La Rivista
l’Europa. L’ampliamento della città era dovuto anche all’attrazione cul- turale esercitata dall’Università, fon- data proprio nel 1833, dal Politecnico federale (ETH), inaugurato nel 1855, dai tanti musei, gabinetti scientifici e teatri che erano fioriti, uno dopo l’altro, richiamando sulle rive della Limmat un sempre maggior numero di operatori culturali e di studenti, ma anche di visitatori e di turisti. Lungo il corso della Limmat e della nuova linea ferroviaria si era an- dato formando una zona ad alta concentrazione industriale. I piccoli comuni limitrofi, tra cui Wiedikon, Hottingen, Enge e Wollishofen, era- no tutto un fervore di costruzioni. La vasta piana dell’Aussersihl (Oltre il fiume Sihl), fuori dell’antica cerchia muraria, era diventata una enorme baraccopoli per ospitare migliaia di operai impegnati nell’opera di costruzione e nelle fabbriche. Così l’Aussersihl, l’attuale Quartiere 4, che agli inizi dell’Ottocento contava solo alcune centinaia di abitanti, si era trasformato nel più popoloso centro di tutta la Svizzera: da 700 residenti, nell’anno 1800, era passato a una cifra stimata tra i 45 e 50 mila resi- denti negli ultimi anni dell’Ottocen- to, superando, così, per numero di abitanti la stessa vicinissima Zurigo, alla quale era ormai unito senza so- luzione di continuità. L’Aussersihl, oltre che come città dormitorio ad altissima presenza di stranieri, si era fatta la fama anche di « zona rossa » per la massiccia presenza di operai socialisti ed anarchici. Nel 1893, al momento del primo accorpamento dei Comuni limitrofi a Zurigo ( erste Eingemein- dung ), l’unione dell’Aussersihl alla città, proprio a causa della presenza di tanti stranieri e della loro colora- zione politica, fu oggetto di lunghe e contrastanti discussioni e dibattiti. Agli inizi di quell’anno, prima della fusione di ben undici Comuni, la Zurigo vera e propria contava 28.000 abitanti, che raggiunsero in un colpo solo 212.000, mentre la sua superficie passava da 17 a 45 kmq. Quelli a ca- vallo tra il XIX ed il XX secolo erano gli anni di uno dei più bei periodi della storia europea moderna, tanto da essere ricordati con il nome di Belle Époque . Quella fu infatti un’epoca che consa- crò il trionfo della tecnologia, eserci- tando nello stesso tempo anche una straordinaria forza di attrazione cul- turale e psicologica. La gente veniva proiettata nella modernità grazie alla mobilità più facile, con la diffu- sione del sostanziale miglioramento della vita materiale, con i nuovi servizi pubblici e privati: l’acqua e l’elettricità in casa, linee ferroviarie moderne, strade asfaltate, maggiore istruzione e migliore prevenzione sanitaria, invenzione del telefono e del cinematografo, diffusione del turismo. Accanto a Parigi, Berlino, Vienna, Budapest, Londra, Milano, anche Zurigo si era imposta come uno dei centri pilota delle moderne società industriali e grande centro di cultu- ra. Alla fine del XIX secolo, Zurigo era dunque un centro moderno ed affermato per la presenza di banche di carattere internazionale, di im- prese edili efficienti, di un’industria molto progredita, di istanze culturali qualificate, di collegamenti nazionali ed internazionali rapidi e comodi per il trasporto di merci e di persone. La città offriva le migliori condizioni per lo sviluppo di una casa commer- ciale come la Jelmoli. Fu appunto in quelle favorevoli condizioni di fine Ottocento, che il sogno di Franz An- ton Jelmoli, fu coronato da successo. Grande fatturato, piccolo guadagno La sede dei magazzini della Jelmoli AG, che hanno avuto per motto « grande fatturato e piccolo guadagno », era, come detto, una ar- dita costruzione di acciaio e vetro, al cui progetto aveva partecipato anche Philipp Heinrich Jelmoli, fratello maggiore di Franz Anton e architetto di fama allora attivo so- prattutto a Mannheim in Germania (« Als Architekt wirkte [auch] Philipp Jelmoli mit, der altere Bruder Franz Antons, der in Mannheim ein Ar- chitekturburo fuhrte ». (Da Deutsche Biographie , online , alla voce Jelmoli Johann Franz) . Al momento dell’inaugurazione, i grandi magazzini Jelmoli davano lavoro a 72 collaboratori. Secondo alcuni suoi biografi, Franz Anton Jelmoli, nel corso dei suoi ricorrenti Copertina del catalogo per la vendita per corrispondenza del 1927 La Rivista · Marzo 2023 57
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ1NjI=