La Rivista
regna in famiglia: dalla più tenera età l’arte e l’estetica fanno parte dalla sua esistenza. Per tutta la vita Cecilia de Madrazo si dedica al ricordo del defunto marito e, in ogni posto dove si trasferisce, ricrea la particolare at- mosfera della casa, l’amore per l’arte e raccoglie stoffe pregiate, uniche e inconsuete, arricchendo anno per anno una fantastica collezione. Con la madre e la sorella Maria Luisa nel 1874 Mariano lascia l’Italia alla volta di Parigi, dove lo zio materno, Raymundo de Madrazo, ritrattista alla moda, lo inizia alla pittura. La Parigi di allora è la capitale artistica in assoluto, qui nascono nuove cor- renti, dal 15 aprile al 15 maggio, nell’a- telier del fotografo Nadar, si svolge la prima mostra degli Impressionisti. La formazione pittorica di Mariano è accompagnata da quella letteraria e musicale. Il giovane si immerge nelle letture filosofiche di Arthur Schopenhauer e di Friedrich Nietz- sche, impara a conoscere il mondo di Wagner, da cui rimane incuriosito e incantato. Nel 1889 la famiglia si stabilisce a Ve- nezia in Palazzo Martinengo sul Ca- nal Grande. Fortuny si dedica quasi esclusivamente alla pittura classica, copiando nei musei le opere degli an- tichi maestri, si lascia ispirare dalle tele di Carpaccio, Bellini, Tiziano, Ve- ronese e Tiepolo. Già suo padre era un appassionato del Vicino Oriente e ora a Venezia, città cosmopolita e luogo d’incontro tra cultura occidentale e orientale, la particolare e ineguaglia- bile architettura del posto, l’atmosfera rapiscono e seducono la fantasia e i gusti del giovane. Fortuny è un intel- lettuale brillante, eclettico, già di per sé persona curiosa, attratta dalle no- vità, appassionato di tanti argomenti e grande lavoratore, perfezionista, non smetterà mai di ampliare il pro- prio bagaglio culturale. Affascinato dal concetto di arte totale Nel 1892 in compagnia della ma- dre e della sorella si reca a Bayreuth, ammira il teatro costruito per le rap- presentazioni delle opere di Richard Wagner, da cui la sua convinzione che l’unione dell’arte e della tecnolo- gia siano una carta vincente. Un ami- co di suo padre, il pittore spagnolo Rogelio de Egusquiza, gli fa conosce- re il teatro wagneriano che subito lo cattura per il concetto di “arte totale”. Nel 1895, con la prima Biennale, Venezia è ancora una volta capitale dell’arte, luogo dunque propizio al formarsi di una personalità comples- sa come quella di Fortuny. L’anno seguente viene premiato con una medaglia d’oro all’Esposizione inter- nazionale di Monaco di Baviera per il dipinto Ornamenti del giardino e spi- riti odoriferi, piu comunemente cono- sciuto come Fanciulle Fiore , ispirato al secondo atto del Parsifal (Venezia, Museo Fortuny). Nel 1899 per la pri- ma volta prende parte alla Biennale, esponendo un ritratto nel padiglione spagnolo; nello stesso anno sposa Henriette Nigrin (1877-1965) cono- sciuta a Parigi, musa ispiratrice e compagna di altrettanta sensibilità artistica 3 . Non si separeranno più. Frattanto comincia ad appassionarsi al problema della luce: soprattutto nell’incisione usa punte sottilissime e morbide o affilate, atte a creare una trama complessa di segni e inizia a occuparsi della fotografia usando la Panoramic Kodak. La fotografia è il settore della produzione artistica forse fino a oggi più attentamente studiato. Modello dei suoi ritratti è Venezia con i suoi scorci visivi, gli oggetti simbolo, le luci e le ombre di Palazzo Martinengo e Palazzo Pesaro degli Orfei, rispettivamente casa della madre e dimora-studio suo e della moglie, ma anche il corpo umano, quello femminile. Nell’archivio di Palazzo Fortuny a Venezia si conser- vano - insieme con la maggior parte dei suoi dipinti, lampade, stoffe, e arredamenti - più di 10.000 negativi su vetro. Quando si trasferisce con la moglie a Palazzo Pesaro degli Orfei* – scri- viamo l’anno 1899 – si dedica alla scenografia e sperimenta con la luce Palazzo Fortuny cortile interno La Rivista · Giugno 2023 42
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