La Rivista
La Rivista Musica e spettacoli Pop Flop è un omaggio alla musica da film e all’elettronica di stampo anni Settanta, in parte registrato nel Museo del Synth Marchigiano e Italiano di Macerata, uscito presso l’etichetta Space Echo. Il progetto è stato avviato dal polistrumentista e produttore marchigiano Lorenzo Morresi. A sostenerlo è stato Luciano Cantone in arte Le Isole, capitano di Schema Records, etichetta jazz milanese. LIBRARY MUSIC NEL TERZO MILLENNIO Intervista: Luca D’Alessandro - Foto: Alessio Beato L Lorenzo Morresi, com’è nato Pop Flop ? LM: L’idea di Pop Flop è un po’ una naturale conseguenza dei miei precedenti album Music For Closed Airports del 2021 e Cosmica Italiana del 2022 dove ho liberamente tratto ispirazione dal mondo della library music , affascinato da tutta una serie di dischi sperimentali ten- denzialmente prodotti negli anni Set- tanta in cui vengono uniti jazz, funk, disco e sperimentazione elettronica di avanguardia. Luciano Cantone è stato per me una fonte di ispirazio- ne quando nel 2014 mi regalò delle ristampe in vinile sul genere da lui curate ed è stato spontaneo unirci in questo percorso di riscoperta del genere cercando anche di aggiungere degli elementi più contemporanei al lavoro di produzione. Quali tematiche generali vi hanno guidato nella progettazione e nella produzione? Siamo partiti da alcune caratteristiche del genere come l’utilizzo di melodie all’italiana decontestualizzate utilizzando suoni sperimentali, muovendoci su atmosfere anche leggere, ironiche se vogliamo ma comunque con un tessuto armonico complesso. Nella parte di produzione mixaggio abbiamo invece scelto un sound più contemporaneo, tecnologico ma comunque basato su suoni analogici e sulla registrazione di parti eseguite da musicisti. Ogni suono presente nel disco è realmente suonato live. Per la produzione, con Luciano, vi siete recati nelle Marche ... Bisogna precisare che la produzione dell’album è stata eseguita negli studi di Schema-Ishtar a Milano. Tutte le tastiere invece sono state registrate al Museo del Synth Marchigiano e Italiano che vanta forse la collezione più importante al mondo di sinte- tizzatori analogici italiani vintage. Inutile dire quanto l’utilizzo di questo tipo di sonorità abbia fatto la diffe- renza per l’album. Entrando in questo luogo si capisce perché le Marche e l’Italia in generale sono state negli anni Sessanta e Settanta un polo di produzione di sintetizzatori e tastiere di eccellenza. I titoli dei brani parlano una propria lingua. Allegro Funerario , ad esempio. I titoli sono ironici ed immaginifici. Allegro Funerario nasce dal fatto che nel brano c’è una melodia lenta e un po’ malinconica ma eseguita con dei suoni sperimentali. Rappresenta per me un brano potenzialmente da eseguire al mio funerale che spero accada il più tardi possibile. L’idea è ovviamente quella di sdrammatizzare tematiche non necessariamente piacevoli. Lo stesso La Rivista · Giugno 2023 76 Luciano Cantone
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