La Rivista

Giangi Cretti Direttore gcretti@ccis.ch La Rivista Editoriale non siamo rimasti. O meglio: “onesti e lavoratori”, è stato conservato alla stregua di un marchio di fabbrica (le eccezioni, che ovviamente ci sono, confermano la regola!); timorati di Dio, seppur non tutti e non tutti con la stessa convinzione, lo siamo ancora, anche se sicuramente in modo meno ostentato e liturgico. Per il resto, ci riscopriamo aperti, lasciando riaffiorare quel senso di innata umanità. Non sempre e non tutti in egual misura. Virtù che comunque abbiamo fatta nostra, conquistandola. In buona parte per necessità: segnati dall’esperienza collettiva dell’emigrazione. In altra parte, difficilmente ammettendolo, per interesse: sedotti dalla possibilità di sfruttare l’indubbia risorsa dell’immigrazione. Che oggi, con sempre maggior consapevolezza lancia la sfida dell’integrazione, che aspira ad essere inclusione. Un’aspirazione che ritroviamo nelle parole che hanno celebrato in sintonia l’inaugurazione di Bergamo Brescia capitale italiana della cultura 2023 . Evento che colpisce fin dalla sua definizione: due capoluoghi di territori che - benché, o forse proprio perché, confinanti, molto simili e accomunati da morfologia, storia, tradizioni e profilo economico – non avevano una consuetudine di collaborazione, si ritrovano ad essere una sola capitale. Che vuol essere “città illuminata”, pensando proprio alla cultura come ad una luce che aiuta ad affrontare i grandi cambiamenti del nostro tempo, a comprenderli e a non sentircene sopraffatti: la luce della conoscenza. Ma “illuminata” significa anche “aperta”, “di ampie vedute”, come intendono essere le due città (e i loro abitanti, quelli della provincia compresi): accoglienti, in grado di riconoscere le differenze come un valore. Perché cultura è sinonimo di libertà e di emancipazione: il miglior antidoto alla paura, allo spaesamento e alla tristezza. Brescia e Bergamo – la Leonessa d’Italia e la Città dei Mille – hanno concretamente contribuito al processo che ha portato alla nascita del nostro Paese. Oggi, riconoscendo che non hanno differenze antropologiche, condividono un’occasione che è anche una responsabilità: rappresentare l’Italia al meglio, anche di fronte all’Europa. Attraverso un racconto lungo un anno che, fondato sulla cultura, sia in grado di innescare un percorso di sviluppo sociale ed economico. Alla base del progetto complessivo c’è infatti l’idea della cultura come grande forza generatrice, strumento di emancipazione per gli individui e per le comunità. Perché, come ha sottolineato il Presidente Mattarella, la cultura non è “ un ambito separato dell’attività umana, quasi un suo sovrappiù. È il sapere conquistato dall’esperienza. È il pensiero che si costruisce nello studio, nel confronto, nella ricerca, nel lavoro. È l’emozione del rappresentare la vita, è un arricchimento dei valori che caratterizzano l’umanità ”. Non sfugge certo che sullo sfondo aleggi la speranza che Bergamo e Brescia pos- sano farsi polo . Non limitandosi a fare somma dell’esistente. Un’operazione rela- tivamente facile: conteggiando i rispettivi Pil, le imprese, i servizi, l’apporto all’ex- port e via di questo passo, si ottengono dei numeri significativi capaci di dare dimensione alla materialità delle relazio- ni tra le due città. Farsi polo presuppone un’ambizione più ampia e lungimirante: valorizzare i rispettivi patrimoni culturali in maniera strutturale, accrescere l’attrazione di turisti, migliorare la mobilità nelle e tra le città, costruire in quello che rappre- senta il nuovo Triangolo industriale, un avamposto di pratiche comuni, di scambi culturali e di antropologia fattiva. Va da sé, ed è legittimo, si potrebbe obiet- tare che si tratti di un’operazione sensata e persino benemerita, ma che alla fine interessa solo le due cittadinanze e so- prattutto le rispettive élite tese ad aumen- tare il peso specifico delle due province e ad accrescere il loro soft power anche in ambito regionale. Ma, in prospettiva, molto dipenderà da quanto effettivamente due province così saldamente ancorate all’industria rius- ciranno a fare sintesi. Aver accettato la sfida della Capitale della cultura è sicura- mente un atto di coraggio. Che acquisirà valore per ciò che l’abbinata temporanea saprà consolidare anche in termini di mediazione antropologica e culturale. E rba di casa mia. Un piccolo mondo antico immerso nelle Prealpi, con affaccio su un lago, condiviso in quasi perfetta simmetria da due province. Di qua noi: i bergamaschi, di là loro: i bresciani. Sono i luoghi “ ove – scopiazzando un illustre poeta – il mio corpo fanciulletto giacque ”. Dove, ma è storia di parecchi lustri fa, era sufficiente abitare sull’altra riva del fiume Oglio, per essere considerati nulla più che forestieri. Matrimoni misti, con uno dei due coniugi che non risiedesse nello stesso comune, o addirittura della stessa frazione, erano visti con sospetto e alimentavano una panoplia di dubbi. Evocavano, come a qualcuno avrebbero poi suggerito storiche nozioni scolastiche, misfatti modello Ratto delle Sabine . Ricordo di una signora, di cui non ho mai saputo il nome, che abitava nella casa a fianco, che per tutti era ed è rimasta la Veneta . Con lei, suoi famigliari esclusi presumo, nessuno parlava. Di lei, tutti parlavano. Per non dire della Bresciana : se la Veneta era vissuta come qualcosa di esotico, lei era percepita come un’intrusa. Quinta colonna di una genìa con la quale nessuno immaginava di stabilir collaborazione: semmai dura e pugnace competizione. Nulla più di una visione speculare che accomunava gli abitanti su entrambe le sponde del lago e anche dell’Oglio. Chissà? Forse, in nuce, erano i germogli del (fisiologico?) timore della sostituzione etnica di cui oggi - fra una certa preoccupante, perché diffusa, sufficienza - taluni spudoratamente vanno farneticando. Un piccolo mondo antico: chiuso e rinchiuso. Sul proprio mito, ampiamente giustificato, di onesti lavoratori timorati di Dio. Che, al contempo, legittimava però l’assunto: töcc i oter lazaru (tutti gli altri lazzaroni). Della serie: come eravamo e come, per sorte o per impegno, quasi tutti

RkJQdWJsaXNoZXIy MjQ1NjI=