La Rivista

capacità. Si pensi in particolare all’olfatto. Nello scorrere alcune informazioni su internet mi ha colpito scoprire a questo proposito quanto noi umani siamo scarsamente dotati nei confronti della specie canina. Si legge che l’olfatto umano ha circa 5 milioni di recettori olfattivi, quello dei cani più di 200 milioni! L’essere umano ha inoltre una debole memoria olfattiva, limitata a odori particolarmente intensi. I cani riescono invece a identificare qualsiasi odore anche a distanza di settimane. Per sfruttare appieno tale talento devono però – al pari di altre specie viventi – esercitarlo e non essere bloccati da stati emozionali di stress e paura. Il cinema e le serie televisive hanno fatto apprezzare al grande pubblico, anche a noi non-proprietari-di-cani, le qualità di mitici eroi a quattro zampe i cui talenti risultavano determinanti nello scovare pericolosi delinquenti, risolvere enigmi, salvare vite umane, o ancora nel ritrovare la strada di casa e ricongiungersi al proprio amato padrone dopo mille avventure. Chi non ha visto o almeno sentito parlare del Commissario Rex, di Lassie, di Rintintin? E non pochi ricorderanno Argo, il commovente cane di Ulisse! Probabilmente non è però lo strepitoso talento dell’olfatto ciò che determina il successo odierno del cane in quanto partner di vita di molte persone. Viene allora da chiedersi quali bisogni siano all’origine del piacere che l’umano prova nel condividere la vita quotidiana con il suo cane e nell’adottarlo come membro a pieno titolo del proprio nucleo familiare? Provo a fare tre ipotesi. C’è il bisogno funzionale di fare cose che altrimenti per pigrizia o per disposizione psicologica non faremmo, come alzarci presto al mattino per nutrire una creatura che ha bisogno di noi, uscire due o più volte al giorno per fare una passeggiata con lui, occuparsi di un altro essere anziché essere costantemente concentrati su sé stessi, magari in preda alle energie negative di un cronico vittimismo. C’è il bisogno, da parte di coppie con progetti genitoriali, di allenarsi per questo impegnativo futuro compito mettendosi nel frattempo alla prova con un cane. È un tema trattato nel film Io & Marley del 2008 che ha fatto divertire innumerevoli platee di spettatori. Nel film una coppia decide di adottare un indisciplinatissimo Golden Retriever il quale, nonostante la montagna di guai che riesce a combinare, diventerà un membro irrinunciabile del loro quotidiano. In fondo, l’aver sopportato e persino essersi affezionati a un cane sfrenato e disobbediente come Marley ha rassicurato la coppia sulla solidità della loro unione e sulla loro “resilienza” di fronte alle sfide relazionali di ogni tipo. Compresa quella di mettere al mondo dei bambini, e senza licenziare il cane! La terza ipotesi è che (contrariamente al caso molto speciale dell’incontrollabile Marley), in genere i cani che condividono il quotidiano degli umani non deludono le aspettative. Che sia questo un elefante invisibile del successo della relazione fra le specie homo sapiens e canis familiaris? Provo a rifletterci nel paragrafo seguente. Il cinema e le serie televisive hanno fatto apprezzare al grande pubblico. Chi non ha visto o almeno sentito parlare del Commissario Rex, di Lassie (foto), di Rintintin? La Rivista Elefante invisibile1 La Rivista · Settembre 2023 60

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