La Rivista

(1648-1724) sviluppò un quadrante con lancette concentriche per le ore e i minuti, dando all’orologio il volto che oggi ci è più familiare. L’orologeria durante l’Illuminismo In Europa, il XVIII secolo fu un periodo di fermento intellettuale, so- ciale e politico. Questo periodo viene chiamato Illuminismo, perché è nel XVIII secolo che le idee dei 100 anni precedenti vennero attuate su vasta scala. Questo vale anche per il cam- po dell’orologeria. I miglioramenti nella qualità dell’acciaio in questo periodo permisero un’ulteriore preci- sione e miniaturizzazione nella fab- bricazione degli orologi portatili e lo sviluppo del cronometro marittimo è considerato da molti il contributo più rappresentativo dell’orologeria di questo secolo. Dopo le grandi scoperte ed esplora- zioni del XV e XVI secolo, gli stati europei erano pronti a tutto pur di controllare le rotte marittime e assi- curare le importazioni delle colossali ricchezze delle nuove colonie. Il co- siddetto problema della longitudine all’inizio del XVIII secolo consisteva nella mancanza di precisione e affi- dabilità degli orologi quando veniva- no utilizzati in condizioni di lavoro difficili in mare, e con variazioni di temperatura, umidità e pressione. I metodi empirici e imprecisi per misurare il tempo in mare e la di- stanza percorsa portavano a errori che ripetutamente si traducevano in drammatici naufragi. Il 22 otto- bre del 1707, quattro navi da guerra britanniche si arenarono sulle isole Scilly, al largo della Cornovaglia, e quasi duemila marines persero la vita. Il disastro navale di Scilly portò al Longitude Act del 1714, quando il parlamento inglese assegnò un pre- mio in denaro a chi avesse trovato un metodo preciso per la determina- zione di un punto in mare. Dopo molte sperimentazioni, nel 1761 John Harrison (1693-1776) fu il primo a sviluppare un cronometro, l’H4, ( Fig 3 ) un orologio da tasca di grandi dimensioni, che durante una navigazione tra Plymouth e l’isola di Barbados permise di misurare la longitudine con un errore di soli 16 chilometri, confermando che il cro- nometro aveva tenuto un margine di errore entro i limiti più severi richie- sti dalla legge del 1714. Nacque così il cronometro marittimo che risolse il problema della longi- tudine e permise a John Harrison di vincere il premio del Longitude Act . Nei decenni che seguirono, il crono- metro marittimo acquistò sempre più importanza ai fini della navi- gazione marittima. La storia ci rac- conta che l’HMS Beagle di Charles Darwin partì per la sua spedizione scientifica nel 1831 avendone 22 in dotazione 5 e che intorno al 1850 tutte le navi militari britanniche erano dotate di tre cronometri marittimi nel caso in cui uno fosse difettoso. L’invenzione del cronografo Nel 1769 James Watt (1736-1819) presentò al mondo la macchina a vapore, un’invenzione che trasformò la società umana da un’economia agraria/religiosa in cui il lavoro era regolato dal sole, dalla luna e dalle stagioni a un’economia in cui il lavo- ro era regolato da un’accurata misu- razione del tempo. La rivoluzione industriale che se- guì l’invenzione di James Watt, dal 1760 al 1820-1840 circa, dette il via a una nuova era nei trasporti e nei viaggi grazie all’introduzione della locomotiva a vapore. Con le ferrovie che collegavano interi continenti, le nazioni si impegnarono a sostituire centinaia, addirittura migliaia, di Fig. 3 - Il cronometro H4 di John Harrison e il suo movimento (National Maritime Museum, London) La Rivista · Marzo 2023 51

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