La Rivista
volta mutevoli a seconda del conte- sto. Chi vive in una zona geografica- mente o culturalmente o metaforica- mente di confine, trasforma e adatta in maniera più o meno consapevole le lingue e i vari registri che utilizza. Lo si fa tanto più con la lingua (le lingue) acquisita(e) dopo la lingua di origine o imparata per prima. Nel caso specifico, per i testi di Chri- stina (ma immagino anche della madre, anche se su questo non si dice nulla) si è scelto di astenersi quasi totalmente da correzioni lessicali e stilistiche, a volte anche grammati- cali, come ad esempio l’uso dei tempi e dei modi verbali, croce e delizia di chi transita dal tedesco all’italiano o viceversa, ma ciò vale anche per qualsiasi altra lingua. Scrive Alessandra: “ (…) i tuoi pezzi potranno sembrare ai puristi della lingua azzardati o addirittura fastidiosi, da correggere insomma! Ma (…) se la morfosintassi funziona perché non lasciare libera di correre una lingua (…) che ti sorprende con delle occorrenze e delle parole che noi madre-lingua molto probabilmen- te non useremmo ”. (p. 14) In note a piè di pagina Christina spie- ga a volte il suo uso, voluto, di questa o quella parola. Nel dialogare con la docente si sofferma sulle associazio- ni che questo o quel termine evoca in lei, per esempio Sehnsucht vs. nostalgia (p. 15), sottintendendo che determinati concetti avrebbero, se- condo la sua soggettiva percezione e interpretazione, connotazioni diverse in tedesco e in italiano. Suscita così in chi legge la curiosità di saperne di più sulle ragioni (eventualmente culturali, ma siamo nel regno della speculazione) di simili sfumature e slittamenti semantici. Il diritto o il privilegio di scrivere come si stima giusto Nel suo uso personale della lin- gua italiana Christina si ricollega a una tradizione letteraria relativa- mente recente, cioè alla letteratura bilingue, a volte anche ibrida, di migranti che rivendicano il diritto o, se vogliamo, il privilegio di scrivere come stimano giusto, infrangendo più o meno consapevolmente regole che comunque ritengono non vinco- lanti e incorporando o creando parole che per loro meglio esprimono quan- to intendono dire. È forse in questo spirito che Christina candidamente scrive: “ Ma questo potrebbe sembrarti forse un po’ troppo nuvoloso ”. (p. 130) La protagonista principale di questo libro, Christina, che ha studiato pe- dagogia speciale e lavora in questo campo e altresì come coach , nel trac- ciare e rivelare le tappe della propria esplorazione psicologico-psicoana- litica, linguistica e metalinguistica, offre molti spunti per una rivisita- zione del fenomeno del bilinguismo naturale (cioè spontaneo) e delle con- seguenze che può provocare la sua soppressione. Invita alla compren- sione della bellezza di un recupero in età adulta della lingua trascurata o relegata in secondo piano. Può Il libro ha una doppia copertina: in italiano e… La Rivista Sullo scaffale La Rivista · Marzo 2023 70
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