La Rivista

1948-2023: 75 anni di Costituzione italiana «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» La Costituzione indica tutto quel complesso sistematico di norme che, con valore giuridico, sanciscono la struttura e le funzioni di uno Stato, stabilendo i principi ai quali esso deve attenersi nell’assolvimento dei suoi compiti istituzionali e regolano anche i rapporti con e tra gli stessi cittadini. Costituzione e Statuto In uno Stato democratico essa è il frutto di un’ampia e particolareggiata discussione tra i rappresentanti di tutte le categorie di cittadini e quindi di una votazione popolare (referendum) che ne approvi il testo a larghissima maggioranza. Se questa legge fondamentale su cui si regge uno Stato è, invece, emanata dall’alto, cioè a dire è concessa o imposta da chi detiene il potere, prende il nome più proprio di Statuto. Le Costituzioni risorgimentali italiane sono dette infatti Statuti perché non esprimevano la volontà popolare, ma erano frutto di un personale atto di liberalità compiuto dal sovrano e caratterizzato da molte limitazioni e restrizioni. Quegli Statuti non avevano un carattere permanente e il compito di guida sicura per i cittadini, perché potevano essere abrogati, per volere dello stesso sovrano in qualsiasi momento. Tra gli Statuti risorgimentali ricordiamo il primo, quello concesso da Ferdinando II di Borbone delle Due Sicilie il 29 gennaio 1848, per calmare il popolo in rivolta. Sotto la spinta di quel Quarantotto rivoluzionario, mentre in Svizzera si varava la prima Costituzione democratica e liberale della storia, gli altri Stati italiani seguivano l’esempio borbonico, varando loro statuti: l’11 febbraio Leopoldo II in Toscana; il 4 marzo Carlo Alberto di Savoia in Piemonte; il 14 marzo lo stesso papa Pio IX a Roma. Lo Statuto dello Stato pontificio fu opera del ministro Pellegrino Rossi, politico toscano naturalizzato ginevrino, che aveva già elaborato un progetto di un Patto federale svizzero. Agli inizi del ‘48, l’Italia, ad esclusione del Lombardo-Veneto, all’epoca ancora sotto il dominio dell’Austria, e dei ducati di Parma e di Modena ad essa legati da stretta alleanza, era divenuta tutta costituzionale. Come conseguenza, anche se in modo molto limitato, si ebbe una maggiore libertà di stampa, di movimento dei cittadini, di commercio, di rappresentanza parlamentare, fino ad allora riservata ai soli nobili nominati direttamente dai sovrani. Nonostante tutti i loro limiti, gli Statuti del ‘48 furono, comunque, un atto decisivo iniziale per una nuova organizzazione dello Stato. Domata la ventata rivoluzionaria, che aveva messo a ferro e fuoco mezza Europa, investendo in pieno anche l’Italia, la Restaurazione imposta dall’assolutismo austriaco più retrivo, avrebbe spazzato via tutti gli Statuti concessi e con essi le più elementari libertà. di Tindaro Gatani La Rivista Cultura La Rivista · Settembre 2023 42

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