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La Rivista · Settembre 2023 71 Abbiamo anche dei corrispondenti speciali ticinesi in Ucraina, perché siamo convinti che servano anche i corrispondenti italofoni”. Marchand definisce l’iniziativa “radicale” e “un attacco contro la Svizzera e la sua diversità”: “non è pericolosa solo per il servizio pubblico radiotelevisivo, ma per l’insieme della piazza mediatica svizzera, perché senza i servizi della SSR, le porte sarebbero aperte a piattaforme e canali stranieri. La concorrenza non è in agguato all’interno, ma all’esterno”. Molti editori privati vorrebbero infatti veder ridimensionata l’offerta gratuita della SSR sui canali digitali, vista come concorrenza sleale nei loro confronti. Nell’intervista, Marchand spiega però che il mandato del servizio pubblico è anche quello di essere presente là dove si trova il suo pubblico. “Migliaia di posti di lavoro a rischio” Anche i sindacati SSM e Syndicom non usano mezzi termini nel mettere in guardia contro la pericolosità di una proposta solo apparentemente moderata rispetto alla No Billag del 2018 (che prevedeva l’eliminazione totale del canone radiotv ed è stata respinta chiaramente dal 71,6% dei cittadini). Come affermato in un comunicato stampa, «se l’iniziativa anti SSR dovesse ottenere la maggioranza alle urne, ciò comporterebbe un drastico taglio dell’offerta di servizio pubblico quadrilingue della SSR nelle diverse regioni e la diversità di oggi non potrà più essere mantenuta. Questo avrebbe come conseguenza un forte indebolimento dell’intero settore mediatico svizzero e la perdita di migliaia di posti di lavoro». I programmi di risparmio previsti per la SSR rappresentano un pericolo, perché indeboliscono la coesione della Svizzera. Contrariamente a quanto affermano gli iniziativisti, i media privati non trarrebbero alcun beneficio da ciò. Anzi, «come società, dobbiamo rafforzare la SSR e tutti i media indispensabili per un giornalismo informativo e variegato». In campo l’Alleanza Diversità mediatica In prima linea contro l’iniziativa c’è anche l’Alleanza Diversità mediatica, gruppo interpartitico che difende il servizio pubblico dei media, costituito prima ancora dell’avvio della raccolta di firme. Le adesioni sono 1.500, tra politici di vari schieramenti e rappresentanti della società civile. In un comunicato inviato all’indomani della consegna delle firme hanno ribadito come «l’approvazione di questa iniziativa sfocerebbe nel dissanguamento della radio e della televisione svizzere. La diffusione di retroscena, cultura e divertimento da tutte le quattro regioni linguistiche del Paese è centrale per la coesione nazionale. In realtà si tratta di una “No Billag 2”. La conseguenza della sua approvazione significherebbe più centralizzazione, meno Svizzera». L’iter che porterà al voto è ancora lungo, per il momento il Consiglio federale ha sospeso il rinnovo della Concessione ed entro un anno prevede di avere una visione complessiva della SSR, tenendo conto anche dell’iniziativa “200 franchi bastano!”. Intanto dovrà elaborare un messaggio all’indirizzo del Parlamento. Si dovrà anche valutare l’eventuale presentazione di un controprogetto. Seguirà il consueto iter parlamentare, per arrivare alla votazione popolare verosimilmente nel 2025-2026. Il direttore generale SSR Gilles Marchand

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