La Rivista

tavano le loro avventure, truffatori bonari che avevano sempre qualco- sa da venderti, donnine allegre ed altro: il cuore pulsante di una città viva ». Oggi sono senz’altro diversi gli incontri, i sapori, le avventure che capita di fare da queste parti; ma di visitare Pré e dintorni, non c’è dub- bio, vale ancora la pena. E chi fosse in cerca delle emozioni mercenarie accennate nella Via del Campo di Fabrizio De André, non avrà che da spostarsi di qualche metro, nella vi- cina via della Maddalena. “Quel mare oscuro che si muove anche di notte e non sta fermo mai” Il primo pasto in città, come d’abitudine, è nella trattoria di via Testadoro che per tanti a Genova è un appuntamento fisso – anche se il calore e la qualità dei vecchi tempi forse non sono gli stessi di quando la signora Maria, oggi scomparsa, riservava sempre un piatto caldo a quelli che non potevano pagare il conto. Non so se questo sia ancora « uno degli ultimi posti dove mentre mangi la gente ti guarda negli oc- chi », come notava Dario Fo, uno dei tanti habitué. Di sicuro, i prezzi sono rimasti gli stessi: molto più che po- polari. E capita ancora, stringendosi giusto un po’, di condividere il tavolo con altri avventori. A noi capita di cenare in compagnia di Stefano e Giordana, una coppia di genovesi d’importazione, appena pensionati, felicissimi dell’appartamento che hanno appena ristrutturato a due passi da piazza Caricamento: “ dalle finestre vediamo il vecchio galeone spagnolo ” (che è una delle attra- zioni del porto antico; un po’ tanto kitsch, a dire il vero: sembra tirata fuori pari pari dal film Pirati dei Caraibi . Però ai turisti piace, e quin- di va bene così). Ma soprattutto, la notte, dispersa finalmente la massa dei turisti che sciamano dal Porto Antico in cerca di drink e panini, dalle finestre i nostri amici possono ascoltare il mare: « Quel mare oscuro che si muove anche di notte e non sta fermo mai »; che potenza, questi versi di Paolo Conte, e cos’altro c’è da aggiungere? Dalle nostre, di finestre, si intravvede invece il Palazzo Ducale, centro pul- sante della vita culturale cittadina. Al mattino, è il 2 giugno, ci sveglia- no i preparativi per la Festa della Repubblica: discorsi, premiazioni, uniformi, “ at-tenti! ”. Ma i passanti sono pochi e distratti; ci sarà più gente i giorni successivi, quando a riempire la piazza saranno le bancarelle variopinte del mercato dell’antiquariato. Durante il nostro soggiorno avremo modo di visitare due belle mostre, una del surrealista Man Ray e l’altra di Letizia Battaglia, fotogiornalista palermitana che ha testimoniato la devastazione della sua città ad opera della mafia. Ellis Island italiana Ma la nostra prima visita è alla “Ellis Island italiana”: il museo na- zionale dell’emigrazione, nato giusto un anno fa nella splendida Com- menda di San Giovanni. Scelta quan- to mai appropriata, quella di aprire il museo proprio nel quartiere di Prè che ospita il maggior numero di im- migrati in città. Ed è uno splendido museo: non un museo di collezioni o di oggetti, ma di immagini, storie, testimonianze. Raccontate grazie a una serie di allestimenti multime- diali che permettono di entrare nelle vite di centinaia di emigrati italiani La Rivista Il Belpaese Parole chiave della genovesità illuminano le sere del centro storico; qui, un arco collega la piazza Caricamento antistante al porto antico e il dedalo dei “carruggi” Una lapide e una bandiera indicano senza troppa enfasi la “casa natale di Cristoforo Colombo” - in realtà, l’abitazione dei genitori del navigatore, che nel corso di una sistemazione urbanistica della città è stata spostata davanti alla medievale Porta Soprana La Rivista · Giugno 2023 38

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