La Rivista

aveva frenato in precedenza, tutte queste previsioni indicano rallentamenti rispetto al 2022 e d’altronde ciò appare inevitabile se si considerano le forti tensioni economiche e geopolitiche internazionali. Ma bisogna dire al tempo stesso che in tutte queste previsioni, con l’eccezione di quelle per la Germania in recessione quest’anno e poi in parziale ripresa il prossimo, non ci sono segni negativi annui. E osservando l’insieme di queste cifre si può vedere come la Svizzera nel complesso si stia difendendo bene, ancora una volta. L’inflazione È interessante anche guardare a ciò che accade sul versante del rincaro. Nell’agosto di quest’anno il tasso di inflazione svizzera su base annua si è fermato all’1,6%, una percentuale che è ben al di sotto del picco del 3,5% di un anno prima e che è nella fascia 0%-2%, che rappresenta l’obiettivo della Banca nazionale. Questa fascia è però da calcolare in media annua, alcuni mesi non bastano; la BNS, dunque, si è presa in settembre una pausa ma non esclude altri rialzi dei tassi, dipenderà dall’evoluzione dei prezzi. L’istituto centrale elvetico prevede medie annue di inflazione in Svizzera del 2,2% sia per il 2023 sia per il 2024 e dell’1,9% per il 2025. La SECO ha qualche dose di ottimismo in più e prevede il 2,2% per quest’anno e l’1,9% già per l’anno prossimo. A limitare l’inflazione elvetica contribuisce anche la forza del franco, che rende di fatto meno care le importazioni. Nelle maggiori aree economiche l’inflazione pure è calata nel corso del 2023, ma i livelli restano ben più alti di quello svizzero. Considerando i dati disponibili sino a settembre, si può vedere come negli Stati Uniti l’inflazione su base annua in agosto fosse del 3,7%. Nell’Eurozona nello stesso mese era del 5,2%. Nel Regno Unito l’inflazione, sempre in agosto, è stata del 6,7% (indice CPI). In Giappone nello stesso mese è stata del 3,2%. In Cina il rincaro in agosto è stato dello 0,1%. Ad eccezione appunto dell’economia cinese, che ha assetti diversi rispetto a quelli delle economie pienamente di mercato, per il resto tutte le aree maggiori hanno rincari superiori a quello elvetico, nonostante i progressi registrati nei mesi scorsi nella battaglia contro il rincaro alto. La tradizionale linea anti inflazione, attuata con rigore dalla Svizzera anche in passato, ha permesso di limitare i danni nell’ondata di rincari che ha caratterizzato il 2022 e parte del 2023. Il mercato del lavoro Secondo la SECO a determinare il rallentamento dell’economia svizzera sono, oltre al passo più lento dell’economia mondiale, soprattutto il freno agli investimenti provocato dai rialzi dei tassi di interesse decisi sin qui e alcuni ostacoli alla crescita delle esportazioni, dovuti sia al contesto globale sia all’apprezzamento del franco. Quest’ultimo elemento costituisce l’altra faccia, quella non positiva, della forza della moneta. Di contro, la tenuta dell’economia elvetica e dunque l’assenza di recessione annua sono determinate soprattutto dal livello soddisfacente dei consumi privati e dalla buona situazione del mercato del lavoro. Questi ultimi due fattori hanno chiaramente un legame, infatti è anche la disoccupazione bassa a contribuire al sostegno dei redditi e dei consumi. In agosto il tasso elvetico di senza lavoro si è attestato al 2%. La media annua della disoccupazione svizzera secondo la SECO è stata l’anno scorso del 2,2% sarà del 2% quest’anno e del 2,3% il prossimo. Nonostante questo aumento previsto, i livelli restano contenuti rispetto a quelli della gran parte degli altri Paesi sviluppati. Per dare un’idea, ricordiamo che nell’agosto di quest’anno il tasso di disocLe previsioni della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) e della Banca nazionale svizzera (BNS), sull’onda non soltanto del rallentamento mondiale ma anche più specificamente della discesa temporanea in atto in Germania, hanno confermato che la Confederazione è in rallentamento economico, sì, ma sta evitando una vera recessione. La Rivista · Settembre 2023 12

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