La Rivista

guente aumento dei tassi d’interesse. Scosse che si sono innestate su un contesto internazionale col ritorno della politica industriale attiva e ad una regionalizzazione degli scambi. In particolare, il persistere dell’inflazione e il continuo e deciso rialzo dei tassi, si ripercuote sul costo dei finanziamenti e sul credito richiesto e concesso, come sugli investimenti. Dopo otto anni di tassi d’interesse sul rifinanziamento inferiori o pari a 0,25 punti, in un anno (da luglio 2022) si sono raggiunti 4,00 punti. La dimensione delle imprese italiane rimane poi troppo piccola, specie al Sud. Tale struttura dimensionale può rappresentare un indice di una serie di difficoltà che impattano sulla competitività. Aumentano anche le sfide per il futuro. La transizione richiede ingenti investimenti e competenze adeguate. Ci troviamo però in un momento storico in cui l’Italia dispone delle risorse per rendere possibile il superamento delle difficoltà. Il PNRR rappresenta infatti un’opportunità la cui attuazione dev’esser mirata a costruire un Paese moderno, efficiente, inclusivo e sostenibile, seguendo l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze: di genere, generazionale, di territorio e competenze, commenta l’analisi. Sul fronte degli investimenti, oltre ai ritardi strutturali, si registra una situazione di incertezza, legata al tema delle “rimodulazioni”. Alcune misure sono state spostate dal PNRR su altre programmazioni, come quella dei Fondi Strutturali o di Sviluppo e Coesione, con tempi più lunghi rispetto al 30 giugno 2026. Il processo di cambiamento passa anche attraverso le competenze, tanto degli imprenditori quanto dei collaboratori. Una spinta sulle PMI ad accelerare la transizione sostenibile viene dalle regole bancarie che devono rendere trasparente la quota delle proprie esposizioni, verso attività economiche sostenibili con la valutazione dei rischi ESG nei processi di concessioni al credito. Vanno poi rafforzate le garanzie pubbliche mentre le condizioni del credito e la necessità per le PMI di ricorrere a strumenti di finanza alternativa, aprendo il capitale a investitori esterni. PMI crescono ma calano gli addetti Dopo la contrazione pandemica del 2020, nel 2021 si osserva un ritorno alla crescita del numero di PMI in Italia. In base agli ultimi dati demografici, si stimano 163.551 PMI nel 2021, il 4,2% in più rispetto al 2020 e il 2,3% in più rispetto al 2019. Nel 2021 viene così recuperato il calo dell’1,8% osservato nel 2020. L’aumento delle PMI si è manifestato in tutta Italia. L’incremento più deciso si registra nel Mezzogiorno (+5,3%), nonostante i risultati negativi della Sardegna (-9,7%). Nel 2021, la seconda area in termini di crescita è il Nord-Est (+4,5%), con l’incremento più contenuto nel Nord-Ovest (3,3%). Gli incrementi maggiori si osservano in Molise (+10,9%), Puglia (+7,6%) e Calabria (+7,4%); i più contenuti in Piemonte (+3%), Trentino-Alto Adige (3,1%) e Lombardia (3,3%). Il Molise è la regione in cui si osserva il maggiore incremento del numero delle PMI rispetto al 2019 (13,6%); seguita da Basilicata (9,4%) e Calabria (8,8%). I dati sull’occupazione mostrano che nel 2020 gli addetti delle PMI son calati del 3,1% a 4,3 milioni. Il decremento è legato alle difficoltà affrontate dalle piccole imprese (-4,2%), che hanno sofferto di più la crisi pandemica. Il Nord-Ovest si conferma l’area col maggior numero di addetti (1,5 milioni pari al 34,9% dell’intera forza lavoro PMI) ed è l’uLa Rivista · Settembre 2023 8

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