La Rivista

Mariano Fortuny: artista, stilista, artigiano e … Il lavoro è qualcosa di attivo. Non esiste un lavoro inattivo. Una parte del lavoro visibile può dipendere da due parti intellettuali, così come due parti di lavoro visibile possono dipendere da una parte di lavoro intellettuale. Il lavoro visibile può essere immediatamente riconosciuto dalla proporzione di lavoro intellettuale da cui dipende. Nessun artificio al mondo può impedire la rivelazione della fonte di un’opera. Ogni lavoro è un figlio che riconosce sempre suo padre. ( Mariano Fortuny 1 ) di Anna Canonica-Sawina C hi s’inoltra per le calli di Venezia, volendo o non volendo, prima di arriva- re in Piazza San Marco s’imbatte nel negozio Fortuny , e in vetrina trova esposti manichini con abiti da donna molto particolari. Pochi sanno che Mariano Fortuny fu il primo creatore di alta moda femminile (quando la definizione di questa non esisteva ancora) in Italia, con sede proprio nella Serenissima. I suoi capi e accessori, pezzi unici, vere opere d’arte, sono famose a livello internazionale, ricercate ed apprezza- te ancora oggi. Ma torniamo indietro di un secolo e mezzo per seguire la storia di questo - per diversi ver- si - geniale personaggio poliedrico, che sarebbe potuto tranquillamente far parte della cerchia dei migliori artisti del Rinascimento italiano o del Barocco olandese. Distinto gusto del Secondo Impero Nasce a Granada, in Spagna, l’11 maggio 1871 da Mariano Fortuny y Marsal, noto pittore anche fuori dal paese natio, e da Cecilia de Madrazo e prenderà il nome sia paterno che ma- terno: Mariano Fortuny y Madrazo. Nel 1873 la famiglia fa un soggiorno a Roma dove il padre, che ha notevole seguito anche in Italia, possiede uno studio nel quale assomma ai propri dipinti una ricca collezione di oggetti ornamentali di provenienza orientale e nordeuropea. Il suo studio costi- tuisce uno dei più raffinati luoghi di incontro tra i rappresentanti del mondo dell’arte e del collezionismo del tempo: vi si respira il distinto gusto del Secondo Impero, con il suo paradigma di raffinatezza estetica, fasti ed euforia, ma anche di ricerca del vero, dell’autentico. Nella famiglia della madre vi erano stati diversi pittori di successo e stu- diosi d’arte di primaria importanza nell’Ottocento spagnolo e persino il padre di Cecilia, Federico, era un famoso ritrattista: di sua mano è co- nosciuto un ritratto dell’imperatrice francese Eugenia de Montijo 2 . Mariano rimane orfano del padre all’età di soli tre anni e la madre lo educa nell’atmosfera artistica che La Rivista Il Belpaese Palazzo Fortuny, già Palazzo Pesaro Orfei, a Venezia La Rivista · Giugno 2023 41

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