La Rivista

zione, che non ebbe, tuttavia, successo dappertutto. Solo dodici Cantoni, che costituivano, comunque, la maggioranza della popolazione si rigenerarono, facendo della Svizzera e del Belgio, gli unici due Paesi europei a regime liberale, mentre tutti gli altri avevano rafforzato la loro politica reazionaria. Grazie ai programmi dei liberali, per combattere la poverta e difendere la popolazione dalle malattie, furono finanziate molte opere pubbliche. Mentre i riformatori facevano di tutto per rigenerare la Svizzera, i reazionari conservatori continuavano a sognare un ritorno all’ Ancien Regime, provocando continue proteste popolari. Una delle piu gravi sollevazioni fu quella del 22 novembre 1832 a Uster, dove, nel secondo anniversario della manifestazione di protesta che aveva visto 12.000 persone chiedere una nuova costituzione cantonale, la tessitura meccanica Pfister & Korrodi fu presa d’assalto e incendiata da una folla di rivoltosi. L’intervento dell’esercito porto all’arresto di 75 persone, che, poi, furono severamente punite. Ai problemi interni si aggiunse tutta una serie di incidenti diplomatici con le Potenze europee, che reclamavano la consegna dei loro sudditi rivoluzionari, che avevano trovato accoglienza nei Cantoni liberali. Austria, Baviera, Prussia, Russia chiedevano provvedimenti e minacciavano ritorsioni, la Dieta federale poteva limitarsi solo a fare delle raccomandazioni e intanto i profughi restavano dov’erano o al massimo si spostavano da un Cantone all’altro per rendersi irreperibili. Il Patto Rossi Tra i rifugiati in Svizzera c’era anche il toscano di Carrara Pellegrino Rossi (1787- 1848), economista, criminalista, diplomatico e statista, stabilitosi a Ginevra, dopo essere stato Commissario generale di Gioacchino Murat, che voleva ritornare sul trono del Regno di Napoli, prima di essere ucciso, il 13 ottobre 1815, a Pizzo Calabro. Ottenuta la cattedra del corso di giurisprudenza applicata al diritto romano, Pellegrino Rossi dominava la scena culturale e politica della citta tanto che il Consiglio di Stato non esito a concedergli, l’11 aprile 1820, la cittadinanza ginevrina a titolo gratuito. Da quel momento iniziava per il nostro professore quella folgorante carriera politica, ulteriormente agevolata dalla sua unione contratta, il 1° maggio di quello stesso anno 1820, con Giovanna Carlotta Melly, una ginevrina di madre tedesca. A pochi mesi dalla concessione della bourgeoisie, i Ginevrini tributarono a Pellegrino Rossi il trionfo, eleggendolo, terzo su 55 candidati e con 715 voti su 972, a far parte del Consiglio rappresentativo della citta. Per oltre un decennio egli domino la vita politica e culturale non solo locale, ma di buona parte della Svizzera. La sua grande occasione si presento quando, tra i conservatori liberali si apri il dibattito sull’opportunita di cambiare il Patto del 1815. In un momento tanto difficile, egli cerco di mantenersi apparentemente neutrale, esprimendo il suo punto di vista attraverso le colonne di Le Federal, un giornale da lui fondato a Ginevra nel 1832. Nessun altro meglio di lui, non solo per l’indiscussa competenza ed esperienza, ma forse anche per il fatto di essere svizzero acquisito e quindi libero da preconcetti, poteva assumere quel ruolo di intermediario tra le parti. Le sue tesi convincenti gli valsero l’elezione prima a membro della commissione incaricata di preparare il progetto di nuova costituzione federale e dopo, addirittura a relatore ufficiale, facendone l’anima della delicata discussione. Della redazione materiale era stato incaricato il presidente della commissione, il sangallese Gallus Jacob Baumgartner (1797-1869), mentre a La moneta che celebra la prima Costituzione federale del 1848, presentata dalla consigliera federale Karin KellerSutter, è stata realizzata dall’artista solettese Peter Salzmann. Da un lato la moneta riporta in maniera simbolica il preambolo della Costituzione. Sull’altra faccia è raffigurata madre Helvetia con la bandiera svizzera e una colomba portatrice di pace. La moneta commemorativa è disponibile in due versioni: in argento del valore nominale di 20 franchi (ne sono stati coniati 10’000 pezzi) e in oro del valore di 50 franchi (5’000 pezzi). La Rivista Cultura La Rivista · Settembre 2023 50

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