la Rivista Luglio-Settembre 2023 n. 03 - Anno 114 “La Costituzione è la nostra Bussola. Il suo rispetto è il nostro primario dovere” (Sergio Mattarella) Costituzione italiana 75 anni 175 anni Costituzione federale
Giangi Cretti Direttore gcretti@ccis.ch La Rivista Editoriale Eppure, per quanto oscurato dalle polemiche, l’anniversario ha fornito il destro, e rivitalizzato l’estro, per svelare un patrimonio di risorse morali ignoto ai più, ma esistente. Ne è emersa così la natura della Costituzione come progetto di vita sociale. Infatti, la Costituzione non è un “regolamento”, che dice ciò che si può e ciò che non si può, riducendo i cittadini ad individui passivi, supini osservanti. Non è neppure un codice di condotta, sul tipo d’un codice penale, che mira a reprimere comportamenti difformi dalla norma. È invece la proposta d’un tipo di convivenza, secondo i principi ispiratori che essa proclama. “Sancisce” ma non sanziona, “riconosce”, “garantisce”, “rimuove”, “promuove”, “favorisce”, “tutela”: tutte formule che indicano obiettivi per l’avvenire. La Costituzione guarda avanti e richiede partecipazione attiva alla costruzione del tipo di società ch’essa propone. Vuole suscitare energie, non spegnerle. Vuole coscienze vive, non morte. Che dovrebbero trovare la loro ragion d’essere in una parola: Politica, cioè costruzione della pòlis. La Costituzione è una proposta, non un’imposizione. L’anniversario ha anche alimentato il sospetto, in questo caso fortemente corroborato dalle polemiche, che sia ignota: non solo a gran parte dei cittadini, ma anche a molti di coloro che, ricoprendo cariche pubbliche, spensieratamente le giurano fedeltà, probabilmente senza avere la piena consapevolezza di ciò che questo significhi. La Costituzione, è stato detto, è in Italia “la grande sconosciuta”. Ma c’è una differenza tra l’ignoranza dei governanti e quella dei governati: i primi, ignoranti, credono di poter fare quello che vogliono ai secondi; costoro, a loro volta ignoranti (e spesso ignorati), si lasciano, talvolta, fare dai primi quello che questi vogliono. In tal modo, l’ignoranza, anche, ma non solo, in questo campo, si conferma un instrumentum regni dei potenti contro gli impotenti. Ecco, dunque, che forse la prima insidia da cui la Costituzione deve guardarsi è l’ignoranza. Perché una Costituzione ignorata equivale a una Costituzione abrogata. Non fosse però che, almeno a parole, in generale concordiamo: la Costituzione è la base solida su cui si poggia la nostra convivenza civile, il nostro essere comunità di uomini e donne uniti da regole e valori condivisi. Che sono i fondanti di democrazia, libertà, solidarietà e pluralismo culturale, che la Costituzione esprime. Strumenti che servono per partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale. Sicuramente con l’intento di diffonderne la conoscenza collettiva, vari e ben intenzionati si sono succeduti i tentativi di presentarla, ricorrendo all’artificio della metafora. Da quelli più semplici e immediati a quelli più immaginifici. Così la Costituzione, di volta in volta, è equiparata a un albero, che dobbiamo curare ogni giorno, se desideriamo raccoglierne i frutti; ad una fiaba senza tempo e senza età, che ognuno deve conoscere per vivere in armonia rispettando le regole, le persone e l’ambiente; ad un vascello che trasporta lontano. Suggestiva, perfino poetica, sicuramente condivisibile, quella proposta da Benigni al Festival di Sanremo che, in naturale sintonia con il contesto canoro, ha definito la Costituzione un’opera d’arte, che canta: la libertà e la dignità dell’uomo. In ogni parola sprigiona una forza evocativa e rivoluzionaria*, proprio come le opere d’arte, perché è uno schiaffo a tutto il potere. Ci fa sentire che possiamo vivere in un mondo giusto e bello, ci fa sognare che è possibile. Fra le tante, puntuale, centrata e risolutiva - non poteva essere altrimenti - quella del presidente Mattarella: la Costituzione è la nostra bussola, “Il suo rispetto è il nostro primario dovere”. Per noi che viviamo nel III millennio, abituati (assoggettati?) al GPS e a Google Maps, la bussola può sembrare uno strumento arcaico (un po’ come taluni ritengono la Costituzione). Nei fatti, è stata una delle invenzioni fondamentali per il progresso della civiltà. Allo stesso modo in cui la Costituzione è fondamentale per l’affermarsi e il perpetuarsi della democrazia. Non stupisca che, con la sua similitudine, sia il presidente Mattarella a cogliere il senso profondo della Costituzione. Come ci ha ricordato Benigni nella sua perorazione sanremese, tra coloro che siamo soliti definire ‘padri costituenti’ c’era Bernardo Mattarella, padre dell’attuale Presidente della Repubblica. Ne deriva, che il Presidente e la Costituzione hanno avuto lo stesso padre. La Costituzione è quindi sua sorella. Come dubitare che non la conosca bene? *nel senso che gli conferisce Charles Péguy: la rivoluzione sociale o sarà morale o non sarà È un’impressione che condivido. Il 75° anniversario dell’approvazione ed entrata in vigore della Costituzione repubblicana, che in altri tempi avrebbe suscitato maggiore interesse, è passato abbastanza in sordina. Messo in secondo piano dal rincorrersi delle emergenze, ma anche (tatticamente?) silenziato, con superficialità alternata a spocchiosa arroganza, è stato recentemente riesumato, suo malgrado, a corollario di spiazzanti quanto pretestuose (distraenti?) polemiche sul diritto (inviolabile?) a dire la propria: in qualsiasi caso, in qualsiasi forma, da qualsiasi pulpito, scomodando a nobile supporto l’articolo 21, rivendicando, per sovrappiù, il diritto all’odio. In questo caso, senza trovare alcun appiglio costituzionale, ma addomesticandone alla bisogna, rovistando ed estrapolando qua e là. A rovesciare quelle che sono sembrate dis cussioni sortite da un mondo al contrario - nel quale solo per intenzionale provocazione o per mera e incolpevole disperazione è possibile riconoscersi - ci ha pensato Mattarella, rimettendo il campanile al centro del villaggio. La Costituzione è nata per “superare, espellere l’odio, come misura dei rapporti umani. (...) Le nostre istituzioni sono basate sulla concordia sociale, sul perseguimento — attraverso la coesione, dunque la solidarietà — di sentimenti di rispetto e di collaborazione: l’amicizia riempie questi rapporti, rendendoli condizione per la felicità”, contro tutti i “pretesti per alimentare i contrasti. Siano la invocazione di contrapposizioni ideologiche; la invocazione di caratteri etnici; di ingannevoli, lotte di classe; o la pretesa di resuscitare anacronistici nazionalismi”. Difficile non concordare. Effettivamente, la Carta è nata – dopo il nefasto ventennio fascista culminato nella seconda guerra mondiale - come una promessa alle generazioni future. Voluta, come ebbe a dire Pietro Calamandrei, per debellare il dolore e per ridurre la maggior quantità possibile di infelicità. In questo senso la Costituzione, come la democrazia, è un paradosso, perché chiede a tutti le virtù di pochi, rappresentando, al contempo, un debito di riconoscenza, ben espresso dalla formula coniata da Churchill: “mai tanti dovettero così tanto a così pochi”.
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SOMMARIO 29 Calabria Straordinaria Dalla costa al mare Immersi nella natura e nell'avventura La Calabria nel piatto… … e nel bicchiere 1948-2023: 75 anni di Costituzione italiana 1 Editoriale 7 Italiche Le stime dell’European House Ambrosetti 11 Elvetiche Così la Svizzera naviga anche con acque agitate 15 Europee Al Parlamento europeo lo stato dell’Unione 18 Novità in Gazzetta Ufficiale 22 Il recente accordo tra FINMA, CONSOB e Banca d'Italia: stato dell'arte e prospettive per l'accesso al mercato italiano 26 Sostenibilità e impresa: trasparenza e credibilità come fattore di successo 37 La leggerezza dell’essere Napoli Fatti effimeri e positivi sulla città sempre bersaglio di critiche In Copertina La Costituzione è la bussola della democrazia ccis.ch/la-rivista 42 40 L’Hi-Tech della Campania incontra l’ecosistema tecnologico svizzero 48 1848-2023: 175° anniversario della Costituzione svizzera 54 Visioni del Tempo Gli orologi scheletrati: opere d’arte in miniatura 58 Elefante invisibile Umani & cani: una relazione di successo … 62 La lingua batte dove… Chiudete serrande e finestre! 66 Io sono cultura 2023, il rapporto annuale di fondazione symbola e unioncamere. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi 70 Servizio pubblico dei media Plurilinguismo e coesione nazionale sotto pressione La Rivista · Settembre 2023 4
Museo nazionale Zurigo fino al 14 aprile 2024 Esperienze della Svizzera – Italianità Vino senz’alcol: sempre meno un’eventualità Lo stivale regionale dei Formaggi d’Italia: La Puglia 72 89 91 Editore - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Direttore - Giangi CRETTI Art Director - Marco DE STEFANO Collaboratori C. BIANCHI PORRO, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO, M. CIPOLLONE, D. COSENTINO, L. D’ALESSANDRO, R. DE ROSA, N.FIGUNDIO, G.SORGE, M. FORMENTI, P. FUSO, T. GAUDIMONTE, T. GATANI, R. LETTIERI, F.MACRÌ, S. MIGNANO, V. PANSA, E.PERVERSI, N.TANZI, L.TERLIZZI La Rivista Redazione e Pubblicità Veronica SADDI Dolderstrasse 62 - 8032 Zurigo Tel. +41(0)44 289 23 26 Fax +41(0)44 201 53 57 www.larivista.ch vsaddi@ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Dolderstrasse 62 - 8032 Zurigo Tel. 0041(0)44 2892326 Fax 0041(0)44 2015357 E-mail: info@larivista.ch Abbonamento annuo Chf. 40.- Estero: 50 euro Gratuito per i soci CCIS Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 4 volte l’anno. Stampa e confezione Nastro & Nastro srl 21010 Germignaga (Va) - Italy Tel. +39 0332 531463 Fax +39 0332 510715 www.nastroenastro.it 74 Asolo e il più antico festival di cinema d’arte 77 La Chimera di Alice Rohrwacher 78 Il programma di Zurigo in Italiano 2023 82 Note Italiane 84 "Un'etichetta deve offrire di tutto" Intervista con Altrisuoni 86 La dieta rivista Settembre, andiamo verso nuove abitudini
CONSISTENZA RUVIDA PER UNA PRESA PERFETTA DEI SUGHI BARILLA AL BRONZO UN GESTO D‘AMORE
Il Rapporto Regionale PMI 2023, realizzato da Confindustria e Cerved in collaborazione con UniCredit, approfondisce la struttura e l’evoluzione dello stato di salute delle piccole e medie imprese (PMI) italiane da una prospettiva territoriale, analizzando i conti economici delle circa 160mila PMI italiane, con stime del 2022. Evoluzione e stato di salute delle piccole e medie imprese (PMI) italiane di Corrado Bianchi Porro 4,3% a livello nazionale (il 29,4% delle fatture nel dicembre 2022 contro il 25,1% di un anno prima). I valori più elevati si toccano tuttavia nel Mezzogiorno (39,6%; +5,8% su base annuale) e nel Centro (32%; +2,9% sull’anno). Più contenuti i mancati pagamenti nel Nord-Est (22,7%) e nel Nord-Ovest (27,2%). Il leverage è stimato in aumento del 2% nel 2022 (da 62,6% nel 2021 a 64,6% nel 2022), con gli incrementi maggiori nel Centro (da 72.6% a 75% nel 2022) e Nord-Ovest (60.9% nel 2021 vs 63.2% nel 2022), mentre il Nord-Est (58,9% nel 2022) e il Mezzogiorno (68,3% nel 2022) registrano aumenti al di sotto della media nazionale. I fallimenti calano del 34,7% su base annua (661 nel 2022 vs 1013 nel 2021) e le procedure non fallimentari del 49,4% (da 330 nel 2021 a 167 nel 2022). Il calo dei fallimenti è assai marcato nel Mezzogiorno (da 230 a 126) e Nord-Ovest (da 341 a 197), mentre le procedure non fallimentari si riducono nel Nord-Est (-60,2%) e Centro (-55,3%). Il triplice shock Il Rapporto è stato presentato nel giugno 2023, in un momento complicato per le PMI, segnato dal triplice shock che ha colpito le economie: la pandemia, l’invasione dell’Ucraina e ritorno dell’inflazione, col conseSostanziale tenuta del fatturato Sul fronte dei conti economici si evidenzia una sostanziale tenuta del fatturato (+2,4%), valore aggiunto (+1,4%) e margine operativo lordo (+2,9% il MOL - margine operativo lordo), che recuperano i livelli del 2019 (rispettivamente +9,1%, +8,7% e +14,9%). La tenuta del fatturato rispetto al 2021 si manifesta con diverse intensità tra le varie aree (+2,5% per Nord-Ovest e Centro, +2,1% per Nord-Est e Mezzogiorno). I primi effetti dell’inflazione e dell’aumento del costo del debito fanno oggi contrarre la redditività netta e gli utili. Nel 2022 si stima infatti un calo del ROE (Return on Equity) dello 0,6% (dal 12% all’11,4%). La riduzione della redditività è più marcata nel Centro (dall’11,4% 2021 al 10,4% del 2022) e nel Mezzogiorno (dal 13% del 2021 al 12,2%), con il Nord-Est e il Nord-Ovest che soffrono di meno (dal 12,5% del 2021 al 12,1% del 2022 per il Nord-Est e dall’11,5% all’11,1% nel Nord-Ovest). In parallelo, la quota delle PMI in perdita passa dal 12.2% del 2021 al 27.9% del 2022, con effetti più rilevanti nel Centro (dal 13,4% al 29,8%). Il peggioramento della congiuntura genera impatti anche sulle attitudini di pagamento delle PMI: i mancati pagamenti sono attesi in rialzo del La Rivista Italiche La Rivista · Settembre 2023 7
guente aumento dei tassi d’interesse. Scosse che si sono innestate su un contesto internazionale col ritorno della politica industriale attiva e ad una regionalizzazione degli scambi. In particolare, il persistere dell’inflazione e il continuo e deciso rialzo dei tassi, si ripercuote sul costo dei finanziamenti e sul credito richiesto e concesso, come sugli investimenti. Dopo otto anni di tassi d’interesse sul rifinanziamento inferiori o pari a 0,25 punti, in un anno (da luglio 2022) si sono raggiunti 4,00 punti. La dimensione delle imprese italiane rimane poi troppo piccola, specie al Sud. Tale struttura dimensionale può rappresentare un indice di una serie di difficoltà che impattano sulla competitività. Aumentano anche le sfide per il futuro. La transizione richiede ingenti investimenti e competenze adeguate. Ci troviamo però in un momento storico in cui l’Italia dispone delle risorse per rendere possibile il superamento delle difficoltà. Il PNRR rappresenta infatti un’opportunità la cui attuazione dev’esser mirata a costruire un Paese moderno, efficiente, inclusivo e sostenibile, seguendo l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze: di genere, generazionale, di territorio e competenze, commenta l’analisi. Sul fronte degli investimenti, oltre ai ritardi strutturali, si registra una situazione di incertezza, legata al tema delle “rimodulazioni”. Alcune misure sono state spostate dal PNRR su altre programmazioni, come quella dei Fondi Strutturali o di Sviluppo e Coesione, con tempi più lunghi rispetto al 30 giugno 2026. Il processo di cambiamento passa anche attraverso le competenze, tanto degli imprenditori quanto dei collaboratori. Una spinta sulle PMI ad accelerare la transizione sostenibile viene dalle regole bancarie che devono rendere trasparente la quota delle proprie esposizioni, verso attività economiche sostenibili con la valutazione dei rischi ESG nei processi di concessioni al credito. Vanno poi rafforzate le garanzie pubbliche mentre le condizioni del credito e la necessità per le PMI di ricorrere a strumenti di finanza alternativa, aprendo il capitale a investitori esterni. PMI crescono ma calano gli addetti Dopo la contrazione pandemica del 2020, nel 2021 si osserva un ritorno alla crescita del numero di PMI in Italia. In base agli ultimi dati demografici, si stimano 163.551 PMI nel 2021, il 4,2% in più rispetto al 2020 e il 2,3% in più rispetto al 2019. Nel 2021 viene così recuperato il calo dell’1,8% osservato nel 2020. L’aumento delle PMI si è manifestato in tutta Italia. L’incremento più deciso si registra nel Mezzogiorno (+5,3%), nonostante i risultati negativi della Sardegna (-9,7%). Nel 2021, la seconda area in termini di crescita è il Nord-Est (+4,5%), con l’incremento più contenuto nel Nord-Ovest (3,3%). Gli incrementi maggiori si osservano in Molise (+10,9%), Puglia (+7,6%) e Calabria (+7,4%); i più contenuti in Piemonte (+3%), Trentino-Alto Adige (3,1%) e Lombardia (3,3%). Il Molise è la regione in cui si osserva il maggiore incremento del numero delle PMI rispetto al 2019 (13,6%); seguita da Basilicata (9,4%) e Calabria (8,8%). I dati sull’occupazione mostrano che nel 2020 gli addetti delle PMI son calati del 3,1% a 4,3 milioni. Il decremento è legato alle difficoltà affrontate dalle piccole imprese (-4,2%), che hanno sofferto di più la crisi pandemica. Il Nord-Ovest si conferma l’area col maggior numero di addetti (1,5 milioni pari al 34,9% dell’intera forza lavoro PMI) ed è l’uLa Rivista · Settembre 2023 8
La Rivista Italiche nica in cui gli impieghi delle medie imprese (782 mila) ha superato quella delle piccole imprese (748 mila). Il Nord-Est è la seconda zona più rilevante in termini occupazionali, con 1,1 milioni di addetti (26% del totale). Nel Centro e Mezzogiorno le PMI contribuiscono in maniera minore con rispettivamente 860mila (19,6%) e 853mila unità (19,4%). A livello regionale, la Lombardia si conferma la regione col numero maggiore di addetti PMI (più di 1 milione) e un valore più che doppio della seconda, il Veneto, con 506 mila impiegati. Le regioni con le percentuali più elevate di addetti in piccole imprese sono la Sicilia (60,3%), la Campania (60,1%) e il Molise (59,9%). Le regioni con più addetti nelle medie sono invece la Valle d’Aosta (55%) e la Lombardia (51,8%). Gli ultimi dati di bilancio mostrano come le PMI generino un fatturato pari a 904,2 miliardi di euro, un valore aggiunto pari a 216,9 miliardi e debiti per 280,3 miliardi. Il Nord-Ovest è l’area in cui le PMI hanno il peso economico maggiore rispetto al totale; qui è prodotto il 38,4% del fatturato totale (357,2 miliardi), il 38,3% del loro valore aggiunto (84,4 miliardi) e si osserva un’esposizione di crediti il 41,3% del totale dei debiti PMI (115,9 miliardi). Al Centro e Mezzogiorno, nonostante entrambe le zone ospitino poco più del 20% delle PMI italiane, nel Centro si osserva un’attività più consistente. Le PMI del Centro generano 159,7 miliardi di fatturato e 37,7 miliardi di valore aggiunto; nel Mezzogiorno si registrano valori più ridotti, con le PMI che producono 144,6 miliardi di fatturato e 33,7 di valore aggiunto. Una differenza motivata col fatto che al Centro le prime sono circa il 10% in più rispetto al Mezzogiorno. In calo le società di capitali A livello settoriale, la gran maggioranza delle PMI opera nel settore dei servizi (53,9%). Il secondo settore in termini di numerosità di PMI è l’industria (27,8%), seguito poi dalle costruzioni (14,6%), utility ed energia (2,1%) e agricoltura (1,6%). A livello regionale, Sicilia e Calabria presentano un’elevata specializzazione nella distribuzione (rispettivamente con il 28,7% e il 28,1%). Il Lazio registra la percentuale più elevata di PMI nei servizi (72,1%), sospinta da un’elevata concentrazione in informazione e intrattenimento (10,3%) e servizi non finanziari (29,3%). Al Nord, si riconosce elevata specializzazione nella meccanica in Emilia-Romagna (12%) e Veneto (9,8%). Nel 2022 sono nate 89.192 società di capitali in Italia: il 10,6% in meno rispetto al 2021. Il calo delle società di capitali ha riguardato ogni zona del Paese: -10,1% nel Nord-Est, -8,2% nel Nord-Ovest, -10,1% nel Centro e -13,2% nel Mezzogiorno. Il Nord-Est si conferma la regione in cui nascono il minor numero di società di capitali, tendenza invariata dal 2007 ad oggi. Sul totale delle nuove nascite, il 39,6% è costituito da S.r.l. semplificate. Questa tipologia di azienda è presente maggiormente nel Mezzogiorno (49%) e Centro (44,4%), mentre è meno diffusa nelle aree settentrionali (35% nel Nord-Est, 26,9% nel Nord-Ovest). A livello regionale, Calabria e Molise si confermano le regioni con una maggiore incidenza delle S.r.l. semplificate, con rispettivamente il 54,9% e il 51,6% del totale; all’estremo opposto dello spettro troviamo invece regioni settentrionali, ovvero Lombardia (23,7%) e Trentino-Alto Adige (24,8%). Il 70% delle esportazioni delle PMI è concentrato in due aree: UE (la metà delle vendite) e Paesi non UE, con una quota del 14%. Seguono NordAmerica e Asia Orientale. A guidare la crescita dell’export 2023 saranno Medio Oriente, Asia orientale e centrale, mentre l’anno prossimo le attese sono incentrate in Africa subsahariana, America centro meridionale e settentrionale. Su tre PMI esportatrici, due sono attive nella manifattura (35 mila imprese) e l’80% riguardano la meccanica strumentale, i prodotti in metallo, alimentari e bevande, secondo una ricerca di Sace pubblicata in settembre al convegno The European House Ambrosetti. La Rivista · Settembre 2023 9
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Le previsioni SECO e BNS confermano la tenuta della Confederazione, che subisce le frenate ma dribbla la recessione. Svizzera, un’economia tenace che resiste ai venti contrari di Lino Terlizzi li superiore alle sue previsioni del giugno scorso; per il 2024 la nuova previsione è 1,2%, 0,3 punti in meno rispetto a quanto previsto in precedenza, ma appunto parliamo ancora di segno positivo e non di recessione. Le cifre sin qui indicate sono al netto degli eventi sportivi, precisazione dovuta al fatto che la Confederazione è sede di grandi organizzazioni (tra le quali FIFA e UEFA) che con le loro manifestazioni internazionali creano un buon indotto economico. Il PIL elvetico al lordo degli eventi sportivi è visto dalla SECO in aumento dello 0,8% nel 2023 (stima invariata) e dell’1,6% nel 2024 (-0,2 punti rispetto alle previsioni di giugno). La BNS normalmente si limita a fare la sua previsione di crescita per l’anno in corso e così ha fatto anche questa volta, indicando per il 2023 un aumento del PIL dell’1% circa, che è inferiore a quello del 2022 ma che comunque esclude una recessione. La SECO ha reso note anche le sue previsioni per le maggiori aree economiche mondiali. Per gli Stati Uniti prevede una crescita del 2% quest’anno e dell’1% il prossimo, per l’Eurozona rispettivamente 0,5% e 1% (con la Germania a -0,3% e 0,9%), per il Regno Unito 0,4% e 0,8%, per il Giappone 1,6% e 0,9%, per la Cina 5,1% e 4,6%. Se si esclude l’economia cinese, che però Le previsioni della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) e della Banca nazionale svizzera (BNS), rese note rispettivamente il 20 e il 21 di settembre, hanno confermato che la Confederazione è in rallentamento economico, sì, ma sta evitando una vera recessione, cioè una contrazione per un intero anno. I timori su un segno negativo per l’economia elveti ca ci sono da tempo e sono cresciuti nel corso dei mesi, sull’onda non soltanto del rallentamento mondiale ma anche più specificamente della discesa temporanea in atto in Germania, Paese che è il singolo maggior partner della Svizzera, considerando esportazioni e importazioni. Ma queste ultime previsioni della SECO e della BNS hanno mostrato ancora una volta la capacità di tenuta dell’economia svizzera, pur all’interno di un quadro internazionale complicato. La crescita Dopo aver archiviato nel 2022 una crescita economica del 2,4%, la Svizzera nel 2023 ha registrato un primo trimestre solido e un secondo trimestre invece in stagnazione. Nell’aggiornamento di settembre, la SECO prevede per quest’anno una crescita del Prodotto interno lordo elvetico pari all’1,3%, di 0,2 punti percentuaLa Rivista Elvetiche La Rivista · Settembre 2023 11
aveva frenato in precedenza, tutte queste previsioni indicano rallentamenti rispetto al 2022 e d’altronde ciò appare inevitabile se si considerano le forti tensioni economiche e geopolitiche internazionali. Ma bisogna dire al tempo stesso che in tutte queste previsioni, con l’eccezione di quelle per la Germania in recessione quest’anno e poi in parziale ripresa il prossimo, non ci sono segni negativi annui. E osservando l’insieme di queste cifre si può vedere come la Svizzera nel complesso si stia difendendo bene, ancora una volta. L’inflazione È interessante anche guardare a ciò che accade sul versante del rincaro. Nell’agosto di quest’anno il tasso di inflazione svizzera su base annua si è fermato all’1,6%, una percentuale che è ben al di sotto del picco del 3,5% di un anno prima e che è nella fascia 0%-2%, che rappresenta l’obiettivo della Banca nazionale. Questa fascia è però da calcolare in media annua, alcuni mesi non bastano; la BNS, dunque, si è presa in settembre una pausa ma non esclude altri rialzi dei tassi, dipenderà dall’evoluzione dei prezzi. L’istituto centrale elvetico prevede medie annue di inflazione in Svizzera del 2,2% sia per il 2023 sia per il 2024 e dell’1,9% per il 2025. La SECO ha qualche dose di ottimismo in più e prevede il 2,2% per quest’anno e l’1,9% già per l’anno prossimo. A limitare l’inflazione elvetica contribuisce anche la forza del franco, che rende di fatto meno care le importazioni. Nelle maggiori aree economiche l’inflazione pure è calata nel corso del 2023, ma i livelli restano ben più alti di quello svizzero. Considerando i dati disponibili sino a settembre, si può vedere come negli Stati Uniti l’inflazione su base annua in agosto fosse del 3,7%. Nell’Eurozona nello stesso mese era del 5,2%. Nel Regno Unito l’inflazione, sempre in agosto, è stata del 6,7% (indice CPI). In Giappone nello stesso mese è stata del 3,2%. In Cina il rincaro in agosto è stato dello 0,1%. Ad eccezione appunto dell’economia cinese, che ha assetti diversi rispetto a quelli delle economie pienamente di mercato, per il resto tutte le aree maggiori hanno rincari superiori a quello elvetico, nonostante i progressi registrati nei mesi scorsi nella battaglia contro il rincaro alto. La tradizionale linea anti inflazione, attuata con rigore dalla Svizzera anche in passato, ha permesso di limitare i danni nell’ondata di rincari che ha caratterizzato il 2022 e parte del 2023. Il mercato del lavoro Secondo la SECO a determinare il rallentamento dell’economia svizzera sono, oltre al passo più lento dell’economia mondiale, soprattutto il freno agli investimenti provocato dai rialzi dei tassi di interesse decisi sin qui e alcuni ostacoli alla crescita delle esportazioni, dovuti sia al contesto globale sia all’apprezzamento del franco. Quest’ultimo elemento costituisce l’altra faccia, quella non positiva, della forza della moneta. Di contro, la tenuta dell’economia elvetica e dunque l’assenza di recessione annua sono determinate soprattutto dal livello soddisfacente dei consumi privati e dalla buona situazione del mercato del lavoro. Questi ultimi due fattori hanno chiaramente un legame, infatti è anche la disoccupazione bassa a contribuire al sostegno dei redditi e dei consumi. In agosto il tasso elvetico di senza lavoro si è attestato al 2%. La media annua della disoccupazione svizzera secondo la SECO è stata l’anno scorso del 2,2% sarà del 2% quest’anno e del 2,3% il prossimo. Nonostante questo aumento previsto, i livelli restano contenuti rispetto a quelli della gran parte degli altri Paesi sviluppati. Per dare un’idea, ricordiamo che nell’agosto di quest’anno il tasso di disocLe previsioni della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) e della Banca nazionale svizzera (BNS), sull’onda non soltanto del rallentamento mondiale ma anche più specificamente della discesa temporanea in atto in Germania, hanno confermato che la Confederazione è in rallentamento economico, sì, ma sta evitando una vera recessione. La Rivista · Settembre 2023 12
cupazione era del 3,8% negli Stati Uniti e del 5,2% in Cina. In luglio era del 6,4% nell’Eurozona, del 4,3% nel Regno Unito, del 2,7% in Giappone. Se è vero che nonostante il rallentamento economico c’è stata una tenuta complessiva superiore alle attese per molti mercati del lavoro, è anche vero che la Confederazione va meglio di molti altri e continua a rimanere nel gruppo di testa dei Paesi a basso tasso di disoccupazione. I tassi di interesse Tornando al versante dell’inflazione e dei tassi di interesse, occorre dire che la pausa decisa in settembre dalla Banca nazionale svizzera non è l’unica. Prima della BNS è stata l’americana Federal Reserve a sospendere i rialzi dei tassi, negli stessi giorni. E in contemporanea con la BNS è stata la Banca d’Inghilterra ad annunciare la stessa mossa. Gli istituti centrali vogliono far scendere l’inflazione - l’obiettivo per molti è ridurla al 2% in media annua, la BNS, come detto, punta alla fascia 0%- 2% - e alzando marcatamente i tassi in funzione anti rincaro nell’ultimo anno hanno ottenuto alcuni successi. Ora la battaglia non è conclusa, ma gli istituti devono prestare attenzione al fatto di non esagerare con i rialzi dei tassi, devono tener presente insomma anche le situazioni specifiche delle varie economie. Ciò spiega perché ogni banca centrale ha i suoi tempi e i suoi modi, pur all’interno di linee che sono comunque anti inflazione. La Banca centrale europea (BCE) dal canto suo non ha sospeso i rialzi dei tassi e a metà settembre ha deciso di alzare ancora di un quarto di punto il tasso di riferimento sull’euro, portandolo al 4,5%. La Federal Reserve americana è invece rimasta ad un tasso di riferimento sul dollaro al 5,50%, la Banca d’Inghilterra a sua volta ha lasciato il tasso di riferimento sulla sterlina al 5,25%. La BNS ha pure appunto lasciato invariato il tasso di riferimento sul franco, all’1,75%. Tutte le maggiori banche centrali, comprese quelle che non hanno alzato ulteriormente i tassi, hanno comunque affermato che la lotta ai rincari non è terminata e che dunque sono pronte ad effettuare altri ritocchi all’insù se le dinamiche dei prezzi lo renderanno necessario. Un tasso di interesse più alto in linea di principio dà un vantaggio ad una moneta, perché questa è in grado così di offrire un rendimento superiore agli investitori. Ma si tratta di una regola che conosce molte eccezioni, perché ci sono in effetti anche altri fattori in campo. Può essere comunque interessante cercare di capire se e come le mosse delle banche centrali in settembre potranno riflettersi in modo chiaro sul valore delle rispettive monete oppure no, sapendo appunto che occorre tener presente anche l’andamento delle rispettive economie, elemento che pure incide non poco sui cambi. Sulla base dei dati di settembre, appunto, si può dire che l’euro nei dodici mesi precedenti ha riguadagnato terreno sul dollaro USA, fermandosi però durante l’estate. Il fatto che la BCE abbia nuovamente alzato il tasso sull’euro e che invece la Fed non l’abbia fatto potrebbe dare un vantaggio alla moneta unica europea, però ci sono da considerare altri elementi: è vero che si potrebbe andare verso un tetto al rialzo dei tassi e che la distanza Fed-BCE in settembre si è ridotta, ma la banca centrale americana ha avuto comunque un tasso più alto; inoltre, la resilienza dell’economia USA è nella fase maggiore di quella dell’economia dell’Eurozona. Ci sono quindi fattori che si confrontano e tutto ciò potrebbe portare, secondo molti esperti, a oscillazioni limitate per l’euro/dollaro nella parte finale del 2023, e semmai ad un lieve vantaggio per la valuta USA. Il percorso del franco Il franco svizzero nel corso del 2023 ha guadagnato terreno sul dollaro e sino a settembre è rimasto sostanzialmente stabile sull’euro, rispetto al quale era però salito nella fase precedente. Il fatto che la BNS abbia deciso per una pausa nel rialzo dei tassi potrebbe dare un vantaggio all’euro, che ha incassato invece il nuovo rialzo BCE, rispetto al franco. Ma anche su questo versante molti esperti ritengono che difficilmente ci possa essere nell’ultima parte dell’anno un forte recupero dell’euro, e questo per due motivi principali: la BNS in questa fase vuole il franco ben forte, come fattore anti inflazione, e ha ribadito di essere disposta a anche a vendere valute estere per attuare la sua linea; la resilienza dell’economia svizzera nel 2023 è stata migliore di quella dell’Eurozona. Per quel che riguarda il cambio dollaro/ franco, pure può avere un peso non secondario la linea della BNS, e questa è la ragione per cui molti esperti prevedono una sostanziale stabilità in questa fase nel cambio tra la valuta USA e quella elvetica. La Rivista Elvetiche La Rivista · Settembre 2023 13
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A metà settembre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha pronunciato al Parlamento europeo il suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione di questo mandato legislativo, che terminerà con le elezioni europee di giugno 2024. Lo stato dell’Unione e dintorni di Viviana Pansa miliardi di euro a riforme e investimenti e sta creando posti di lavoro dignitosi per il presente e per il futuro”, e sono state gettate “le basi di un’Unione della salute, contribuendo a vaccinare un intero continente e un’ampia parte del mondo”. Green Deal europeo fondamentale per la competitività dell’Europa in futuro Oltre al coordinamento geopolitico, la guerra in Ucraina ha poi contribuito ad un ripensamento delle fonti di approvvigionamento in settori cruciali come l’energia, i chip o le materie prime. Ora - sottolinea Von der Leyen - è il momento di proseguire su questa scia, sostenendo tutti i settori “nella costruzione di un modello imprenditoriale per la de-carbonizzazione dell’industria”, perché il Green Deal europeo è “fondaIn esso ha delineato le priorità di azione dell’Unione europea e le iniziative per i prossimi mesi, tracciando un breve bilancio di quanto avvenuto a partire dal suo primo discorso del 2019, in cui il programma presentato indicava quale obiettivo “un’Europa verde, digitale e geopolitica”. Un obiettivo a suo avviso centrato, con la nascita di un’Unione geopolitica “che sostiene l’Ucraina, si oppone con forza all’aggressione della Russia, reagisce all’assertività della Cina e investe nei partenariati”; con la promozione di un Green Deal europeo “come fulcro della nostra economia”; con l’avvio della transizione digitale e con l’impegno per i diritti online. Per far fronte alle conseguenze della pandemia, inoltre, è stato messo a punto il “Next GenerationEU”, “uno strumento storico – ha sottolineato la Presidente della Commissione – che destina 800 La Rivista Europee A metà settembre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha pronunciato al Parlamento europeo il suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione La Rivista · Settembre 2023 15
mentale per la competitività dell’Europa in futuro”, sia a livello industriale che per la tutela dell’ambiente e delle persone. La sfida è la realizzazione di una transizione ecologica equa, che non penalizzi le fasce sociali più deboli, che tenga insieme “agricoltori, famiglie e industria”, una sfida che si presenta assai impegnativa specie alla luce delle tensioni economiche attuali che Von der Leyen riconduce sostanzialmente a tre questioni principali: la carenza di manodopera e di competenze, l’inflazione e la necessità di agevolare l’attività economica delle imprese in Europa. La carenza di manodopera è in primo luogo “una delle strozzature più significative per la competitività dell’Unione”, argomento su cui la Presidente della Commissione chiede un aiuto a Mario Draghi, chiamato a preparare una relazione proprio sul futuro della competitività in Europa. Per la lotta all’inflazione, il cui livello resta “persistentemente elevato”, viene richiamato invece l’impegno della Banca centrale europea, anche se “il ritorno all’obiettivo a medio termine della Bce richiederà tempo” – ammette Von der Leyen; mentre per l’agevolazione delle attività economiche annuncia la nomina di un rappresentante dell’Ue per le piccole e medie imprese e un rinnovato impegno sul fronte della riduzione degli obblighi burocratici, europei e nazionali, e per il rafforzamento della sicurezza economica. In questo quadro rientrano anche gli interventi tesi a garantire una competizione equa sul mercato globale, con un commercio aperto e misure che contrastino la corsa al ribasso – riferita in particolare alla Cina. Un’ampia parte del discorso è dedicata inoltre all’intelligenza artificiale, al mondo digitale e al quadro normativo che essa richiede e a cui l’Europa deve concorrere, fondato su misure protettive, governance e guida dell’innovazione. Complessità delle sfide globali Infine, le sfide globali più critiche, come la gestione dei flussi migratori, il sostegno all’Ucraina anche attraverso la proroga della protezione temporanea degli ucraini all’interno dell’Unione e le risorse destinate alla sua ricostruzione, la spinta per l’allargamento dell’Unione e per un ulteriore approfondimento della sua integrazione. Per far fronte al complesso quadro geopolitico dell’Africa, Von der Leyen richiama poi la necessità che l’Europa ritrovi la stessa unità di intenti mostrata con l’Ucraina, in particolare per gli investimenti in loco e per un’efficace gestione dei flussi migratori, che sappia coniugare “sicurezza” e “umanità”, “efficacia” e “compassione” e annuncia che la Commissione organizzerà presto una Conferenza internazionale sulla lotta contro la tratta di esseri umani. La gestione della questione migratoria Proprio la gestione migratoria è stata l’oggetto delle critiche mosse al discorso della Presidente della Commissione da alcuni dei rappresentanti al Parlamento europeo, in particolare la sua dichiarazione sulla volontà di stipulare accordi come quello firmato a luglio con la Tunisia e che per molti è un finanziamento a favore di un regime autoritario responsabile di violazioni dei diritti umani. Che l’Unione sia tuttavia ancora molto lontana da una gestione efficace dei flussi lo dimostra quanto avvenuto in queste settimane nell’isola italiana di Lampedusa, in cui migliaia di persone sono approdate nel giro di pochi giorni mettendo a dura prova le strutture di prima accoglienza e gli abitanti del luogo. Una situazione così critica che ha spinto la stessa presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni a recarsi sull’isola e a ricevere lì la presidente Von der Leyen, per richiamare ancora una volta l’Europa ad una responsabilità comune. Nella conferenza stampa al termine della visita, la Presidente della Commissione ha così presentato un piano immediato in 10 punti che prevede il rafforzamento del sostegno all’Italia da parte dell’Agenzia dell’UE per l’asilo e della guardia di frontiera e costiera europea per la registrazione degli arrivi; il sostegno al trasferimento dei migranti Il Green Deal europeo è fondamentale per la competitività dell’Europa in futuro La Rivista · Settembre 2023 16
anche verso altri Stati membri – sempre avvalendosi del meccanismo volontario di solidarietà; il rafforzamento dei rimpatri, attraverso gli accordi con i principali paesi di origine degli arrivi; il sostegno alla prevenzione delle partenze e contro il traffico di esseri umani; il rafforzamento della sorveglianza di frontiera aerea e marittima; misure per limitare l’utilizzo di imbarcazioni non idonee alla navigazione; il sostegno da parte dell’Agenzia europea per l’asilo in riferimento all’applicazione di procedure accelerate per le domande di protezione; l’aumento delle campagne di sensibilizzazione e comunicazione per scoraggiare le traversate del Mediterraneo e promuovere i percorsi legali e le ammissioni umanitarie; una cooperazione più intensa con l’alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati - UNHCR e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni – OIM per garantire protezione lungo il percorso e incentivare il rimpatrio volontario assistito dei paesi di transito; l’attuazione del protocollo già citato con la Tunisia. Il timore di “un’ apocalisse demografica” In Italia sono intanto cresciute le tensioni anche nella maggioranza al governo e alla visita di Von der Leyen è seguita l’adozione di nuove misure sull’immigrazione da parte del Consiglio dei ministri, con l’innalzamento del periodo di trattenimento nei Centri di permanenza per i rimpatri per gli accertamenti necessari e l’annuncio della realizzazione di nuove strutture destinate a coloro che entrano in Italia in modo illegale. Tempistica e impianto di questi interventi non lasciano intravedere al momento la volontà di superare la logica emergenziale nella gestione dei flussi, e questo nonostante il richiamo formulato in ultimo al Forum Ambrosetti di Cernobbio in merito ad una futura “apocalisse demografica” dovuta alla riduzione del tasso di natalità italiano, ed europeo più in generale. Un dato che paesi più lungimiranti come la Germania stanno cercando di colmare attraverso l’ingresso legale di immigrati, già a partire dall’apertura ai rifugiati, siriani in particolare, espressa dalla cancelliere Angela Merkel nel 2015. E mentre si traccia un primo bilancio di quell’ampio programma di integrazione, si calcola tuttavia che gli ingressi di stranieri in Germania siano ancora solo la metà di quelli effettivamente richiesti dal mercato del lavoro tedesco. Definire una governance economica Altro importante appuntamento di queste ultime settimane è stato infine l’incontro dei Ministri dell’economia degli Stati membri dell’Ue (Ecofin), il 15 e 16 settembre, a Santiago di Compostela, che ha visto un confronto sulle rispettive proposte relative alle nuove regole di bilancio europee. Ottimista il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, che a margine del vertice ha assicurato di aver percepito la disponibilità ad intensificare gli sforzi per raggiungere un compromesso. Gli ultimi mesi di quest’anno sono infatti importanti per il procedere dei negoziati per la riforma del Patto di stabilità europeo, sospeso per consentire gli ampi interventi necessari a fronteggiare la crisi economica innescata dalla pandemia di Covid 19. La proroga della sospensione scadrà il 31 dicembre di quest’anno. La presidenza di turno dell’Unione aveva già presentato nei mesi scorsi al Consiglio dei ministri dell’Economia a Bruxelles un documento che identificava quattro “pilastri” principali di confronto – l’ “equilibrio istituzionale” (la ripartizione di compiti e poteri tra le istituzioni coinvolte), le “salvaguardie comuni” (garantire che il debito scenda), lo “spazio fiscale per gli investimenti e incentivi alle riforme” e l’ “applicazione credibile e la titolarità” del nuovo Patto - con l’auspicio di poter trovare un’intesa all’Ecofin di ottobre, approvando così entro la fine di quest’anno la nuova governance economica. Al vertice di Santiago di Compostela anche la Germania ha dimostrato apertura nei confronti del negoziato, chiedendo però un impegno realistico a rimettere i conti pubblici sotto controllo da parte dei paesi più indebitati. La Rivista Europee La gestione migratoria è stata l’oggetto delle critiche mosse al discorso della Presidente della Commissione da alcuni dei rappresentanti al Parlamento europeo La Rivista · Settembre 2023 17
Novità in Gazzetta Ufficiale La delega fiscale Tra questi la Delega fiscale, nata con l’obiettivo di combattere l’evasione fiscale e provvedere alla graduale riduzione dell’Irpef, oltre che alla semplificazione del sistema tributario, prevedendo, tra l’altro, misure specifiche La delega fiscale e il Fondo 394/81, gli investimenti di interesse strategico e le risorse per le imprese. Prima della lunga pausa estiva sono entrati in vigore alcuni importanti provvedimenti pubblicati in Gazzetta Ufficiale. di Manuela Cipollone per “favorire la permanenza in Italia di studenti ivi formati” e semplificando gli incentivi per far tornare quelli emigrati all’estero. Il Governo ha ora due anni per esercitare la delega e, quindi, concretizzare quanto previsto dalla Legge che, dopo le modifiche apportate dalle due Camere, è composta da 23 articoli, distribuiti in cinque titoli. L’articolo 5, come sintetizzato nel Dossier di Montecitorio, prevede in particolare la revisione dell’Imposta sulle persone fisiche, cioè l’Irpef, disponendone la riduzione – con un primo step nel 2024 ad un sistema a tre aliquote invece delle attuali quattro – nella prospettiva di transizione del sistema verso l’aliquota impositiva unica. Per centrare la cosiddetta “equità orizzontale”, la legge prevede l’applicazione della stessa area di esenzione fiscale e dello stesso carico impositivo Irpef indipendentemente dalla natura del reddito prodotto; la possibilità del contribuente di dedurre i contributi previdenziali obbligatori; e dispone l’inclusione nel reddito complessivo rilevante ai fini delle agevolazioni anche i redditi assoggettati ad imposte sostitutive e a ritenute alla fonte. Nello stesso articolo ci sono anche principi volti a favorire i nuclei familiari con persone con disabilità e l’occupazione giovanile. L’articolo 6 riguarda invece i princìpi e i criteri direttivi per la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle società e degli enti: si dispone la riduzione della stessa aliquota per le imprese che, entro i due periodi d’imposta successivi a quello La Rivista Burocratiche La Rivista · Settembre 2023 18
di considerarne la qualificazione di entità fiscalmente trasparente, ovvero opaca, operata dalla pertinente legislazione dello Stato o territorio di localizzazione. Presupposti IVA più aderenti alla normativa dell’Unione europea L’articolo 7 riguarda la revisione dell’IVA: di prevede la ridefinizione dei presupposti dell’imposta in modo da renderli più aderenti alla normativa dell’Unione europea; la revisione della disciplina delle operazioni esenti; la razionalizzazione del numero e della misura delle aliquote; la revisione della disciplina della detrazione; la riduzione dell’aliquota dell’IVA all’importazione di opere d’arte; la razionalizzazione della disciplina del gruppo IVA; e la razionalizzazione della disciplina IVA degli enti del Terzo settore. In base all’articolo 9, il Governo, nell’esercizio della delega, potrà adottare uno o più decreti legislativi che mirano, tra l’altro, a regolare i redditi delle imprese che accedono agli istituti disciplinati dal codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza; rivedere il regime delle società non operative; razionalizzare e semplificare i criteri di determinazione del reddito d’impresa, semplificando la disciplina del codice civile in materia di bilancio; introdurre la disciplina fiscale relativa alla scissione societaria parziale; revisionare la fiscalità di vantaggio alle imprese nel rispetto della disciplina europea in materia di aiuti di Stato. Nell’elenco anche misure atte a “favorire la permanenza in Italia di studenti ivi formati” e “favorire la nel quale è stato prodotto il reddito, impieghino risorse in investimenti o anche in nuove assunzioni ovvero in schemi stabili di partecipazione dei dipendenti agli utili. Questa riduzione non si applica al reddito corrispondente agli utili distribuiti o destinati a finalità estranee all’esercizio dell’attività d’impresa. Per le imprese che non beneficiano della riduzione dell’imposta sui redditi, il Governo nell’esercizio della delega è tenuto a prevedere la possibilità di fruire di eventuali incentivi fiscali riguardanti gli investimenti qualificati, anche attraverso il potenziamento dell’ammortamento, nonché di misure finalizzate all’effettuazione di nuove assunzioni, anche attraverso la possibile maggiorazione della deducibilità dei costi relativi alle medesime assunzioni. Lo stesso articolo prevede anche la razionalizzazione e la semplificazione dei regimi di riallineamento dei valori fiscali a quelli contabili; la revisione della disciplina di deducibilità degli interessi passivi, anche attraverso l’introduzione di apposite franchigie; il riordino del regime di compensazione delle perdite fiscali e di circolazione di quelle delle società partecipanti a operazioni straordinarie o al consolidato fiscale; la sistematizzazione e la razionalizzazione della disciplina dei conferimenti di azienda e degli scambi di partecipazioni mediante conferimento, specie con riferimento alle holding; l’introduzione di un regime speciale, in caso di passaggio dei beni dall’attività commerciale a quella non commerciale (e viceversa) per effetto del mutamento della qualificazione fiscale di tali attività, in conformità alle disposizioni in materia di Terzo Settore; e, infine, la razionalizzazione in materia di qualificazione fiscale interna delle entità estere, allo scopo La Rivista · Settembre 2023 19
permanenza in Italia di studenti ivi formati, mediante razionalizzazione degli incentivi per il rientro in Italia di persone ivi formate e occupate all’estero”. Oggetto della delega anche la revisione della disciplina doganale: il Governo in questo caso è chiamato ad operare per il riassetto del quadro normativo in materia; per completare la telematizzazione delle procedure e degli istituti doganali; migliorare il coordinamento tra le Autorità doganali e semplificare le verifiche, potenziando lo Sportello unico doganale e dei controlli; riordinare le procedure di liquidazione, accertamento, revisione dell’accertamento e riscossione; e, infine, rivedere la revisione dell’istituto della controversia doganale. Strumenti finanziari a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese In Gazzetta anche il decreto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale “Disciplina degli strumenti finanziari a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese, a valere sul Fondo rotativo 394/81”. Il Fondo 394/81 è uno strumento di finanziamento SIMEST, in convenzione con la Farnesina, nato per supportare gli investimenti per la crescita estera delle imprese italiane. Ha una dotazione di 4 miliardi di euro e si rivolge in particolare alle imprese con sede legale e operativa in Italia, regolarmente costituite e iscritte al registro imprese. Tutte le linee di intervento Simest prevedono la concessione di un finanziamento a tasso agevolato. Le PMI innovative, giovanili, femminili o con sede operativa al sud e le imprese con requisiti di sostenibilità, possono inoltre accedere ad una quota di cofinanziamento a fondo perduto fino al 10% dell’importo dell’intervento agevolativo con un massimale di 100.000 euro. Sei le linee di intervento del Fondo: Transizione digitale o ecologica (per la realizzazione di investimenti per l’innovazione digitale e/o per la transizione ecologica, nonché per il rafforzamento patrimoniale dell’impresa); Partecipazione a fiere internazionali, mostre e missioni di sistema (per promuovere la partecipazione delle imprese e del loro business a eventi internazionali); Inserimento mercati esteri (per agevolare l’apertura di strutture commerciali permanenti all’estero); Temporary Manager (per supportare l’inserimento temporaneo di figure professionali specializzate in azienda); E-Commerce (per lo sviluppo di soluzioni e-commerce attraverso l’utilizzo di un market place o di piattaforme informatiche sviluppate in proprio); e, infine, Certificazioni e consulenze (per agevolare consulenze specialistiche e studi di fattibilità per l’internazionalizzazione dell’impresa e l’ottenimento di certificazioni di prodotto, per la tutela di diritti di proprietà intellettuale, di certificazioni di sostenibilità e innovazione tecnologica). Fondo per il sostegno alla transizione industriale Altre risorse sono state disposte attraverso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Con l’obiettivo di sostenere i programmi di investimento delle imprese nella tutela ambientale, infatti, il Mimit ha stanziato 300 milioni di euro a valere sul “Fondo per il sostegno alla transizione industriale”. Le imprese di qualsiasi dimensione del territorio nazionale, in particolare quelle che operano nei settori estrattivo e manifatturiero, potranno chiedere agevolazioni nella forma del contributo a fondo perduto, per programmi di investimento che perseguono: l’efficientamento energetico; il cambiamento fondamentale del processo produttivo; l’installazione di impianti da autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, idrogeno e impianti di cogenerazione ad alto rendimento; e la riduzione dell’utilizzo delle risorse tramite il riuso, il riciclo o il recupero di materie prime e/o l’uso di materie prime riciclate. I programmi dovranno prevedere spese complessive ammissibili di importo compreso tra 3 e 20 milioni di euro. La domanda per le agevolazioni dovrà essere inviata dal 10 ottobre al 12 dicembre 2023 allo sportello online Invitalia. Altri 400 milioni sono destinati alle imprese del Mezzogiorno: a partire dal 18 ottobre, le micro, piccole e medie imprese di Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna potranno presentare domanda per le agevolazioni previste dalla misura “Investimenti sostenibili 4.0”. Si tratta dei fondi previsti dal Programma Nazionale “Ricerca, Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale” FESR 2021-2027 per incentivare investiLa Rivista Burocratiche La Rivista · Settembre 2023 20
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