiezioni internazionali Il ricco programma del festival ha incluso, oltre a diversi workshop e laboratori creativi e musicali, ben 500 proiezioni internazionali. Tra queste va ricordata quella, attesissima, di Skazka - Fairytale di Aleksander Sokurov, che peraltro si ricollegava agli inizi essendo il celebre cineasta russo allievo di Tarkowski, cui, come si diceva, andò mezzo secolo fa il primissimo premio della rassegna. Sokurov è celebre per opere visionarie quali il Faust (Leone d’Oro a Venezia nel 2011) e sperimentazioni

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