La Rivista

la cooperazione socialista” anche attraverso la gestione di un ristoran- te, che servisse nello stesso tempo come luogo di riunione e di consu- mazione di pasti nutrienti a prezzi modici. I proventi del ristorante, presto divenuto famoso come Coopi , dovevano poi servire a finanziare una scuola serale per adulti, una piccola biblioteca, la propaganda politica e l’assistenza ai compagni in difficoltà. Tra i soci fondatori c’erano Domeni- co Armuzzi, Francesco Lezzi, Ales- sandro Biagini, Amilcare Malpeli, Enrico Dezza. Il Coopi fu fondato il 18 marzo 1905, utilizzando i proventi di una sottoscrizione, che aveva frut- tato duecento franchi e quelli dell’e- missione di azioni di dieci franchi ciascuna. La sua prima sede era ubicata alla Zwinglistrasse nel quar- tiere dell’Aussersihl. Il primo gerente fu, fino al 1909, il socio-fondatore En- rico Dezza romagnolo di origine. Appena aperto, il Coopi divenne luo- go d’incontro importante e centro di formazione politica. Ai suoi tavoli, complice la buona cucina, si discu- teva non solo di politica italiana e svizzera ma anche di quella europea. Profughi e immigrati di altri paesi avevano infatti il loro punto di in- contro al Coopi , soprattutto da quan- do, nel 1912, il locale si trasferì al n. 36 della Militärstrasse, a due passi dalla Stazione centrale. Nel 1913 vi fu ospite anche il compa- gno Benito Mussolini, l’allora diret- tore dell’ Avanti , il giornale ufficiale del partito, venuto a Zurigo per pre- senziare come oratore ufficiale alle celebrazioni del 1° Maggio. Nel 1917, Lenin vi consumò il suo ultimo pa- sto sulle rive della Limmat prima di intraprendere il viaggio di ritorno in Russia. Tra i frequentatori del Coopi , prima e dopo l’avvento del fascismo, ci fu anche Angelica Balabanoff (1878-1965), l’intellettuale socialista russa, collaboratrice di Benito Mus- solini all’ Avanti . Il Coopi fu anche ambasciatore delle specialità culinarie italiane. Ai suoi tavoli anche i clienti svizzeri anda- vano a degustare i cibi e i vini della vicina penisola. I cuochi del Coopi e gli attivisti socialisti non tralascia- vano occasioni, come quella del 1° maggio, per servire all’aperto, tipiche ricette italiane, tra le quali primeg- giava la polenta. Nel giro di qualche decennio veniva così a cadere una delle più offensive accuse, quella di «chaibe Maisfresser» («brutti mangia polenta») , affibbiata agli immigrati italiani accusati di appestare il quar- tiere dell’Aussersihl con l’esalazione nauseabonda dei fumi della loro pie- tanza preferita. Quella della molestia olfattiva è sta- ta, comunque, spesso mossa di re- cente anche agli immigrati in Italia. Con sentenza del 24 marzo 2017, la Cassazione, nel discutere una causa condominiale che riguardava alcune famiglie extracomunitarie, ha defini- to come « reato di molestia olfattiva le emissioni di odori di cucina quali frittura, sugo o cibi molto speziati », che possono molestare terze persone se si supera «il normale livello di tollerabilità e che, a discrezione del giudice», «il reato» può essere punito con il pagamento di una multa o, ad- dirittura, con un mese di reclusione. Centro di assistenza Com’era nel suo principale sco- po fondativo, il Coopi divenne il principale luogo di assistenza e di soccorso per i perseguitati politici non solo italiani. Nel 1911 si prodigò a sostenere lo sciopero dei muratori italiani, che portò poi all’espulsione dalla Confederazione di 1200 di loro. Durante la dittatura fascista al Coopi facevano riferimento nel corso del loro esilio francese Flippo Turati (1857-1932), Giuseppe Emanuele Modigliani (1872-1947), Pietro Nenni (1891-1980), Giuseppe Saragat (1898- 1988). Ignazio Silone (1900-1978) lo scelse come centro delle sue attività politiche, mentre Fernando Schia- vetti (1892-1970), poi fondatore della Federazione delle Colonie Libere Ita- Fernando Schiavetti (1892-1970), fondatore della Scuola Libera Italiana, con sede presso il Coopi di Zurigo, e poi della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera (FCLIS). La Rivista Cultura La Rivista · Dicembre 2022 71

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