La Rivista
provare ansietà e paura all’idea di essere smascherato e di subire le re- lative spiacevoli conseguenze. Più il bugiardo pensa di trovarsi di fronte a interlocutori capaci di smasche- rarlo più i suoi timori aumentano. Ma, come abbiamo visto parlando dell’errore di Otello, anche gli inno- centi possono provare una forma di paura molto sconvolgente, quella di non essere creduti. Pertanto, la sola constatazione di avere di fronte a sé un interlocutore impaurito non permette di dedurre se la persona è sincera o no. Per alcuni bugiardi poi le menzogne sono fonte di emozioni positive, ossia di una sorta di piacere e di soddisfazione nel constatare come il prossimo si beva facilmente le loro falsità e come risulti loro facile farla franca. Se facciamo parte di tale prossimo, per definizione non ci ac- corgiamo di essere ingannati. Indicatori dello sforzo cognitivo . In questo caso si parte dall’assunto che mentire richiede uno sforzo cogniti- vo ben maggiore rispetto alla sem- plice enunciazione della verità. In effetti, chi mente impone neces- sariamente al cervello diversi sforzi: una scelta deliberata di falsare la realtà, l’esigenza di autocontrollo e di controllo delle reazioni altrui per apparire il più credibile possibile, la costruzione artefatta degli eventi, lo sforzo di memoria per ricordarsi la versione e i dettagli raccontati e mantenere così coerente nel tempo tale resoconto, il controllo del lin- guaggio e dei comportamenti non verbali, ecc. Insomma, un grande dispendio di energie mentali! Ciò significa, ad esempio, che di fronte alla domanda Dove sei stato e cosa hai fatto tre giorni fa quando ti ho chiamato più volte e non ti ho tro- vato in ufficio? si ottengano sovente tipi di risposte diverse da chi mente e da chi dice la verità. Chi ha qualco- sa da nascondere paradossalmente, ma non troppo, avrà già pronta una versione strutturata e ricca di par- ticolari costruiti ad hoc . Chi invece cerca di rispondere sinceramente fornirà probabilmente un racconto più esitante e sommario, poiché non ha mobilizzato le sue energie per pre -parare una risposta. Che dire delle famose macchine della verità? Un breve commento, poiché sto per esaurire lo spazio a disposizione. La cosiddetta macchina della verità sviluppata a partire dagli anni ’40 è uno strumento che misura e registra la reazione immediata di diverse va- riabili fisiologiche, quali la pressione del sangue, il polso e la respirazione, di fronte a una serie di domande, alcune più banali, altre a più forte impatto emotivo. In questo modo si cerca di individuare quali risposte sono false e quali veritiere. Non esistono prove scientifiche della attendibilità dei risultati. Oggigiorno tale test non è conside- rato ricevibile dalla grande maggio- ranza degli ordinamenti giuridici moderni. Soltanto in alcune parti de- gli Stati Uniti esso è ammesso come prova facoltativa previo consenso della giuria e delle parti. In conclusione, alcuni indicatori che aiutano a smascherare i bugiardi esistono, ma vanno usati con cono- scenza di causa, prudenza, spirito critico, e senza dimenticare le distor- sioni cognitive che condizionano normalmente le valutazioni dell’ ho- mo sapiens anche alla nostra epoca ipertecnologica. Anche se accettate in alcuni processi, non esistono prove scientifiche della attendibilità dei risultati ottenuti tramite le cosiddette ‘macchine della verità La Rivista · Giugno 2023 49
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