La Rivista

La prima Costituzione italiana A nulla erano valsi gli interventi dei tanti volontari, tra cui quelli al comando di Giuseppe Garibaldi e di Goffredo Mameli, l’autore del testo del Canto degli italiani, futuro Inno nazionale, che morì, il 6 luglio del 1849, all’età di appena 21 anni, in seguito a una ferita infetta riportata durante la difesa di quella Repubblica Romana. Nel breve periodo di cinque mesi, la giunta della Repubblica Romana riuscì, tuttavia, a gettare le basi per una Costituzione. Con un proclama «ai popoli degli stati romani», quella giunta dichiarava di assumere «un tanto ufficio provvisoriamente e temporaneamente in fino a che una Costituente degli stati romani avrà deliberato intorno al nuovo ordine politico». La giunta decideva quindi di indire le elezioni, per dare al popolo «una fedele e universale rappresentanza, munita di tutti i poteri». Dopo appassionanti discussioni sulla forma da dare al Alla abrogazione generale degli Statuti resisteva solo quello piemontese. Anche quello pontificio era stato infatti revocato già subito dopo l’uccisione di Pellegrino Rossi, avvenuta il 15 novembre 1848. Il giorno dopo Pio IX, cedendo «a diverse suggestioni e pressioni», fuggiva da Roma, rifugiandosi a Gaeta sotto la protezione di Ferdinando II di Borbone. La fuga del Pontefice fu seguita da «un periodo convulso di incertezze e di trattative». Fu quindi costituita una «provvisoria e suprema giunta di stato» con il compito di esercitare «tutti gli uffici pertinenti al Capo del Potere esecutivo». Il 9 febbraio 1849 veniva fondata la Repubblica Romana, nota anche, considerando quella del periodo napoleonico, come Seconda Repubblica Romana con alla testa il triunvirato composto da Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini e Aurelio Saffi. Essa durò poco, appena cinque mesi, fu, infatti, soffocata dall’intervento francese che permise il ritorno di Pio IX in Vaticano. nuovo Stato, l’8 febbraio 1849, alla vigilia della fondazione della stessa Repubblica, fu varato un decreto con il quale: - veniva proclamata la fine del potere temporale del Papato; - si assicuravano al Pontefice «tutte le guarentigie necessarie per la indipendenza nell’esercizio della sua potestà spirituale»; - si assumeva come forma di governo «la democrazia pura» ed il nome di Repubblica romana; - si richiamava il principio di nazionalità comune come regola dei rapporti «col resto d’Italia». Un’apposita commissione elaborò allora un progetto costituzionale democratico e laico, che ebbe come ispiratore Giuseppe Mazzini e come relatore Cesare Agostini, nato a Foligno nel 1803, che, dopo l’arrivo delle truppe francesi fu costretto ad andare in esilio a Londra, dove si spense nel 1854. Quella Costituzione, tra l’altro, prevedeva: I. La sovranità è per diritto eterno nel popolo. II. Il regime democratico ha per regola l’eguaglianza, la libertà, la fraternità. Non riconosce titoli di nobiltà, né privilegi di nascita o di casta. VII. Dalla credenza religiosa non dipende l’esercizio dei diritti civili e politici. VIII. Il Capo della Chiesa Cattolica avrà dalla Repubblica tutte le guarentigie necessarie per l’esercizio indipendente del potere spirituale. Art. 3. - Le persone e le proprietà sono inviolabili. Art. 4. - Nessuno può essere arrestato che in flagrante delitto, o per mandato di giudice, né essere distolto dai suoi giudici naturali... Nessuno può essere carcerato per debiti. 4 marzo 1848: Carlo Alberto firma lo Statuto Albertino La Rivista · Settembre 2023 43

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