La Rivista
La consapevolezza di sé implica una comprensione non superficiale delle proprie emozioni questo apparente paradosso in realtà conferma l’importanza e la validità delle emozioni: per esempio di fronte a preoccupazione o paura si fa riferi- mento alla necessità di lucidità nelle azioni da intraprendere. Il quarto punto mostra la necessità per i manager di gestire le proprie emozioni per poter poi farlo con quelle altrui. La gestione delle pro- prie emozioni significa innanzitutto esserne consapevoli ed essere in grado di riconoscerle, nella ricerca coloro che maggiormente le utiliz- zano in modo positivo mostrano una migliore sopportazione della frustrazione e controllo della collera, una condotta meno governata dalla rabbia, una migliore capacità di af- frontare lo stress e descrivono una minor solitudine e ansia nei rapporti sociali. Le parole “parlare”, “ascolto”, “dia- logo”, “condivisione” si ripetono nel tema della gestione delle emozioni dei collaboratori, in tempi di incer- tezza e crisi quindi il ruolo manage- riale si configura come quello di chi cerca di infondere serenità stabiliz- zando in qualche modo le emozioni, avendo piena consapevolezza che la comunicazione non è solo parole ma anche linguaggio del corpo e tono della voce, cosa non sempre facile quando si utilizza un sistema di vi- deoconferenza. Infine, il quinto risultato dimostra che Il grado di intelligenza emoti- va del vertice influenza la cultura dell’impresa con una precisazione importante: la cultura cambia molto lentamente e quindi la stabilità del team di vertice permette di influen- zare l’organizzazione in senso posi- tivo (collaborazione, fiducia) o nega- tivo (autoritarismo, conflittualità), tuttavia l’esperienza dimostra che il contesto agisce sul singolo molto più di quanto, viceversa, possa fare il singolo sul contesto. Benessere e prestazioni dei lavora- tori sono quindi una responsabilità dei leader nel creare nel tempo un luogo accogliente dove le relazioni siano improntate alla comprensione del sentire. Consapevolezza e gestione di sé, e consapevolezza sociale Questa ricerca conferma quindi, anche in una situazione molto diffi- cile mai affrontata prima, che la ge- stione delle relazioni interpersonali è la responsabilità primaria della le- adership che si deve far carico della guida e della motivazione attraverso il coinvolgimento e la comunicazio- ne. Il capo crea direttamente le condi- zioni perché le persone lavorino al meglio, non basta un quoziente d’in- telligenza elevato o una competenza tecnica specifica, quindi cosa gli ser- ve per gestire al meglio le relazioni? Daniel Goleman, con il suo modello dell’intelligenza emotiva, fa discen- dere la capacità di gestire le intera- zioni interpersonali da tre fattori, la consapevolezza di sé, la gestione di sé, e la consapevolezza sociale. La consapevolezza di sé implica una comprensione non superficiale delle proprie emozioni, dei propri valori, delle motivazioni da cui si è mossi e significa essere realisti quindi non ingenuamente ottimisti né eccessi- vamente autocritici. L’autenticità è un requisito che aiuta ad essere buo- ni giudici di sé stessi con una comu- nicazione sincera dei propri limiti senza timore di essere vulnerabili. L’intuizione, che spesso chiamia- mo decisione di “pancia”, significa riconoscere le sensazioni basate su apprendimenti non razionali deri- vati da esperienze pregresse; anche questa è consapevolezza di sé, ed è interessante notare come la scienza abbia dimostrato il collegamento tra i circuiti limbici del cervello e le viscere. La gestione di sé è l’utilizzo delle emozioni per decidere comporta- La Rivista · Marzo 2023 25
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