La Rivista

Italienerfrage in tutta la Svizzera, dove l’immigrazione italiana era utile e necessaria per lo sviluppo economico e industriale di tutta la Confederazione. Bisognava, perciò, fermare la senofobia e i sentimenti di repulsione di una larga parte della popolazione locale, che voleva che gli italiani vivessero separati in veri e propri ghetti a loro riservati. A dieci anni dall’ Italienerkrawall , gli immigrati italiani a Zurigo erano ancora considerati alla stregua di untori da segregare in zone separate dalla città. Lo dimostra l’animata discussione intorno alla costru- zione di una baracca che avrebbe dovuto servire da asilo notturno per gli immigrati di passaggio alla Stazione centrale. La disputa sulla sua ubicazione è così riassunta dalla Neue Zürcher Zeitung del 23 maggio 1906: «Dapprima si era pensato alla Gessnerallee, dopo ad un sito all’Un- terstrass, quindi alla Klingenstrasse tra la Limmat e la Heinrichstrasse. Ma il Console Generale d’Italia rifiutò l’ubicazione nel quartiere industriale perché troppo distante dalla stazione ed il Consiglio Comunale... designò allora un luogo nel centro della città, all’Oetenbachareal.... Ma non si può installare un probabile focolaio epi- demico (Seuchenherd , nel testo tede- sco ) nel centro della città, esso deve essere collocato in periferia... Ci sono anche motivazioni estetiche... Tutto il comportamento degli italiani non è gradito alla nostra popolazione... in breve per palesi motivi la vicinanza degli italiani non è gradita...» . L’asilo fu allora ubicato alla periferia del quartiere dell’Aussersihl nell’areale del deposito materiali delle ferrovie, là dove dopo sarà costruita la Sihl- post. Per statuto si faceva obbligo ai suoi ospiti di non intrattenersi lungo il sentiero di un centinaio di metri che lo separava dai binari. L’opera dei socialisti italiani Dopo i tristi fatti del luglio 1896, tra i primi a muoversi per ristabilire l’ordine e la calma ci fu la Com- missione esecutiva della Unione Sindacale Svizzera che indisse, per venerdì 31 luglio, al gran salone del ristorante Alhambra , alla Birmen- sdorferstrasse (Albsirieden-Triemli), un’assemblea degli operai italiani con il seguente ordine del giorno: «1. Che attitudine devono prendere gli operai italiani qui residenti di fronte agli ultimi avvenimenti dolorosi? 2. Cos’ha da succedere per prevenire l’antipatia degli Zurighesi contro di noi? 3. Come e quando dobbiamo adattarci ai costumi della popolazio- ne di qui? 4. Cosa faremo per impe- dire il ripetersi frequente delle liti, e l’uso vigliacco in esse del coltello?». Sempre all’ Alhambra , il 15 ed il 26 agosto, il missionario cattolico ita- liano Don Giuseppe Luraghi tenne due assemblee «sulla necessità di costituire una società per gli Italiani di Zurigo e sui mezzi più adatti per raggiungere i vari fini ai quali la stessa società deve mirare» . Ed in quelle assemblee venivano allora gettate le basi per la fondazione della Lega Operaia Cattolica Italiana e per la nascita della Missione Cat- tolica Italiana , che sorgerà poi alla Hohlstrasse 86. Sempre il 15 agosto, al salone del Ristorante Eintracht , per discutere sui fatti dell’Aussersihl, fu la locale sezione dei socialisti tedeschi ad indire una pubblica assemblea in di- fesa degli italiani. Per promuovere il miglioramento economico, culturale e morale della nostra emigrazione si mobilitò allora anche il Partito Socialista Italiano in Svizzera, che poteva contare su una capillare organizzazione sui cantieri e nelle fabbriche. I socialisti italiani erano stati tra i primi ad aprire ed a far funziona- re delle scuole per i connazionali adulti. Anche se scarse di mezzi, già negli ultimi anni del XIX secolo, scuole serali o domenicali socialiste funzionavano a Basilea, Ginevra, Losanna, Rolle, San Gallo, Thalwil, Wädenswil, Zug e Zurigo, con larga partecipazione di frequentanti. I so- cialisti italiani in Svizzera, sempre Angelica Balabanoff o Balabanova (1878- 1965), la socialista russa che fu tra gli ospiti del Coopi di Zurigo. La Rivista Cultura La Rivista · Dicembre 2022 69

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