La Rivista

a inflazione contenuta, nonostante i rimbalzi mensili talvolta registrati. Tra gli elementi che consentono alla Svizzera di frenare l’inflazione c’è la forza del franco, uno degli aspet- ti positivi di una valuta robusta è infatti che rende di fatto meno care le importazioni. In una fase di infla- zione alta a livello internazionale, questo vantaggio supera lo svantag- gio dato dalla stessa forza del franco sul versante delle esportazioni elve- tiche, che con la valuta robusta di- ventano di fatto più care e vengono in parte frenate. Peraltro, si era già visto negli anni passati che l’export svizzero, essendo in gran parte basa- to su beni e servizi ad alto valore ag- giunto, è in grado di limitare l’effetto di freno dovuto alla moneta forte. Queste previsioni di marzo della Segreteria di Stato dell’economia in- dicano un rincaro annuo elvetico del 2,4% nel 2023 e dell’1,5% nel 2024. Le previsioni precedenti erano di 2,2% per quest’anno e di 1,5% il prossimo. Per il 2023 c’è dunque una revisione al rialzo, che conferma la complessi- tà della battaglia contro l’inflazione, quando questa supera il livello in genere considerato ancora come accettabile (per le maggiori banche centrali il tetto è una media annua del 2%, per l’istituto centrale elvetico qualcosa meno del 2%). Le banche centrali principali sono arrivate in ritardo alla lotta contro l’inflazione e hanno cercato negli ultimi mesi di recuperare il terreno perduto, aumentando in modo consistente i tassi di interesse. Anche la Banca nazionale svizzera lo ha fatto, con minori difficoltà rispetto ad altri isti- tuti centrali, visto appunto il basso livello medio di rincaro esistente storicamente nella Confederazione. Chiaramente, l’aumento dei tassi di interesse di riferimento comporta un certo freno alla domanda e quindi al ritmo della crescita economica. Di qui le posizioni di molti analisti, che temono una recessione, a livello internazionale e anche in Svizzera. Le recenti previsioni delle maggio- ri istituzioni economiche peraltro indicano ancora un rallentamento economico ma non una recessione internazionale. Per la Svizzera, come visto, la SECO indica pure un ral- lentamento ma non una recessione. Occorre considerare che a livello ge- nerale il rischio recessivo provocato da aumenti dei tassi di interesse è minore del rischio causato da un permanere dell’inflazione elevata, con il suo carico di incertezze che colpisce sia i consumi sia gli inve- stimenti. Da questo punto di vista la lotta contro l’inflazione alta rimane una priorità. La disoccupazione Quanto al mercato del lavoro, secondo la SECO la disoccupazione media annua in Svizzera è scesa dal 3% del 2021 al 2,2% del 2022. Queste previsioni di marzo della Segreteria di Stato dell’economia indicano 2% per quest’anno e 2,3% per l’anno prossimo. Le previsioni precedenti indicavano 2,3% per il 2023 e 2,4% per il 2024, c’è stato quindi un ul- teriore miglioramento per quel che riguarda le possibili prospettive del tasso di senzalavoro nella Confede- razione. La riduzione della disoccu- pazione è una tendenza che ha toc- cato nel 2022 molte tra le economie principali, ma la Svizzera continua dal canto suo ad avere un tasso di disoccupazione che è tra i più bassi nel raffronto internazionale. Il lieve aumento della percentuale di senza- lavoro previsto per l’anno prossimo non fa certo piacere ma, se questa sarà la dimensione dell’incremento, non cambierà nella sostanza il qua- dro di un mercato del lavoro elvetico che sta rimanendo, pur con inevita- bili oscillazioni, tra i meglio messi. Le ragioni Tra le ragioni che sono alla base della tenuta di dell’economia elve- tica, ce ne sono due che occupano posizioni principali. Anzitutto, la diversificazione. La Svizzera, pur essendo un Paese di dimensioni non grandi, ha attività economiche mol- to diversificate, che comprendono Tra gli elementi che consentono alla Svizzera di frenare l’inflazione c’è la forza del franco, uno degli aspetti positivi di una valuta robusta è infatti che rende di fatto meno care le importazioni

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