La Rivista

Frank e l’agente dell’FBI che svolge indagini sul suo conto (interpretato da Tom Hanks): un segugio scru- poloso e ostinato, certo, ma anche capace di sentimenti paterni che lo portano a scommettere sulla recu- perabilità del giovane falsario. Una figura di agente che in fondo trasfor- ma il film in una favola a lieto fine, come quella di Pinocchio… Ciò che in effetti accadrà nella vita del vero Frank Abagnale Jr. che diventerà un celebre e facoltoso cittadino grazie al successo della sua autobiografia (a quanto sembra alquanto gonfiata…) e agli ingenti proventi della sua attività di grande specialista in materia di smaschera- mento di frodi. Bugiardi si nasce o si diventa? La storia filmata di Frank Aba- gnale Jr. ci serve da spunto per una serie di domande. Vediamone alcune, cominciando da un classico interrogativo: contafrottole e impo- store si nasce o lo si diventa? Gli esperti in materia sono concordi (non succede sempre…) nell’affer- mare che mentire non è un com- portamento innato, bensì è frutto di insegnamenti appresi a partire dai primissimi anni vita. I cuccioli umani imparano molto presto a dire bugie, sostanzialmente ad opera di due fattori: l’esperienza del rimprovero e l’imitazione. Per quanto concerne il primo fat- tore, già dopo pochi mesi di vita il piccolo si rende conto che, negli adulti che si prendono cura di lui, mentre alcune sue azioni destano sorrisi ed espressioni amorevoli altre generano al contrario sguardi torvi e gesti di minaccia nei suoi confronti. In altri termini accumula esperienze di situazioni di intera- zione gradevoli e sgradevoli con il suo piccolo universo. Man mano che cresce cercherà di massimizzare le prime e di mini- mizzare le seconde. La conquista del linguaggio e lo sviluppo della per- cezione che può influire sugli stati d’animo e sui comportamenti altrui lo aiuteranno ben preso a cataloga- re nella sua mente ciò che procura lodi e ricompense e ciò che invece è fonte di sgridate e punizioni. È così che, ad esempio, Pietro quando a due anni gli capita di rovesciare il suo bicchiere di latte mentre la mamma è in un’altra stanza, si mostra capace di reagire al suo ritorno allo sguardo severo della genitrice indicando come colpevole il gatto che dorme sul divano. Se questa prima bugia funziona, e trasforma l’espressione ostile della mamma in uno sguardo intenerito, Pietro sarà incoraggiato a fare un uso ripetuto di tale strategia. Man mano poi che crescerà diven- terà sempre più abile nel servirsi delle bugie come scudo per proteg- gersi dalle punizioni e per aggraziar- si coloro che possono risultargli utili. Per quanto riguarda il fattore imi- tazione, basta ricordare che i figli passano i primi anni di vita a osser- vare e ad imitare i comportamenti di mamma e papà, stimolati dalla infantile e - ahinoi! - fatalmente illu- soria credenza che questi sono i mo- delli ideali di adulti che vale la pena di emulare. È così che integreranno facilmente l’idea della “normalità” del mentire in particolare se hanno sentito infinite volte uno o l’altro dei genitori produrre bugie di vario tipo, come ad esempio : affermare di stare lavorando in remoto quando invece si sta guardando una partita alla televisione, millantare successi inesistenti, dire ai nonni di avere apprezzato il loro regalo di Natale quando al contrario in loro assenza Un fuoriclasse nel campo della truffa ci è presentato in un film di successo Prova a prendermi del 2002, per la regia di Steven Spielberg, con Leonardo DiCaprio nella parte del protagonista La Rivista · Marzo 2023 46

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