La Rivista

bustini. Per farlo scivolare bene ver- so il basso, le cuciture laterali sono arricchite da cascate di perle di vetro soffiate a mano a Murano. Affinché il plissé non si sciupi, gli abiti vengono ripiegati su sé stessi come una coper- ta e rimessi in una scatola di cartone color crema richiusa da un nastro nero. Il primo modello ha le maniche a pipistrello, ma segue la versione detta Peplos 11 , semplice tunica caden- te senza maniche, a volte lunga solo fino ai fianchi, che scende morbida- mente dalle spalle. L’artista sperimenta, prova e riprova tutti i modi possibili per produrre il plissé, applica i colori anche in diver- si strati ottenendo pezzi singolari ed eccezionali. Fortuny presenta il Del- phos in occasione dell’Esposizione internazionale delle arti decorative di Parigi, nel 1911, e quest’abito gli porta la fama di eccellente couturier. Inizialmente il Delphos sarebbe do- vuto fungere da elegantissima veste da casa, ma il successo è tale che le donne più famose e intraprendenti dell’epoca, come la danzatrice Isado- ra Duncan e l’attrice Eleonora Duse (musa di D’Annunzio), lo indossano anche in pubblico, a volte con una sopravveste di garza semitrasparen- te. Certe clienti preferiscono legarlo in vita da una cintura in seta o cor- doncino, altre abbinarlo a pesanti giacche di velluto damascato, il tutto sempre prodotto dalle manifatture Fortuny. Nobildonne come la mar- chesa di Polignac, l’imperatrice di Germania e la regina di Romania, femmes fatales come la marchesa Casati portano in scena e nella vita gli abiti di Mariano. Anni dopo Orson Wells indossa le sue creazioni nell’ O- tello , Chaplin gli compra 30 abiti, di cui due per la moglie, e Lauren Bacall, diva di Hollywood, per ricevere l’O- scar nel 1979 indossa il famoso Del- phos , sempre ancora in produzione 12 . Un patrimonio creativo ed artistico senza pari Nel 1919 apre alla Giudecca una fabbrica di tessuti d’arredamento per la produzione semi-industriale di co- toni stampati. Con questi Fortuny ar- reda casa Vanderbilt, la sala da gioco dell’hotel Excelsior al Lido, il Museo Carnavalet di Parigi e il Metropolitan di New York. In seguito, brevetta i suoi colori, le tempere Fortuny, il si- stema policromo di stampa su stoffa e una speciale carta per la stampa fotografica. Nel corso della sua vita registra in Francia ventidue brevetti. 13 Negli anni Venti gli abiti di Fortuny sono venduti sul mercato parigino e anche newyorkese, oltre che nelle principali capitali europee. Ed è sem- pre lui a gestire in prima persona la distribuzione, mentre Marcel Proust in un passo della Recherche ( Alla ricerca del tempo perduto. La prigio- niera , Torino 1978, pg. 28) in modo sublime ne esprime il significato. Nel 1922 il teatro alla Scala di Milano adotta il suo sistema di illuminotec- nica e il maestro si dedica intensa- mente alla pittura partecipando alle Biennali veneziane - dal 1922 al 1942, con esclusione delle edizioni del 1926 e 1932 - come espositore oppure come commissario del padiglione spagnolo 14 . È impegnato con tanti progetti fino all’ultimo e si spegne a Venezia il 2 maggio 1949. Alla città che lo ha ac- colto e che lui ha saputo apprezzare ed amare e al mondo intero Mariano Fortuny ed Henriette lasciano un pa- trimonio creativo ed artistico senza pari, simbolo di un concetto di arte Palazzo Fortuny: Dipinto di Mariano Fortuny La Rivista · Giugno 2023 44

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