La Rivista · Settembre 2023 70 Servizio pubblico dei media PLURILINGUISMO E COESIONE NAZIONALE SOTTO PRESSIONE Pericolosa. Antidemocratica. Incostituzionale. Così viene definita l’iniziativa “200 franchi bastano” - che mira a ridurre il canone radiotelevisivo dagli attuali 335 franchi a 200 - da diversi enti che sostengono il servizio pubblico radiotelevisivo. In agosto sono state depositate oltre 126.000 firme alla Cancelleria federale. Per la SSR Svizzera italiana CORSI, la società regionale SSR che rappresenta il pubblico della RSI, l’iniziativa (lanciata da Udc, Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam) e Giovani liberali-radicali) “è un chiaro attacco politico alla SSR”. Inoltre “appare problematica soprattutto per le minoranze linguistiche, considerato che la SSR con la sua attuale offerta quadrilingue, contribuisce in modo significativo alla coesione nazionale”. Che cosa propone l’iniziativa La proposta di modifica costituzionale prevede di mantenere solo l’imposizione alle economie domestiche private, eliminando quella per le imprese. Le emittenti private continuerebbero a beneficiare della loro quota di canone, mentre la SSR vedrebbe praticamente dimezzato il proprio budget. Secondo gli iniziativisti, l’offerta quadrilingue della SSR dovrebbe comunque essere mantenuta. La concorrenza delle piattaforme Affermazione nettamente smentita da chi la SSR la conosce bene, come il direttore generale Gilles Marchand, che in un’intervista apparsa sul SonntagsBlick ammonisce: “è impossibile fornire un buon Telegiornale per il Ticino con la metà dei soldi del canone”. Un finanziamento pubblico limitato a 700 milioni di franchi impedirebbe infatti di attuare il mandato dell’azienda, mettendo in pericolo il modello decentralizzato che oggi favorisce la coesione nazionale. “E lo sport? E la fiction? – aggiunge i direttore - Volete privarne i ticinesi (o gli italofoni in generale, ndr.) ? Non sono i talk-show ad essere cari, quello che costa sono i diritti e la produzione. La Rivista Società di Giorgia Reclari Giampà
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