La Rivista
ni di tanta buona volontà. Personal- mente l’ho sempre considerata come “musica per emigranti nostalgici”. Le canzoni di Modugno e Adriano Celentano richiamano soprattutto la prima emigrazione degli anni Cin- quanta e Sessanta: Azzurro e Volare le conoscono praticamente tutti. E vogliamo parlare di Marina di Rocco Granata? Oppure di O sole mio ? Gli anni Settanta possono essere considerati quelli dell’assestamento e dell’integrazione nel Paese ospi- tante. Gli italiani non fanno più paura, sono simpatici e piacciono alle donne. Ti amo di Umberto Tozzi la cantano tutti. L’italiano di Toto Co- tugno! Si potrebbero scrivere interi trattati sociologici sugli stereotipi che ci hanno resi famosi nel mondo. A proposito, voi vi riconoscete in quel tipo di italiani? Io, lo confesso, ho una certa difficoltà, ma forse è solo un problema mio. Gli anni Ottanta e Novanta sono quelli dei figli degli emigranti. Nelle discoteche svizzere, austriache e tedesche si balla l’Italo-disco. Sa- brina Salerno diventa l’icona della femminilità italica, mentre le voci di Eros Ramazzotti, “ nato ai bordi di periferia ”, Laura Pausini, che rimpiange Marco, Gianna Nannini, alla ricerca di un “ bello impossibile ”, oppure Edoardo Bennato, impegnato con le “ notti magiche di un’estate italiana ”, raggiungono le vette delle classifiche dei dischi più venduti nell’Europa non anglofona. Non bi- sogna nemmeno dimenticare Nek, con Laura non c’è , e Tiziano Ferro, e il suo Rosso relativo . Non dimenti- chiamo nemmeno il blues emiliano di Zucchero e il pop-lirico di Luciano Pavarotti e Andrea Bocelli. Le sensazioni che ci dà la melodia Potrei citare diverse altre can- zoni italiane conosciute nel mondo tedescofono. Spesso sono usate anche come colonna sonora in do- cumentari sull’Italia trasmessi da SFR, ARD, ZDF, ORF. Che cosa si po- trebbe mettere come sottofondo per un servizio sul Lago di Garda? Na- turalmente Funicolì, funicolà … sul Monte Baldo! Quale musica potrebbe accompagnare la bionda giornalista che si trova a Positano? Beh, un Bo- celli di annata va sempre bene. E per descrivere una bella tavolata a base di speck e canederli ( Knödel ) a Bres- sanone? I Kastelruther Spatzen? No, meglio Paolo Conte. Chi sceglie la musica da trasmettere conosce perfettamente il mecca- nismo evocativo di certe canzoni: le vacanze, il primo bacio, il primo amore, un abbandono, un incontro speciale e tanto altro ancora. Se tutto questo, poi, è avvenuto o avviene attraverso i servigi della lingua ita- liana, tanto meglio. Non importa se le parole vengono comprese oppure no, molto più importanti sono le sen- sazioni che ci dà una melodia. Un giorno, durante una lezione, una signora svizzero-tedesca mi ha par- lato di Lucio Dalla. « Lo conosci? », le ho chiesto sorpreso. « Certo, quando ero giovane, ascolta- vo molte sue canzoni. Anna e Marco era la mia canzone preferita. Ma non ho mai capito il testo », mi ha risposto. « Beh, forse è arrivato il momento ascoltarla di nuovo e cerchiamo di capire insieme le parole ». Alla fine, le ho chiesto se la canzone le piacesse ancora. « Certo! Parla di due adolescenti in crisi di identità. Chissà se alla fine Anna e Marco hanno trovato la pro- pria strada nel mondo, sotto la luna ». « Forse sono emigrati tutti e due in Svizzera, tendendosi per mano », le ho detto. La musicalità della lingua Uno dei criteri, molto soggettivi, più usati dalle persone per apprezzare o meno certe lingue è quello colle- Iniziò così il nostro viaggio attraverso le canzoni in lingua inglese La Rivista · Marzo 2023 65
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